Oggi pomeriggio manifestazione per la ricostruzione

'I comitati: 'Non siamo no global''

27 Giugno 2009   09:04  

Oggi pomeriggio ,alle  ore 15:30 partirà da Piazza d'armi destinazione DICOMAC la manifestazione cittadina per la ricostruzione. La rete cittadina dei comitati aquilani esprime, a tal proposito in una nota, "la propria indignazione" nei confronti di quanti hanno definito la manifestazione di oggi 27 giugno un evento dei No Global, travisando e distorcendo le istanze aquilane. ''In tal modo - rileva la nota - si favorisce la volonta' di indebolire una rete sempre più' ampia di cittadine e cittadini che , prescindendo dai colori politici e dalle diverse estrazioni sociali chiede a gran voce il 100% della ricostruzione, della partecipazione e della trasparenza nella gestione di fondi e appalti. Che, in ultima analisi, chiede e reclama diritti fondamentali. La popolazione aquilana, senza averne colpe, si trova oggi in una situazione tragica e di profondo disagio. Chiediamo quindi agli organi di stampa di riportare correttamente le informazioni, senza distorsioni dettate dall'alto, e di perseguire un sincero amore per la verita', che dovrebbe essere alla base del giornalismo stesso. Oggi - conclude la nota - manifesteremo con partenza dalla rotonda di piazza d'armi alle 15.30, aquilane ed aquilani uniti pacificamente sotto un unico stendardo, quello della citta' che amano"

Questi gli argomenti e le richieste del Coordinamento dei comitati che ha organizzato l'iniziativa: 

100% RICOSTRUZIONE

Gli edifici distrutti o danneggiati dal sisma, abitazioni e sedi di attività produttive, economiche o professionali, siano tutti ricostruiti o riparati.

È quel che è accaduto negli altri terremoti. È quello che deve essere assicurato anche alla città di L’Aquila e al suo territorio. I limiti ai finanziamenti introdotti per i terremotati aquilani in relazione a distinzioni fra tipi di edifici, di proprietà, di danno sono inaccettabili.

Al recupero e al restauro del patrimonio storico-artistico, urbanistico e monumentale siano assicurati i fondi e le competenze necessarie.

I finanziamenti previsti non lasciano alcuna speranza circa la sorte dell’insieme straordinario di beni architettonici, artistici, culturali in genere che il terremoto ha così duramente ferito. Al loro recupero e alla restituzione ai cittadini del centro storico vanno destinate norme specifiche e finanziamenti adeguati.

Si dia ora alle scuole e all’università la certezza di riaprire, in autunno, i loro battenti in città.

Si ripari, si ricostruisca, si allestiscano sedi provvisorie. Si dia certezza alle famiglie. Si riportino a L’Aquila le sedi universitarie che sono state incautamente disperse.

Si creino le condizioni perché le amministrazioni pubbliche tornino a L’Aquila con il complesso delle loro attività.

Non si lavora alla rinascita di una città capoluogo di regione frammentando e disperdendo le sue funzioni. Non si restituisce una parvenza di vita normale ai cittadini rendendoli nomadi fra una sistemazione remota e un lavoro dislocato altrove.

Alla ricostruzione si assicurino finanziamenti adeguati e certi, in tempi rapidi.

Il decreto affida il reperimento di fondi al taglio delle spese e al ricavato di nuovi “gratta e vinci”, ma la ricostruzione non è un gioco e va pagata con soldi veri e sicuri. La stima dei danni, e quindi dei costi, sia coerente con la comparazione fatta con i danni del terremoto di Umbria e Marche, che sono stati valutati di 4 volte inferiori.

Alla vita economica si dia il respiro di una vera zona franca.

I 45 milioni di euro di finanziamento in quattro anni previsti dal decreto sono meno di uno specchietto per le allodole, certo non la premessa della rinascita economica. Ma senza lavoro la città muore comunque.

Si dia certezza immediata di un compenso adeguato a chi ha subito la prevaricazione dell’esproprio.

Famiglie già duramente colpite dal terremoto sono state private di un reddito possibile, dei proventi di un’attività agricola familiare, della prospettiva di uno spazio dove allestirsi almeno una sistemazione provvisoria. Il decreto prevede per loro un compenso ignoto, che conosceranno fra sei mesi.

100% PARTECIPAZIONE

I cittadini siano coinvolti nelle scelte che tracciano il loro futuro.

