Omicidio Rea, i colleghi di Parolisi: "Ci chiese di stare zitti"

22 Luglio 2011   17:09  

Salvatore Parolisi, subito dopo la scomparsa di Melania, andò a raccomandarsi a ogni collega di non dir nulla ai carabinieri delle sue piroette d’amore. Lo rivela Il Corriere Adriatico, che ha raccolto le testimonianze di alcuni soldati della caserma di Ascoli Piceno.

Tutto è venuto fuori quando il 27 aprile, alle sei e cinque del pomeriggio, Nicola Caterino - comandante della terza squadra del terzo plotone della stessa compagnia di Parolisi - si siede davanti al capitano D’Ortona, nella caserma dei carabinieri di Ascoli, inizia la sua testimonianza ricordando "di aver notato abitualmente, durante l’orario di servizio, il Parolisi trattenersi al telefono per 30-40 minuti al giorno intuendo che l’interlocutore non fosse la moglie".

Caterino mette subito sul piatto la storia di Ludovica, affermando "di essere a conoscenza che agli inizi del 2009 il Parolisi iniziò a provare un certo interesse, ricambiato, nei confronti di una volontaria di origine laziale, che al termine del corso fu destinata a un reparto di Roma". Aggiunge "di sapere che la relazione tra il Parolisi e Ludovica era continuata anche dopo il trasferimento di quest’ultima e che il Parolisi disponeva di una seconda scheda telefonica, intestata a lei...". E di essere a conoscenza "che il Parolisi aveva avuto una seconda relazione di breve durata con un’altra allieva, tale Rosa".

Anche Libero D’Agostino, altro collega di Parolisi, comandante della seconda squadra del terzo plotone della caserma Clementi, ascoltato il 3 e il 4 maggio, si dice sicuro del fatto "che il Parolisi abbia intrattenuto relazioni con allieve durante la sua permanenza, anche se lo stesso non si era mai confidato direttamente con lui", e racconta di aver notato, proprio come Caterino, che "il Parolisi effettuava e riceveva telefonate per due-tre ore al giorno utilizzando un cellulare dedicato e che sicuramente non parlava con la moglie".

"All’interno del reggimento - rivela - capitava spesso che gli istruttori avessero relazioni con le allieve, generalmente con quelle della propria squadra o plotone con le quali vi sono più occasioni di contatto".

A proposito delle ore appena successive alla scomparsa di Melania racconta di essere rimasto "in compagnia di Salvatore, il 19 aprile dalle 13.30 alle 19 all’interno del reggimento, di aver appreso dallo stesso che i carabinieri gli avevano chiesto di sue eventuali relazioni extraconiugali..., di essere stato invitato da Salvatore a non riferire, nel caso in cui fosse stato invitato dai carabinieri, delle sue relazioni extraconiugali, aggiungendo che vi avrebbe provveduto lui stesso".

Anche Raffaele Pagano, un terzo collega di Parolisi, uno che prestò servizio insieme a lui nel 2005 a Tolmezzo, nel corpo degli alpini, sentito il 19 maggio racconta non solo della relazione di Salvatore con Rosa, ma ricorda anche lui "di aver notato Parolisi trattenersi parecchio tempo al telefono, in caserma, appartandosi dietro lo stabile della compagnia".

E anche lui riferisce "di essere stato ammonito da Parolisi a non riferire eventualmente agli inquirenti il particolare che durante l’orario di servizio si intratteneva sovente al telefono".


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