Parata del 2 giugno dopo il terremoto in Emilia: ci sono anche le ragioni del si

31 Maggio 2012   12:40  

Esplode sul web e nelle piazze e anche nei palazzi della politica la polemica sulle celebrazioni del 2 giugno, festa della Repubblica. in particolare nei confronti delle costosissime parate militari. Andrebbe annullata, questa l'argomentazione forte, e i 2-3 milioni di euro risparmiati, andrebbero devoluti all'assistenza post-sismica e alla ricostruzione dell'Emilia.

La Festa della Repubblica Italiana, è bene ricordare, celebra però anche la nascita della Repubblica. La parata militare è solo un aspetto di essa.

Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne, infatti, il referendum istituzionale indetto a suffragio universale con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, l'Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.

La decisione di celebrare il 2 giugno, spiegano dal Colle, è stata pertanto presa considerando un dovere della Repubblica non venir meno alla celebrazione della propria ricorrenza fondativa.

''Le tradizionali celebrazioni saranno improntate a criteri di particolare funzionalità e sobrietà - è stato però sottolineato -, sia per i limiti entro cui si svolgerà la rassegna militare, sia per i caratteri che assumerà l'incontro in Quirinale con i rappresentanti del Corpo Diplomatico, di tutte le istituzioni e di significative espressioni della società civile".

Aggiunge il ministro della Difesa Di Paola: "Già prima dell’evento sismico -  la sfilata era stata fortemente contenuta, in linea con le linee di rigore adottate dal governo. Ora, anche alla luce delle indicazioni venute dal Presidente della Repubblica, la cerimonia è stata ulteriormente improntata alla sobrietà. Non sfileranno mezzi, non sfileranno cavalli, le Frecce tricolore rimarranno negli hangar. Nel complesso, la presenza di militari e non militari verrà ulteriormente ridotta di oltre il 20%".

Argomenta poi  Mario Sechi nel suo editoriale sul quotidiano Il Tempo:

''Mai come oggi l’Italia ha bisogno di energia e non di rassegnazione. Per questo sono d’accordo con la decisione del Presidente Giorgio Napolitano di celebrare la Festa della Repubblica del 2 giugno.

Un Paese non si arrende, non si ferma, ma va avanti. Lo Stato non chiude. Mai. Perfino di fronte agli scandali c’è la tendenza a reagire con un istinto oscillante tra l’autodistruzione e l’autocommiserazione.

Piangersi addosso. Immobili. Sarebbe questa la proposta della classe dirigente per rianimare lo spirito del Paese? Ecco perché l’idea di Monti di fermare il calcio fa parte del pensiero debole.

Non ci si ferma. Si risolvono i problemi e si va avanti. Non si va nel pallone perché qualche giocatore s’è venduto una partita. Si ripulisce il campo, si mette la palla al centro e si gioca di nuovo.

Fra gli statisti e i burocrati, i politicanti e i leader c’è questa differenza: i primi non si arrendono mai, costruiscono il futuro sapendo che il presente può essere un calvario. E non si può pensare di avere lo scettro di un Paese e fermarsi quando c’è da portare la croce. È il momento della concretezza. Da parte di tutti. Chi non ha coraggio si faccia da parte.''

Dalla parte opposta del fronte politico-giornalistico scrive Antonio Mello sul Fatto Quotidiano:

''Se si guarda solo Internet, non c’è dubbio: pochissimi vogliono la parata militare del 2 giugno. Twitter trabocca di appelli, a destra e a manca si raccolgono firme, Facebook scoppia di gruppi, link, mobilitazioni. Se tutti la pensano allo stesso modo, la tentazione di uniformarsi “alla massa” è sempre dietro l’angolo.

Eppure, ragionare fuori dal coro, ogni tanto, può essere utile a guardare le cose in un contesto più ampio.

Si dice che senza la parata si risparmierebbero tre milioni di euro, e che quella cifra dovrebbe andare aiterremotati. Per carità, sulla carta è tutto giusto! Ma il terremoto ha prodotto per ora 500 milioni di euro di danni, che verrebbero coperti solo in minima parte dallo stop alle celebrazioni.

Inoltre, basta farsi un giro in motorino questo pomeriggio in via dei Fori Impierali: è già quasi tutto pronto, ci sono decine di persone al lavoro. Molti di quei soldi, ora come ora, sono già stati spesi.

Un altro elemento: cosa si festeggia il 2 giugno? Bhè, si festeggia il referendum monarchia-repubblica (vinto da quest’ultima). Si festeggia la nascita della Repubblica Italiana, la sua Costituzione, l’antifascismo che liberò il nostro paese dalla dittatura fascista. Si festeggia il primo suffragio universale delle nostra storia; in qualche modo, si rende onore alle battaglie folli di Mazzini e Garibaldi, al Risorgimento.

Dicono: però è una parata militare mentre tutti noi abborriamo la guerra: “War is over, if you want it“. Certo, è così. Ma la funzione di quella sfilata – posto che per ora gli eserciti non si possono abolire – rappresenta proprio l’inchino delle forze armate alle istituzioni repubblicani e alla Costituzione. (...)  

E le popolazioni colpite dal terremoto? chiederete voi. Ebbene, io penso che uno Stato serio debba essere in grado di soccorrere i suoi cittadini e al contempo di onorare le sue istituzioni: altrimenti non è uno Stato, è una barzelletta.''

L'auspicio è che ora la diatriba e la dialettica digitale su Facebook possa proseguire con qualche elemento di riflessione in più.

Filippo Tronca


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