Operazione Antidroga: 58 Arresti tra Italia e Spagna con Sequestri anche nel Teramano

17 Ottobre 2023   15:51  

Un'importante operazione congiunta tra le autorità italiane e spagnole ha portato all'arresto di 58 individui nel contesto di un'indagine sul traffico internazionale di stupefacenti. Le azioni di contrasto hanno coinvolto 400 finanzieri in Italia e Spagna, con esecuzioni di 46 ordinanze di custodia cautelare, di cui 33 in carcere e 13 ai domiciliari, oltre a 12 fermi per indiziato di reato. Le misure sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Milano su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.).

Le perquisizioni sono state effettuate in diverse province italiane, tra cui Milano, Bergamo, Brescia, Monza, Varese, Mantova, Torino, Alessandria, Asti, Prato, Roma, Teramo, Catania e Salerno, nonché in Spagna, con il supporto del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata di Roma, della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga – Dipartimento di Polizia e del Corpo della Polizia Locale di Milano.

In aggiunta alle operazioni di arresto e perquisizioni, sono stati eseguiti sequestri di beni, aziende e disponibilità finanziarie per un totale di circa 129 milioni di euro. Gli arresti e i sequestri sono stati effettuati in relazione a un'organizzazione criminale composta da cittadini italiani e spagnoli, coadiuvati da individui di etnia albanese e cinese.

L'indagine si è concentrata sulla ricostruzione dei canali di approvvigionamento e della rete di spaccio di hashish e marijuana, che hanno coinvolto circa 30 tonnellate di sostanze stupefacenti, con traffici stimati in 42 milioni di euro e un giro di denaro contante di 26 milioni di euro in poco più di un anno.

Inoltre, sono stati sequestrati 10 compendi aziendali, 52 immobili in Lombardia e altre regioni del Nord Italia, oltre a beni mobili e disponibilità finanziarie per un valore di 9 milioni di euro, ritenuti di origine illecita o sproporzionati rispetto al reddito o all'attività economica svolta dai membri dell'organizzazione criminale.

Un aspetto peculiare dell'indagine riguarda i metodi di pagamento utilizzati dai trafficanti di droga, che si avvalevano di servizi bancari non ufficiali gestiti da individui di etnia cinese. Questi servizi consentivano transazioni anonime e non tracciabili per saldare gli acquisti di stupefacenti. Tale sistema si basava su un meccanismo di rimessa informale di denaro noto come "fei'chi en", simile alla hawala islamica.

Il denaro consegnato dai trafficanti di droga nei negozi cinesi veniva poi "venduto" a un'altra associazione criminale composta da imprenditori italiani operanti nel settore dell'acciaio e della plastica. Questi soggetti erano coinvolti in frodi IVA con l'uso di fatture per operazioni inesistenti, con bonifici all'estero verso Cina, Svizzera e Hong Kong. Questo sistema finanziario illecito facilitava il riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga, creando una commistione tra la criminalità comune e la criminalità economica per milioni di euro.


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