Alla vigilia del suo discorso sull'economia, il presidente eletto degli
Stati Uniti ha rilasciato un'intervista a John Hardwood per il
New York Times e la
CNBC. Eccone il testo integrale.
Pare che il suo pacchetto di incentivi all'economia si aggiri intorno ai 775 miliardi di dollari.
"È così".
Il
rischio è fare troppo poco... Perché dunque fermarsi a una cifra come
775 miliardi di dollari? Perché non arrivare a quell'1,2 trilioni di
dollari che gli economisti hanno raccomandato? Forse perché crede che
una cifra così sia troppo politicamente carica di significato? O pensa
che spendere di più sarebbe più un finanziamento più che un incentivo?
O crede di aver individuato la cifra esatta che serve?
"Penso che sia importante tener presente che ogni economista,
conservatore o liberal che sia, a questo punto concorda sul fatto che
dobbiamo predisporre un piano di recupero sostanziale, che ci aiuti a
ridare slancio alla nostra economia, che sul breve periodo ci costerà
caro, ma sarebbe estremamente più costoso veder l'economia avvitarsi su
se stessa a vuoto come sta accadendo adesso.
"Abbiamo sentito parlare di fasce che vanno da 800 a 1,3 trilioni di
dollari e il nostro approccio, considerato il processo legislativo nel
quale ci troviamo è che se iniziamo dal basso, possiamo vedere come si
evolvono le cose. Ci preoccupa...".
Sicuramente (il pacchetto) aumenterà....
"Beh, ancora non lo sappiamo. Ma ciò che ci sta davvero a cuore è
essere sicuri che i soldi siano spesi con saggezza, che ci sia
controllo, trasparenza. Useremo questo denaro per alimentare
temporaneamente l'economia, per creare o salvare tre milioni di posti
di lavoro, ma anche per qualche anticipo per cose che avremmo già
dovuto fare nel corso dei decenni passati che possono contribuire a
creare un'economia statunitense più competitiva.
"Le faccio qualche esempio: accertarsi che raddoppiamo le energie
alternative, creare edifici e sistemi di trasporto molto più efficienti
dal punto di vista energetico, ridurre i costi dell'assistenza
sanitaria utilizzando le tecnologie dell'informazione sanitaria,
costruire scuole e classi all'altezza di quelle del resto del mondo,
così che tutti i nostri bambini ne possano trarre giovamento e possano
essere competitivi nell'economia globale.
"Vogliamo essere sicuri che il denaro che spendiamo sia, prima di
tutto, utilizzato per creare posti di lavoro, stabilizzare l'economia,
ma anche usato con prudenza, così che quando usciremo da questa fase
difficile nella quale ci troviamo, vedremo un'economia più solida,
migliore, più efficiente".
Si
sono fatti molti paralleli tra lei e John F. Kennedy, che ha anch'egli
fatto la storia: era giovane, di una famiglia attraente e nella sua
amministrazione si era circondato di cervelloni usciti da Harvard. Ma
negli anni Sessanta abbiamo imparato che i migliori e i più
intelligenti non sempre prevedevano correttamente le cose.
"Si deve stare attenti ai laureati di Harvard... ti sorprendono
sempre!".
Quanta fiducia ha che il suo piano funzioni davvero? Come eviterà il rischio di essere troppo fiducioso nelle sue possibilità?
"L'approccio che abbiamo scelto è quello di non limitarci a parlare con
i soliti sospetti, ma di parlare con persone che di norma non sono
d'accordo con me. Se l'ex consigliere economico di Ronald Reagan o l'ex
consigliere economico di John McCain o l'ex consigliere economico di
George Bush ti danno il medesimo consiglio di quello che i consiglieri
di Bill Clinton o di Jimmy Carter ti stanno dando, allora puoi essere
pressoché sicuro che in tutto lo spettro politico vi è del consenso.
