A poco più di un anno dall'omicidio di Pamela, ritrovata cadavere in due trolley, si apre a Macerata la prima udienza in Corte d'Assise del processo che vede imputato il nigeriano Oseghale per omicidio e occultamento di cadavere. Da Roma un gruppo di manifestanti è arrivato davanti all'Aula con palloncini tricolore con la dedica a Pamela e due striscioni con scritto 'Pamela vive' e 'Giustizia per Pamela'.
Durante l'udienza la Corte ha respinto l'istanza della difesa di Oseghale che aveva avanzato "un'eccezione" relativa alla "nullità degli avvisi di accertamenti tecnici irripetibili" fatti nel corso delle indagini preliminari nei confronti dell'imputato.
La Corte ha sottolineato che "è valida la notifica ricevuta presso il domicilio eletto e non presso il luogo di detenzione", ha osservato la Corte.
Tangibile la tensione in aula dove ci sono il padre e la madre, Stefano Mastropietro e Alessandra Verni, affiancati come parti civili dall'avvocato e zio della 18enne Marco Valerio Verni.
Il Palazzo di Giustizia presidiato dalle forze dell'ordine e ingresso limitato nell'aula per il processo, che per ora è a porte aperte.
Prima dell'udienza, la madre di Pamela, che indossa una maglietta rosa con la foto della figlia con in testa una corona, ha cercato insistentemente lo sguardo di Oseghale che si trovava dentro il gabbiotto, senza essere ricambiata.