Pd, a Bruxelles prove di scissione. C'è anche l'abruzzese Lusi

26 Luglio 2010   13:17  

Prende corpo fra i democratici al Parlamento europeo l'idea di una scissione nell'ambito del gruppo, che oggi aderisce interamente al Pse e che potrebbe avere una emorragia verso il Pde, l'area moderata di Francesco Rutelli, che qualche mese fa ha abbandonato il partito che contribuì a fondare appena una paio d'anni prima.

Non più divisioni, insomma, e lotte intestine fra dalemiani e veltroniani, cattolici e ex comunisti, ma una vera e propria separazione all'interno dell'istituzione comunitaria che potrebbe rappresentare un esperimento da importare, in seguito, al Parlamento italiano e poi, magari, da applicare allo stesso partito, per molti - anche fra quelli che ne sostennero la nascita - nato male. Difficile far stare insieme il diavolo e l'acqua santa, sintetizzano gli insoddisfatti.

Fra coloro che abbandonerebbero il gruppo del Pse ci sono manco a dirlo tutti ex esponenti della Margherita, sin dall'inizio contrari all'ingresso, in sede europea, nella famiglia socialista. Non si tratterebbe, almeno per ora, di una scissione, ma solo di una presa di distanza: si resta nello stesso partito ma poi in aula si possono avere posizioni diverse, cosa che, altrimenti, resta piuttosto difficile da far passare.

A comporre quello che molti giornali on-line come blitzquotidiano.it definiscono "il battaglione dei rivoluzionari" ci sono il capogruppo alla Camera Dario Fransceschini, Luigi Zanda, gli ex ministri Paolo Gentiloni,  Arturo Parisi e Giuseppe Fioroni, l'ex leader del Ppi Pierluigi Castagnetti, l'ambientalista Ermete Realacci e il senatore abruzzese, anche se da sempre eletto in collegi extra regionali, Luigi Lusi.
Tutti parlano della volontà di "evitare la fagocitazione nell'area ex diessina".


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