"Certo, tutto ciò non avverrà nell'arco di una sola notte. La
situazione è complessa e sappiamo che, indipendentemente da quanto
riusciremo a fare dal punto degli investimenti e della ripresa, dovremo
nondimeno fare molte altre cose per essere sicuri che l'economia sia in
forma migliore. Una delle cose più importanti che dovremo fare è
riformare il modo col quale funzionano i nostri sistemi finanziari.
Dobbiamo far sì che il flusso del credito ricominci. Questo significa
ripristinare la fiducia, ripristinare le aperture nel sistema.
Significa che il nostro contesto normativo deve essere riformato
profondamente...
"C'è un pacchetto consistente di riforme che nelle prossime settimane e
nei prossimi mesi renderò noto. Significa che dobbiamo occuparci molto
più seriamente della crisi immobiliare che c'è al momento e
stabilizzarla. Significa che dovremo pensare a quale approccio avere
nei confronti della responsabilità fiscale. Ecco perché ho annunciato
che nominerò un funzionario capo addetto alla performance, incaricato
di attuare l'impegno che ho sottoscritto in campagna elettorale di
andare a fondo nel budget federale, riga dopo riga, pagina dopo pagina,
e determinare quali programmi funzionano e quali programmi non
funzionano, eliminando di conseguenza quelli che non funzionano e
facendo sì che quelli che funzionano funzionino ancora meglio.
"Si tratta dunque di un attacco a più punte nei confronti di questo
enorme tracollo al quale stiamo assistendo al momento. L'obiettivo a
lungo termine è essere certi che salveremo e proteggeremo i posti di
lavoro, e che le imprese e le famiglie americane siano in grado di
beneficiare del flusso del credito nuovamente. Non voglio aumentare le
dimensioni del governo a lungo termine: preferirei che fosse il settore
privato a fare tutto ciò per conto suo. Ma credo che ci sia un consenso
pressoché unanime tra le persone, anche quelle che non sono andate ad
Harvard, e che è necessario varare iniziative coraggiose adesso per
essere sicuri che facciamo il possibile per evitare che accada il
peggio".
Non ha preoccupazioni su questa eccessiva fiducia?
"No, anzi, mi sento schiacciato dalle sfide che ci stanno di fronte. Ma
ho fiducia in una cosa: sono un buon ascoltatore, sono bravo a
sintetizzare i consigli provenienti da prospettive e ottiche diverse e
prenderò le migliori decisioni possibili pensando proprio a che cosa
andrà bene per i comuni americani".
Il
presidente Bush ha dovuto per parecchi anni rispondere alle domande
sulla sua strategia di disimpegno dall'Iraq. La stessa domanda vale per
gli attacchi su più fronti ai quali lei accennava. Pertanto le chiedo:
qual è la sua strategia di uscita dalla crisi dell'auto, delle
assicurazioni, del settore finanziario? Come decide quando è tempo di
smettere di concentrarsi sul breve periodo? Come deciderà che i suoi
programmi hanno dato buoni frutti e che è giunto il momento di
concentrarsi sulla responsabilità fiscale a lungo termine?
"Deve essere chiaro che non agiremo in fasi successive, ma agiremo su
binari paralleli. Pertanto prepareò un budget che sottoporrò al
Congresso a febbraio e quel budget conterrà proiezioni a medio termine,
a lungo termine come pure a breve termine".
"Non aspetteremo che passino due anni per iniziare a preoccuparci di
quello che dobbiamo fare per il deficit. Vogliamo vedere tutte le cose
che possiamo fare durante il mio mandato iniziare a influire riducendo
il deficit. In sostanza, io credo che quando si vedrà che il settore
privato riprenderà a erogare prestiti, quando il flusso del credito
arriverà alle famiglie e alle aziende, quando si potranno acquistare
automobili a rate, quando si potrà essere in grado di onorare le rate
del mutuo, quando il mercato del lavoro si sarà stabilizzato allora
piano piano ci tireremo indietro. Ed è per questo che è estremamente
importante per noi monitorare i progressi con grande attenzione.
