Omicidio Villa de Riseis, ergastolo confermato per D'Agostino

09 Giugno 2010   10:04  

Michelangelo D’Agostino, che il 6 luglio 2008 uccise a colpi di pistola il balneatore 64enne Mario Pagliari, che in quella domenica pomeriggio giocava a carte a Villa de Riseis, era pienamente capace di intendere e di volere.

Per questo, a un anno dalla sentenza del gup di Pescara, la Corte d’Assise d’appello dell’Aquila ha confermato il carcere a vita per l'ex affiliato al clan casertano di Cutolo.

I giudici di secondo grado, dopo due ore di camera di consiglio, hanno respinto la richiesta della difesa di un’integrazione della perizia psichiatrica, ritenuta lacunosa.

In primo grado, il gup Maria Michela Di Fine aveva disposto anche il pagamento di una provvisionale di 200mila euro per ciascuno dei quattro familiari della vittima, la moglie e i tre figli.

Un risarcimento piuttosto formale e che, almeno per ora, resterà solo su carta, visto che D’Agostino risulta nullatenente.

La difesa di D’Agostino, per ottenere uno sconto della pena, aveva imboccato la strada della perizia psichiatrica, accordata dal gup Di Fine, ma i consulenti nominati dal giudice in 30 pagine di memoria avevano concluso che D’Agostino non accusava alcun deficit mentale all’epoca dell’omicidio, e che dunque era in grado di sostenere il processo.

LA DOMENICA DEL SEI LUGLIO 2008 Alle 16,30, Mario Pagliari, imprenditore balneare pescarese arriva al parco di Villa de Riseis in bicicletta e inizia a giocare a carte.

Un quarto d’ora dopo, arriva Michelangelo D’Agostino, che dal marzo precedente era in licenza trattamentale concessagli dal magistrato di sorveglianza del tribunale di Modena, Angelo Martinelli.

Fra i due nasce un battibecco e dopo dieci minuti il casertano impugna la pistola, esplode due colpi in fronte dell’imprenditore balneare e scappa a piedi.

Pagliari viene trasportato in ospedale, dove morirà di lì a pochi minuti.

D'Agostino fugge e resta latitante fino al martedì successivo; quando i carabinieri lo acciuffano, sul ponte Capacchietti a Pescara, ha con sé la pistola usata per il delitto, con quattro colpi nel caricatore e uno in canna.

 


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