Per Sacconi Renzi non è come Craxi e la sua "scala mobile"

14 Marzo 2014   17:16  

Sul tema del lavoro Matteo Renzi non come Craxi, secondo il presidente della commissione Lavoro, Maurizio Sacconi, ma "qualcosa si muove". Dalla Scuola di formazione del Nuovo Centrodestra, a Rivisondoli, Sacconi spiega le misure approvate dal governo sulla materia e traccia un parallelo con l'ex leader del Psi, partito dove militava. "Mi hanno chiesto se quanto sta facendo Renzi e' simile al decisionismo di altri esponenti politici e alla storia recente. Si riferivano - ha sottolineato Sacconi - a Craxi. Io ho risposto: non esageriamo! Ma devo dire che qualcosa e' successo".

"Bettino Craxi fece molta fatica con il decreto sulla scala mobile, che e' stato decisivo per l'Italia. Questo governo ha assunto decisioni importanti per incentivare il lavoro, in discontinuita' rispetto ai tabu' della sinistra storica. Abbiamo promosso una drastica semplificazione in merito ai contratti a termine d'ingresso - ha spiegato Sacconi - in base all'assunto dell'antropologia positiva, cioe' lo Stato si fida degli imprenditori, sebbene in un contesto di regole e sanzioni. Comincia un percorso, perche' non c'e' diffidenza". In merito alla redistribuzione dell'Irpef, Sacconi sottolinea che avrebbe preferito l'incentivazione "del salario legato alla produttivita'". "Siamo il Paese piu' sindacalizzato dell'occidente e con la produttivita' piu' bassa. Comunque sia siamo felici di aver convinto il presidente del Consiglio a questa svolta".

Welfare non regge se superiamo antropologia uomo-donna 
"Il nostro welfare non regge se andiamo oltre l'antropologia umana, cioe' sulla distinzione uomo-donna". Cosi' Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, intervenuto ad un dibattito sulla spesa sociale italiana, organizzato dal Nuovo Centrodestra in occasione della scuola di formazione a Rivisondoli (L'Aquila). "Attualmente - ha spiegato Sacconi - spendiamo circa 37 miliardi di euro per pensioni di reversibilita', assegni e detrazioni riferite al coniuge. Immaginiamo cosa succedera' se modifichiamo questa distinzione che deriva dalla sana tradizione dei valori conservatori". 


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