"Cerchiamo però di capire che le migliori previsioni che abbiamo al
momento sono che malgrado tutti gli sforzi più grossi che possiamo fare
ancora adesso abbiamo davanti la prospettiva di una disoccupazione
considerevole. Non sarà pari a un numero a due cifre come accadrebbe se
non facessimo assolutamente nulla... ma potrebbe occorrere buona parte
del prossimo anno prima di vedere l'economia riprendere a funzionare
come dovrebbe".
Ci sarà una crescita nella seconda metà del 2009 secondo lei?
"Non ho una sfera di cristallo... ma sono fiducioso in una cosa: se non
facessimo niente, le cose peggiorerebbero, e di molto. Con il piano che
abbiamo predisposto, le cose andranno in ogni caso meglio di come
sarebbero andate altrimenti. Sono fiducioso che potremo creare o
salvare tre milioni di posti di lavoro.
Ne abbiamo già persi
almeno due milioni. Alla fine di questa settimana potremo leggere un
rapporto sui posti di lavoro, dal quale probabilmente emergerà che ne
abbiamo persi quanto meno un altro mezzo milione. Se iniziamo a vedere
che l'anno prossimo si perderanno tre, quattro, cinque milioni in più
di posti di lavoro, allora possiamo stare certi che si tratta di una
crisi come non ne abbiamo mai viste e dovremo intervenire e stroncare
questo processo sul nascere".
Parliamo
di tasse: quando ci siamo incontrati a giugno lei mi disse che avrebbe
potuto posporre alcuni aumenti di tasse che lei ha proposto per far
fronte all'attuale situazione economica. Sappiamo che nel suo programma
si parla all'incirca di tagli alle tasse pari a 300 miliardi di
dollari, ma le chiedo: è pronto adesso a dirci che non procederà alla
revoca immediata degli sgravi fiscali apportati dal presidente Bush ai
contribuenti che guadagnano più di 250.000 dollari e lasciare la
situazione così come è fino al 2010?
"Non posso in questo momento qui con lei prendere un impegno così
importante e in modo così rapido, John, ma le ripeto che mi preoccupa
meno se ciò accade quest'anno o l'anno prossimo. La cosa che più mi
preme è riportare parità e equità nel sistema contributivo.
"Ecco perché abbiamo presentato precisi sgravi fiscali nell'ambito del
pacchetto delle nostre proposte. Il 95 per cento delle famiglie che
lavorano avranno uno sgravio fiscale. Vogliamo anche studiare altri
modi con i quali far sì da rimettere quei soldi in tasca velocemente
alle famiglie senza dover attendere la prossima dichiarazione dei
redditi dell'anno prossimo, perché altrimenti non si avrà quel genere
di effetto incentivo che invece occorre.
"Ma vogliamo altresì essere sicuri che teniamo bene sotto controllo il
deficit. Per persone come lei e come me, che guadagnano più di
200-250.000 dollari l'anno, i tagli alle tasse voluti da Bush non erano
necessari.... non sono tuttora necessari e pertanto faremo sì che non
continuino a essere parte del nostro codice tributario ancora a lungo".
Non
so che cosa intenda lei con i termini importanti e rapido, ma mi sembra
che lei non procederà a modificare le cose quest'anno.
"Non ho ancora preso una decisione finale in proposito. Oltretutto ciò
rientra tra le cose sulle quali dovremo consultarci con il Congresso".
In
tema di politiche bipartisan: mi sembra che almeno per un momento il
dialogo tra i due partiti sia diverso. Quando conta per lei il dialogo
bipartisan? È pronto ad accettare idee dalla controparte, anche se non
pensa che quelle siano le idee migliori?