Le decisioni che oggi si assumono condizionano in maniera stringente la vita presente e segneranno la storia della città e dei suoi abitanti per i prossimi decenni. È inaccettabile che siano calate dall’alto, ignorando la volontà di coloro dei quali determineranno il destino. Le scelte tornino al territorio e le istituzioni locali attivino gli strumenti ufficiali, leggi e regolamenti, che rendano effettivo il diritto di partecipazione per tutti.

Siano ripristinate tutte le forme di tutela del cittadino che la normativa di gestione del dopo terremoto ha derogato

dal pieno diritto di accesso agli atti amministrativi, alla tutela dell’ambiente, dalle disposizioni in materia di espropriazione per pubblica utilità, al
codice dei contratti pubblici.

100% TRASPARENZA

Il flusso del denaro sia sempre visibile, tracciabile, chiaro.

La provenienza dei finanziamenti, la loro destinazione, i costi della gestione dell’emergenza e della ricostruzione, l’impiego delle donazioni e le spese della Protezione civile siano messi a disposizione dei cittadini, in forma comprensibile, in dettaglio e in tempo reale.

Le decisioni assunte e le loro ragioni siano comunicate con tempestività e trasparenza.

I piani e i programmi di intervento, i loro autori, le informazioni e i dati sui quali essi si fondano, siano messi a disposizione dei cittadini per tempo e con chiarezza. Ciascuna istituzione renda noto senza reticenze il ruolo che ha svolto e sta svolgendo, assumendosene la doverosa responsabilità.

DA SUBITO

Siano resi ai cittadini nelle tendopoli i loro diritti inviolabili, di informazione, di circolazione, di assemblea.

Si rimuovano i divieti pretestuosi e non necessari che infrangono la carta costituzionale e offendono gli uomini liberi, tanto più se in condizioni di bisogno, e si trattino gli abitanti dei campi come cittadini adulti, non come ospiti incapaci.

Si restituiscano gli abitanti alla città.

Si lavori a soluzioni alternative alla costosa sistemazioni in albergo, lontano dai propri concittadini e dai propri luoghi. Questa deportazione priva di certezze è la premessa dello spopolamento.

Si torni indietro rispetto alla decisione inumana del lungo soggiorno nelle tende.

Il caldo dell’estate, il freddo dell’autunno e forse dell’inverno, la convivenza forzata fra sconosciuti, il disagio dei servizi igienici precari e comuni infliggono una sofferenza intollerabile a chi ha perso già tutto. Si restituisca ai cittadini al più presto, come è accaduto per gli altri terremoti, la dignità e il conforto di un alloggio decoroso e privato nel quale ritrovare la parvenza di una vita propria.

Si riveda, di conseguenza, in maniera sostanziale il piano C.A.S.E..

E’, nella sua forma attuale, una soluzione inaccettabile per i lunghi tempi di permanenza nelle tende che impone, devastante per un territorio rurale, nel quale inserisce palazzine urbane e una densità di popolazione che trasformano i paesi in periferie, insufficiente per le esigenze di alloggi alle quali nei prossimi mesi si dovrà fare fronte, tanto più perché fondata sulla scommessa che la terra smetta di tremare.

Si dia risposta alle giuste richieste dei Vigili del fuoco.

La gratitudine meritata con la competenza, la vicinanza, l’abnegazione senza riserve, il rischio corso per portarci aiuto ci pone al loro fianco.

 

ANCHE BENEDETTO DI PIETRO ALLA MANIFESTAZIONE

"Saro' presente alla manifestazione indetta per oggi all 15 dai comitati cittadini dell'Aquila. Ci saro' per due motivi: perche' condivido pienamente la piattaforma della manifestazione e perche' voglio esprimere il mio sdegno per la trasformazione in legge del decreto del 28 aprile". A parlare e' Benedetto Di Pietro, assessore provinciale all'edilizia scolastica. "Una legge che, tra le altre vergogne - prosegue - espropria l'Amministrazione provinciale di competenze e funzioni relative agli edifici scolastici di sua proprieta' e che affida ad enti estranei, ignari e lontani (Regione Abruzzo e Provveditorato Interregionale alle OO.PP) i lavori relativi al ripristino e alla messa in sicurezza degli edifici delle scuole superiori. Un decreto prima e una legge poi - rileva l'amministratore - privi di buon senso e anticostituzionali. Un atteggiamento governativo pervicace, tracotante, ottuso e antidemocratico, che ha impedito che la Provincia iniziasse i lavori gia' dai primi giorni del mese di giugno. Nonostante tutto cio', come abbiamo fatto e come stiamo facendo - conclude Di Pietro - ci impegneremo al massimo, per quanto ci e' consentito, affinche' settembre sia il mese in cui le scuole tornino a nuova vita".


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