Omicidio coniugi Masi, a 11 anni dal delitto Rapagnà torna a chiedere riapertura del caso

18 Maggio 2016   10:21  

A undici anni da quella tragica notte tra il 1° e 2 Giugno del 2005, come amico fraterno voglio ricordare i coniugi Libero Masi ed Emanuela Chelli, barbaramente assassinati nella loro casa di Nereto da feroci ed efferati assassini, che in questi anni sono rimasti sconosciuti e, se ancora viventi, possono circolare tra di noi in assoluta libertà e impunità.

La archiviazione del “delitto Masi”, non ha certo chiuso il caso e l'oblio non dovrà cadere addosso a due splendide figure professionali e umane che non meritavano di finire tra i feroci ingranaggi di una violenza senza pari che è entrata nella loro casa di Nereto, oggi completamente nel silenzio.

Nei faldoni allegati al Decreto di archiviazione non sono state trovate le risposte che tutti aspettavamo: il perché della morte di un uomo e di una donna amati e stimati, da parte di chi è stato commesso e voluto, ad ogni costo, un tale feroce assassinio.

Chiedo all'attuale Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Teramo Dott. Antonio Guerriero, di valutare l'opportunità e le condizioni per una riapertura delle indagini e procedere adun “nuovo” accertamento dei fatti, con l'utilizzo dei più moderni strumenti scientifici che oggi sono a disposizione degli inquirenti, ma che undici anni fa non c'erano: sarebbe necessario ricostruire “ex novo” quanto accaduto prima e dopo il delitto, “rivisitare” le immagini e le modalità di accertamento e raccolta degli elementi di prova utili alla individuazione degli assassini e dei probabili mandanti.

I nuovi investigatori avranno la possibilità di “rifare” le indagini ripartendo dalla scena del delitto così come si presentava undici anni fa, e cioè molto compromessa e inspiegabilmente affollata dalla presenza di persone e soggetti, pubblici e privati, che non avrebbero mai dovuto e potuto accedere all'interno della abitazione dei coniugi Masi.

In questa rinnovata richiesta sono stato “incoraggiato” nel rileggere il messaggio che, in occasione del suo insediamento a Teramo quale nuovo Procuratore delle Repubblica, il 24 luglio 2014 il Dott. Antonio Guerriero inviò a tutta la comunità teramana, e che io come ex Parlamentare ho profondamente condiviso e apprezzato, scrivendo, tra l'altro, che: “Le idee innovative costituiscono il bene più prezioso da praticare. Un antico detto afferma che "se io ti do una moneta e tu me ne dai un'altra ne abbiamo entrambi una sola ma se io ti do un'idea e tu fai altrettanto abbiamo entrambi due idee e siamo tutti più ricchi. Desidero che la Procura della Repubblica di Teramo sia un laboratorio di idee in grado di sperimentare nuove strade per migliorare il "servizio giustizia.

Melchiorre Delfico, sul finire del Settecento, si rese protagonista di una "rinascenza teramana" che denunziava con forza gli "orrori" della giustizia feudale ed evidenziava come dell'inefficienza della giustizia ne traessero i maggiori benefici proprio i criminali ed affermava: "Folle speranza e poter rendere onesti e virtuosi gli uomini nella perpetua contraddizione degli interessi privati col bene generale, ed in una legislazione d'ineguaglianza e dove le tracce di giustizia sono assai diffìcili da trovare. Più folle speranza è poi il richiamare all'onestà coloro i quali dal comune disordine ritraggono potere, ed ogni specie di vantaggi".

Molto prima Sant'Agostino affermava che la speranza ha due figli: lo "sdegno" ed il "coraggio". Lo sdegno perché la condizione in cui versa ora la giustizia - con riferimento a taluni suoi aspetti come ad esempio la prescrizione di tantissimi reati - non può soddisfarci ed il coraggio nell'attuare un deciso cambiamento”.

Ecco, oggi mi appello al Sig. Procuratore, poiché questi lunghissimi undici anni sono trascorsi in mezzo ad un inspiegabile e preoccupante silenzio, specialmente a livello istituzionale e dei grandi Organi di Informazione che, dopo i primi giorni successivi al delitto, hanno abbandonato alla solitudine e al dolore i familiari e gli amici più cari dei coniugi Libero Masi e Emanuela Chelli.


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