"Vede, io la penso in questi termini: la cosa più importante è che cosa
serve a ottenere il risultato voluto. Questa è l'ottica dalla quale io
considero ogni cosa. È creare tre milioni di posti di lavoro o salvare
tre milioni di posti di lavoro? Ci stiamo preparando? Stiamo gettando
le fondamenta della nostra indipendenza energetica? Stiamo riducendo le
spese della nostra assistenza sanitaria, che sono di importanza
cruciale per affrontare il nostro deficit sul lungo periodo? Stiamo
creando un sistema scolastico di prima classe? Queste sono le mie
priorità assolute.
"Quindi: io non reputo affatto che il partito democratico abbia il
monopolio delle buone idee. I repubblicani hanno molto da offrire. Ciò
che farò sarà ascoltare e imparare dai miei colleghi repubblicani.
Ogniqualvolta saranno in grado di dimostrazione e addurre valide
motivazioni a favore di qualcosa che sarà proficuo per il popolo
americano, solo perché non ci hanno pensato prima i democratici ma lo
promuovono i repubblicani non per questo ignorerò i loro suggerimenti.
"Ci saranno occasioni, naturalmente, nelle quali saremo in disaccordo.
E se qualcuno mi presenta un progetto al quale è legato
ideologicamente, ma non è in grado di persuadermi che sarà
effettivamente buono e positivo per l'economia, allora non se ne farà
nulla. Ci saranno anche altre occasioni nelle quali dovremo combattere.
Ma dal mio punto di vista io non sono alla ricerca di battaglie: a me
interessa quanta più cooperazione possibile. Sono aperto a qualsiasi
idea che mi sarà presentata".
Prevede
che la quota di sgravi fiscali del suo piano aumenterà dopo le
consultazioni con i repubblicani al Congresso, nel momento in cui lei
cercherà di ottenere maggiore supporto per il suo programma?
"L'atteggiamento che intendo avere nei confronti degli sgravi fiscali è
il medesimo che intendo applicare al pacchetto degli investimenti.
Ovvero: si tratta di denaro speso bene? Questi sono soldi dei
contribuenti, che vanno ad aumentare il deficit sul breve periodo. Se
non saremo in grado di giustificarli, allora non si spenderanno decine
o centinaia di miliardi di dollari soltanto per fare felice qualcuno. E
la stessa regola l'applicherò anche a tutto il resto".
Si
concorda pressoché unanimemente che il settore immobiliare è alla
radice del problema economico che oggi ci assilla. Pensa che la
priorità più assoluta ora sia di far ripartire il settore immobiliare,
forse tramite crediti fiscali, o di limitare i pignoramenti?
"Quando si parla di mercato immobiliare, il Consiglio della Federal
Reserve ha fatto quello che poteva per abbassare i tassi, quanto più
era possibile. Quindi abbiamo visto qualche attività sui
rifinanziamenti. Questo non risolve certamente il problema del calo del
valore degli immobili.
"Penso che la cosa più importante sia, in tema di calo del valore degli
immobili, evitare ulteriori pignoramenti. Ecco perché penso che quanti
tra noi stanno ancora pagando un mutuo.... sì, insomma si sente
talvolta qualcuno nel Paese che dice: 'Bene, io sono stato
responsabile, perché dovrei dare aiuto a chi forse ha sottoscritto un
mutuo che non poteva permettersi?'.
"Questa domanda ci riporta a un adagio secondo il quale se la casa del
tuo vicino sta bruciando, la tua prima preoccupazione deve essere
quella di spegnere le fiamme, anche se il tuo vicino ha agito
irresponsabilmente. Penso che questo è vero anche per i pignoramenti.
Dobbiamo evitare questo continuo deterioramento del mercato
immobiliare. E ciò inizia proprio con i pignoramenti. Questo non
significa che non possiamo anche fornire assistenza, magari non sarà
tutta sotto forma di assistenza ai mutui.
