Leggo sul giornale che nel mondo si va sviluppando il turismo cimiteriale. '' Il cimitero monumentale - spiega l'articolo - in Italia come in Europa, è forse l’ultima frontiera di un turismo orientato alla conoscenza. Un fenomeno che non registra numeri esponenziali, ma che si rivela in crescita con l’apporto di appassionati, studiosi e viaggiatori originali. Di cimiteri storici nelle città italiane ed europee, se ne contano a decine. Scrigni di tesori architettonici e scultorei per lo più di stile neoclassico, dove riposano personaggi di fama mondiale legati alla cultura e alla storia''.
Non so se al cimitero dell'Aquila riposino personaggi di fama mondiale e che hano fatto la storia, non so giudicare la qualità della locale architettura funebre.
A sette mesi dal terremoto è però un'esperienza orientata ala conoscenza il passeggiare lungo i vialetti del cimitero del'Aquila, tra lapidi, epitaffi, foto ingallite e corone di fiori, qualcuna appassita. In questo luogo regna un silenzio riposante. E' una eco ovattata e lontana il fracasso sempre più assiduo di camion e ruspe che scorrazzano nel circostante cratere sismico. E' piacevole assaporare lo scorrere lento del tempo insieme a chi non c´è più. La trama urbana del cimitero ricorda poi quella di un centro storico più di una informe periferia dormitorio, comprese quele che intorno al'aquila stano sorgendo.
A sette mesi dal terremoto passeggiare al cimitero è un modo come un altro per ricordare le vittime, una per una, e per ricordare che anche la nostra città è ad un passo dalla morte, se non avverrà un miracolo, e che quello che finora è stato costruito è solo edilizia d'emergenza, l'equivalente dei container usati in Irpinia o in Umbria.
Passeggiare al cimitero, almeno a me personalmente, crea meno angoscia che percorrrere via XX settembre o corso Vittorio Emanuele, in un'eccessiva promiscuità al capezzale del caro estinto puntellato, incerrottato e che lentamente si sfarina alle intemperie invernali
FT