Panorama: non toccare le nostre carriole

04 Giugno 2010   12:54  

La risposta al reportage di Panorama da un carriolante aquilano sul popolare  blog Verso l'Aquila


'' Sull'ultimo numero di Panorama, in edicola venerdì 30 maggio, c'era un bel servizio di cinque pagine intitolato "Ricomincio dall'Aquila". Il sottotitolo diceva: "Otto storie, otto facce di gente che si è rimboccata le maniche e ha restituito vita al dopo terremoto senza recriminare o buttarla in politica".

Facile polemica nei confronti degli "ingrati aquilani" che protestano perché rivogliono una parvenza di città, "recriminando" contro chi vuole una disintegrazione degli abitanti sul territorio.

Facile polemica per continuare a dividerci.

Perché otto storie sono state prese e sbattute lì strumentalmente a pietra di paragone contro "quelli che recriminano".

Non lasciamoci abbindolare dal disprezzo di Panorama verso "chi la butta in politica": la politica è una risorsa, DEVE ESSERE UNA RISORSA. La vita è politica: stare a casa è una scelta politica, delegare è politica, tacere è politica. Alla fine della fiera dobbiamo riconoscerci tutti il merito collettivo di essere un po' dei piccoli eroi della ricostruzione, anche quando ci sembra di fare "solo" il nostro lavoro.

Quelle otto storie sono solo otto delle 70.000 storie di gente che lavora senza più camicia, altro che maniche, bisogna solo iniziare a dirlo per far filtrare anche all'esterno l'immagine di una città che - se pure tra comprensibili polemiche - è compatta nel voler tornare ad essere la sesta al mondo per patrimonio artistico: commercianti riciclati o adattati a improbabili casette di legno, medici ospedalieri e impiegati delle amministrazioni statali che hanno lavorato in condizioni estreme, in posti risicati, in scantinati, a volte per strada, o appoggiati a luoghi di fortuna, tutti questi sono L'Aquila che combatte.

Secondo Panorama, qualsiasi cosa facciamo sbagliamo: se diciamo che le cose vanno bene è per "metterci la medaglia" (cito sempre da Panorama), se diciamo che vanno male è per "attaccare il Governo e la Protezione civile", secondo loro noi ci sentiamo ostaggi di chi gira film (vogliamo indovinare a quale film si allude?) o di chi scrive libri o di chi "riempie sale con una tesi da vendere".

Ma noi NON SIAMO OSTAGGI DI NESSUNO, siamo solo divisi da qualcuno. Ed è importante anche la funzione di chi grida e protesta, di chi controlla i controllori, di chi dice di no anche a parolacce. Insomma, per dirla tutta, NON TOCCATECI LE CARRIOLE. Le carriole hanno avuto una funzione sostanziale nella ricostruzione, purtroppo hanno fatto degli errori gravissimi, e non glieli abbiamo perdonati: quando qualcuno si è "messo a capo" delle carriole, non è più stato il "movimento della gente". Fatto gravissimo, imperdonabile, ma NON TOCCATECI LE CARRIOLE.

Noi aquilani vorremmo che questo fosse ricordato come il terremoto delle carriole, perché quelle prime volte c'eravamo tutti, eravamo "la gente".

Ecco perché non perdoniamo i carriolanti, perché prima ce le hanno date e poi ce le hanno levate. Ma noi "gente", comunque siamo tanti e siamo forti, ognuno fa il suo: e ce lo vogliamo dire almeno da soli, visto che non ce lo dice nessuno, che siamo una città che lavora sodo, ognuno nel proprio campo, per riconquistare con forza l'identità perduta? Vogliamo dare forza ai nostri politici e spingerli affinché ci rappresentino come li abbiamo delegati a fare?

Vogliamo dire a gran voce che si mettano d'accordo PER IL BENE DELLA CITTÀ, destra o sinistra che siano? LA STORIA LI GUARDA, saranno ricordati come quelli che ci hanno ricostruiti o quelli che ci hanno venduti.

Vogliamo gridare vergogna se vendono i finanziamenti per il terremoto a qualcun altro?

Cari miei, se a farlo sono solo le carriole... beh, mio malgrado mi tocca dire viva le carriole.

Non mi firmo. Compresi quegli otto, io sono "la gente".

("iosonolagente" , 2 giugno)

 


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