"Una delle cose che reputo molto importante nel nostro piano di
reinvestimento è fornire gli incentivi per coibentare le case di tutto
il Paese. Si tratta di un tipo di investimento a lungo termine che può
tagliare drasticamente le bollette energetiche del Paese, aumentare la
nostra indipendenza energetica, ridurre i gas serra globali. Quindi,
come vede, ci sono alcune aree nelle quali possiamo fare progressi,
fornendo sollievo alle famiglie, aiutando i proprietari di casa.
"Ma occuparci della crisi dei pignoramenti dei beni ipotecati è
qualcosa che dobbiamo assolutamente fare. Prevedo di rendere noti i
miei piani su come evitare i pignoramenti dopo essermi consultato con
Barney Frank e Chris Dodd, che hanno fatto un ottimo lavoro da questo
punto di vista, in un periodo imprecisato entro il prossimo mese o i
prossimi due".
Nell'ambito della seconda parte del suo pacchetto di interventi di salvataggio finanziari?
"Nell'ambito del nostro attacco a più punte alla crisi".
Si
è molto parlato di Larry Summers, l'ex segretario del Tesoro che dirige
la sua commissione economica nazionale e si ipotizza che lei lo
sceglierà per sostituire Ben Bernanke come presidente della Federal
Reserve, quando il suo mandato scadrà nel 2010. È questa la sua
intenzione o lei intende rinnovare la nomina ancora a Ben Bernanke?
" Larry Summers non ha ancora ottenuto questo posto... Io ho fatto il
suo nome ma non è ancora iniziata la nostra amministrazione. Penso che
sia del tutto prematuro per me fare congetture e speculare sulle nomine
di qui a due anni, nel momento in cui ancora non ho la mia squadra
pronta".
Mi
permetta una domanda sugli enti di controllo. Ci troviamo oggi in un
edificio che un tempo ospitava la Sec. Quanto grosso è l'intervento di
riforma dell'apparato normative finanziario che lei propone e appoggia?
Quando lo varerà? Pensa che vi sia la necessità di creare un apparato
normativo globale? Ad aprile dovrà prendere parte al G-20 a Londra...
"Per quando dovrò prendere parte al G-20 credo che di sicuro avrò
presentato il nostro approccio alle normative finanziarie. Penso che
una certa coordinazione internazionale ci voglia. Ma al momento noi
dobbiamo occuparci della nostra. Wall Street non ha funzionato come
doveva, e il nostro sistema normativo di controllo non ha funzionano
come si supponeva dovesse fare. Quindi si impone un intervento drastico
e sostanziale.
"Dovremo occuparci di farlo applicare meglio, di avere migliori
controlli, migliore chiarezza, migliore trasparenza. Dovremo
controllare questo insieme di sigle di agenzie varie e escogitare come
farle funzionare più efficacemente. Dobbiamo smettere di spezzettare le
varie funzioni in modo tale che il capitale sotto una forma è trattato
in un modo e il capitale sotto un'altra forma è trattato in un altro,
perché in questi tempi di mercati finanziari globali, sono tutti
fungibili .
"Ci sono rischi sistemici in agguato, sia sotto forma di derivati, sia
di assicurazioni sia di depositi bancari tradizionali. Quindi dobbiamo
aggiornare il nostro intero sistema per rispondere alle esigenze del
XXI secolo. Questo è un compito sul quale il mio team sta già lavorando
e credo che avremo, in tempi abbastanza brevi, un pacchetto da
presentare al popolo americano al quale ho lavorato insieme a Barney
Frank e Chris Dodd".
Dick Parsons sarà il suo prossimo segretario del Commercio?
"Non ho ancora preso una decisione finale su chi sceglierò per essere
il prossimo segretario del Commercio. Quando lo saprò, te lo farò
sapere, John".
Ma Parsons è un candidato?
"Non farò commenti in proposito. Dick Parsons è una persona in gamba ed
è anche mio amico".
