Palazzi crollati, la Procura indaga non senza difficoltà

Si indaga ancora sui crolli della casa dello studente a L'Aquila, la Procura è a lavoro anche ad agosto per scoprire se responsabilità umane ci siano state dietro la morte degli otto giovani.
Si sta procedendo alla messa in sicurezza della parte dell'edificio di via XX Settembre rimasta in piedi per evitare il rischio che il suo crollo comprometta le macerie sulle quali stanno lavorado i consulenti della Procura della Repubblica.
Un ennesimo appello viene lanciato dai parenti delle vittime, che tornano a chiedere che “la Procura venga messa nelle condizioni di lavorare”, il riferimento è alle difficoltà incontrate nello spostamento delle macerie per le quali il Comune ancora non individua un sito di deposito e stoccaggio.
“È assurdo che sia crollata solo un'ala dell'edificio – torna poi a ripetere Antonietta Centofanti, zia di Davide, diciannovenne rimasto vittima del crollo – mentre la restante porzione della residenza universitaria – dice – è rimasta pressochè intatta”.
Il lavoro della Procura prosegue ad ampio raggio, sotto l'occhio del procuratore Rossini anche altri edifici di non vecchia costruzione venuti giù in pochi secondi sempre nella zona di via XX Settembre.
Sono 140 in tutto gli edifici sottoposti a sequestro dove si procede con sopralluoghi e perizie e centocinquanta gli interrogatori a persone informate sui fatti.
C'è poi chi si difende dalle accuse dell'avvocato Antonio Valentini, formalizzate in una denuncia penale, che ritiene per così dire fatali le rassicurazioni date alla popolazione dalla Commissione grandi rischi una settimana prima del sei aprile.
“Non si poteva allarmare la popolazione in assenza di dati certi. Sarebbe stata forse la causa di disagi e soprattutto di scene di panico” è la replica di un anonimo partecipante alla riunione della Commissione del 30 marzo a L'Aquila.
La magistratura, che ha già in mano il verbale di quella riunione di esperti di terremoti, è chiamata a far luce anche su questo aspetto.

(MS)