Il ricorso contro l’abbattimento di 469 cervi è stato respinto. I giudici danno priorità alla sicurezza stradale.
La caccia ai cervi in Abruzzo partirà come previsto. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) dell’Aquila ha rigettato il ricorso presentato dalle associazioni LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia contro la delibera della Regione Abruzzo, che autorizza l’abbattimento di 469 esemplari nelle aree dell’Aquilano. Il provvedimento, che entrerà in vigore il prossimo 14 ottobre e durerà fino al 15 marzo 2025, ha come obiettivo il controllo della popolazione di cervi, considerati una minaccia sia per l’agricoltura che per la sicurezza stradale.
Secondo i giudici, il pericolo di estinzione della specie non è dimostrato, mentre il rischio per l’incolumità pubblica è stato ritenuto prevalente. La sentenza ha sottolineato che la caccia è giustificata dalle norme previste nella legge 157/92, che include il cervo tra le specie cacciabili, e che la delibera regionale è conforme al Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), approvato in seguito alle valutazioni ambientali.
Il TAR ha inoltre respinto le contestazioni relative ai danni alle colture agricole causati dai cervi. I giudici hanno rilevato che tali problematiche sono state valutate nel Piano Faunistico Venatorio e che la caccia è classificata come "di selezione" e non come controllo della popolazione, quindi non rientra nelle disposizioni più restrittive dell’articolo 19 della legge 157/92, che richiedono la dimostrazione di conflitti gravi con attività umane o con altre specie.
I dati raccolti dall’ISPRA e inclusi nella delibera evidenziano una popolazione di cervi superiore alla soglia di densità consigliata, fissata a 2 capi per km². Il piano di abbattimento, che riguarda il 10% degli esemplari presenti, è stato ritenuto proporzionato e in linea con gli standard di gestione faunistica.
Una parte della sentenza ha riguardato l’età dei cervi da abbattere. Il TAR ha confermato che gli esemplari più giovani, di classe 0, e le femmine saranno cacciabili solo a partire da gennaio, quando i cuccioli avranno raggiunto un’età sufficiente per essere indipendenti dalle madri, riducendo così il rischio di impatti negativi sulla sopravvivenza della specie.
Nonostante il pronunciamento del tribunale, le proteste non si placano. Le associazioni animaliste e ambientaliste hanno raccolto oltre 134.000 firme su una petizione online e 47.000 cittadini hanno inviato una mail al presidente della Regione, Marco Marsilio, chiedendo di fermare la caccia. Tra i firmatari si annoverano anche figure del mondo della cultura come Donatella Di Pietrantonio, Dacia Maraini e il regista Riccardo Milani, oltre a ricercatori e naturalisti.
Marsilio, dal canto suo, difende la decisione della giunta, sottolineando come la gestione della fauna sia necessaria per garantire l’equilibrio tra la tutela della biodiversità e la sicurezza delle persone. La caccia ai cervi, secondo il presidente, è un atto di corretta gestione ambientale, volto a prevenire ulteriori danni alle coltivazioni e ridurre gli incidenti stradali, spesso causati dalla presenza massiccia di questi animali.
Le associazioni hanno già annunciato un ricorso al Consiglio di Stato per bloccare il provvedimento prima che la caccia inizi. Tuttavia, il tempo stringe e, salvo un intervento dell’ultimo minuto, l’abbattimento dei cervi comincerà nei tempi stabiliti.