E'
fiducioso di avere ormai alle spalle questo breve periodo di
controversia sulla scelta di Lon Panetta come capo della Cia? Quanto
crede che sarà difficile per lei cercare di tradurre in pratica il suo
impegno a porre fine al concetto che gli Stati Uniti ammettono la
tortura?
"Prima
di tutto io non ho fatto alcuna dichiarazione ufficiale su Leon
Panetta. Quando lo farò sarà perché avrò qualcosa di più da dire in
proposito. Posso soltanto dire che Leon Panetta è un funzionario
pubblico eccezionale, che ha un'integrità impeccabile. È una persona
che ha lavorato ai più alti livelli per la sicurezza nazionale e se
dovessi sceglierlo penso che svolgerebbe meravigliosamente il suo
lavoro.
"C'è una questione più ampia di cui occuparsi, però. Come ricominciamo,
come rietichettiamo le nostre operazioni di intelligence? Nella Cia,
nel nostro Dipartimento dell'Intelligence Nazionale ci sono persone
straordinarie che hanno fatto un lavoro incredibile e voglio che
abbiano tutto ciò di cui necessitano per poter lavorare in modo
efficiente. Voglio anche essere sicuro che tutte queste persone che
lavorano così duramente per fornire le migliori intelligence
all'apparato della nostra sicurezza nazionale, che operano nel segreto
e conformemente alle politiche scelte, non si trovino sotto i
riflettori e accusati, o finiscano col portare il peso delle
conseguenze di quello che facciamo se non dovessimo vivere all'altezza
dei nostri ideali e dei nostri valori più alti".
Prevede che sarà difficile cambiare queste cose?
"Sì".
Ci vorrebbe qualcosa di preciso che stabilisse che cosa esattamente è etichettabile come tortura, non crede?
"Mi permetta di farle un esempio. Io credo che ci siano alcune cose che
non sono difficili. Noi ottemperiamo alle Convenzioni di Ginevra:
questo non dovrebbe essere difficile. Noi abbiamo contribuito a
redigerle. Le abbiamo sostenute e ci sono servite bene.
"Penso che chiuderò Guantanamo. Come lo faremo non è facile a dirsi,
perché ci saranno persone che sono state recluse lì, e molte di loro di
fatto potrebbero essere molto pericolose. Dovremmo averle processate ,
prima di ogni altra cosa, ma adesso a causa delle circostanze nelle
quali ci siamo trovati per svariati anni, è molto più difficile perché
alcune delle prove contro di loro possono essere alterate dalle
modalità con le quali sono state ottenute. Quindi dovremo procedere a
una revisione molto attenta di come procedere.
"Tuttavia il mio impegno è questo: nessuna tortura, adesione totale
alla legalità, adesione totale alla nostra Costituzione, adesione
totale alle Convenzioni di Ginevra. Queste cose sono state messe a
punto non soltanto per farci sentire bene, ma sono state concepite per
essere sicuri che continueremo a comunicare che noi abbiamo una solida
morale, che l'America vive secondo standard più elevati. Questo nel
lungo periodo ci porterà sicuramente benefici, e ci renderà più
sicuri".
Lei
ha spesso instaurato confronti.... O meglio, le sfide alle quali lei
deve far fronte hanno fatto sì che si instaurassero paragoni anche con
Franklin Roosevelt...
"Esatto".
...
con i tempi della peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione.
Quando Franklin Delano Roosevelt fece il suo discorso inaugurale egli
disse al popolo americano: "L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura
stessa".
"Esatto".
Quando
il 20 gennaio lei farà il suo discorso inaugurale crede che dovrà
ricoprire questo medesimo ruolo? Rassicurare il popolo americano? Come
bilancerà questo messaggio con la necessità di trasmettere l'urgenza di
ciò che si dovrà fare?
"È interessante.... Come può immaginare di recente ho letto vari
discorsi inaugurali. Se si legge il primo discorso di Franklin Delano
Roosevelt l'unica frase che ci si ricorda è quella, "L'unica cosa che
dobbiamo temere è la paura stessa", ma di fatto il grosso del suo
discorso si incentrava sulla necessità di agire e agire subito. Poi
Roosevelt spiegava, credo, la natura della crisi, sia nel suo discorso
inaugurale, sia nelle sue famose chiacchierate accanto al caminetto,
tanto quanto chiunque altro.
"Questo è un consiglio che ho ricevuto da un ex presidente, che mi ha
detto: "Barack, parte del tuo successo e di come stai agendo bene al
momento è che tu non parli con mezzi termini con il popolo americano,
tu dici le cose come stanno, spiegando ciò che sta accadendo e come sta
accadendo". Io ho fiducia nel popolo americano: se gli si parla
chiaramente, se ci si spiega chiaramente, dicendo testualmente "Questa
è la nostra sfida, siamo arrivati a questo punto perché abbiamo fatto
questo, e questa è la direzione che secondo me dobbiamo imboccare",
allora io sono assolutamente fiducioso che il popolo americano sarà
all'altezza della sfida. Quindi il mio compito, sia nel discorso
inaugurale, sia nei mesi che seguiranno, sarà semplicemente quello di
spiegare quanto più onestamente e sinceramente possibile quali sono le
circostanze, quali sono le idee migliori che abbiamo per far fronte a
queste sfide. Se ci riuscirò sono sicuro che saremo uniti per risolvere
questi problemi".
Girano
un sacco di voci nella cultura americana contemporanea. Si discute
della sinistra, della destra, in televisione, continuamente, e anche
del sistema finanziario. Per lei è importante o è più importante
astrarsi da tutto ciò e decidere ancora prima che non avranno peso?
"Io credo che sia importante non vivere in una bolla. Quindi bisogna
essere aperti alle informazioni che arrivano da fuori, in particolare
le critiche. Io leggo di rado la stampa, ma spesso leggo la "cattiva"
stampa, non perché sia d'accordo con quella, ma perché voglio capire in
quali aree sto agendo male e dove posso migliorare".
Finora non ci sono stati articoli cattivi su di lei...
"Sono sicuro che arriveranno... per quanto riguarda i mercati, però, la
situazione è leggermente diversa. Per il momento, considerata la sua
vulnerabilità, dovrò prestare attenzione all'aspetto psicologico del
mercato, perché parte di ciò a cui stiamo assistendo nasce da una
perdita di fiducia sia nel mercato sia nel governo che ripristina tale
fiducia.
"Pertanto ripristinare la fiducia è una prima cosa estremamente
importante. Quello che farò sarà essere sicuro di comunicare a scadenze
regolari con gli attori più importanti del mercato e di spiegare loro
con esattezza quali sono i nostri piani chiedendo loro di mettere a
disposizione i loro suggerimenti migliori. Nel complesso, comunque, una
delle cose dell'essere presidente che mi sono abbastanza chiare è che
dovrò guardare oltre l'orizzonte. Non posso guardare i titoli dei
notiziari di oggi perché se lo facessi allora probabilmente non
prenderei le decisioni sulla base di ciò che è meglio per il Paese.
Sprecherei molto tempo a preoccuparmi della politica di tutti i giorni,
giorno dopo giorno, e questo è qualcosa che devo cercare di evitare".
Visto
che parliamo di come evitare i problemi legati al fatto di vivere in
una bolla, ha ancora in tasca uno di questi? (Estrae dalla tasca un
BlackBerry).
"In
realtà l'ho messo da parte per questa intervista, ma mi porto ancora
dietro il mio BlackBerry. Dovranno strapparmelo dalle mani!".
Riuscirà ad accettare questa idea anacronistica, forse, di un presidente che non può utilizzare i mezzi più moderni?
"Ecco quello che sono giunto a capire: credo che riuscirò ad avere
accesso a un computer, da qualche parte. Non sarà proprio nello Studio
Ovale! La seconda cosa che spero è di vedere se in qualche modo
riusciranno a consentirmi di continuare ad avere accesso al mio
BlackBerry. So che..."
In questo momento lei ha ancora il BlackBerry?
"In questo momento ancora sì. Ma devo aggiungere che crea
preoccupazione non soltanto ai Servizi Segreti, ma anche agli avvocati.
Come sa, questa città pullula di avvocati. Non so se se ne è
accorto...".
Sì!
"E tutti questi avvocati hanno un sacco di opinioni diverse. Quindi,
sto ancora lottando... ma senta, forse è la cosa più difficile
dell'essere presidente: come rimanere in contatto con il flusso della
vita quotidiana? Sa quando eravamo in vacanza alle Hawaii mi sono
sentito molto scoraggiato dall'essere tenuto d'occhio costantemente
dalle guardie del corpo. Anche solo andare a prendere una granita è
stata un'impresa..."
E le hanno detto di non andarsene in giro senza maglietta?
" Quello l'ho imparato sin dal primo giorno, ma credo che... "
E' stato imbarazzante per lei? Se ne è preoccupato? Ci sono stati molti commenti su questo.
"Lo so, è stato sciocco, ma si sa, in questo lavoro ci sono molti
aspetti sciocchi".
Ha ricevuto bei complimenti, però.
"Mia moglie ha ridacchiato quando sono arrossito. In ogni caso... di
che cosa stavamo parlando? Siamo usciti fuori argomento, John..."
Stava dicendo che pare proprio che dovrà lottare per tenersi il suo BlackBerry...
"Non so se la spunterò, ma mi sto battendo ancora... Ma il punto è un
altro... Immagino che non è solo il flusso di informazioni. Voglio
dire, potrò sempre chiedere a qualcuno di stamparmi le notizie di
agenzia e potrò leggere i giornali. Quello che mi sta a cuore è avere
meccanismi con i quali interagire con le persone che sono fuori dalla
Casa Bianca in modo significativo.
"Dovrò cercare ogni opportunità possibile per farlo.... modi che non
sono complicati, che non sono controllati, in cui la gente non cerchi
solo di farti i complimenti o di alzarsi in piedi quando entro in una
stanza, modi di stare con i piedi per terra. Se riuscirò a gestire
questa cosa nei prossimi quattro anni, credo che mi aiuterà a servire
il popolo americano meglio, perché sarò in grado di sentire quello che
dice, la voce di tutti. Non dovranno tacere per il fatto che io sono
alla Casa Bianca".
Un'ultima
domanda: la Florida domanica gioca in Ocklaohoma in quella che da tutti
è considerata la partita determinante del campionato nazionale. Lei ha
parlato della necessità di un playoff nel football universitario. Pensa
che l'Utah, che ha terminato il campionato senza essere sconfitta dalla
squadra dell'Alabama che ha sconfitto tutti, abbia buoni motivi per
dichiararsi campione di questo campionato nazionale?
"Penso che l'Utah abbia ottimi motivi. Penso che gli USC, che hanno un
grande Rose Bowl, hanno battuto di brutto Penn State. Hanno ottimi
motivi per dichiararsi vincitori. Florida e Ocklahoma, penso l'abbiano
entrambi. Il Texas a questo punto deve sentirsi un po'... come dire ...
'Beh, ci siamo comportati bene anche noi'. Insomma, io credo che il
sistema dei playoff nel football sia utile... Ne ho parlato e ne parlo
già da un pezzo e credo che se chiede a chi se ne intende di sport ed è
un tifoso ne troverà molti d'accordo con me. Ma io posso scegliere e
decidere in quali battaglie lanciarmi: credo che probabilmente mi
concentrerò a creare tre milioni di posti di lavoro in più!".
Copyright New York Times News Service/CNBC - Traduzione di Anna Bissanti