Per la crisi industriale è meglio chiamare un call center

Arriva Ecare in città

28 Aprile 2010   11:52  

3.000 metri quadrati, nel nucelo industriale di Bazzano, con investimenti strutturali per quasi due milioni di euro. Con questi numeri E care, uno dei principali operatori italiani specializzati in Bpo (Business Process Outsourcing) ha inaugurato ieri a L'Aquila un nuovo call center assorbendo circa 200 dipendenti di Transcom, azienda caduta in profonda crisi dopo il terremoto, non senza polemiche.

A giugno 2009 Transcom, presente a L'Aquila da circa 10 anni, dichiarava la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di 400 lavoratori, con una motivazione, che poco aveva a che vedere con il post sisma, ovvero "l'impossibilità di competere nella folle corsa al ribasso, stanti le attuali rigidità nel mercato italiano e l'ingiustificata disparità di applicazione delle regole esistenti", queste furono le parole del direttore generale di Transcom Roberto Boggio. Per mesi si sono susseguite notizie sulla sorte dei lavoratori Transcom, penalizzati, più che dal terremoto, dalle scelte dell'imprenditore, dettate anche dalla congiuntura del mercato.
Fu un gruppo di lavoratori di Transcom che, in data 17 novembre 2009 scriveva "è in atto un licenziamento collettivo di 276 lavoratori, l'azienda ne "tratterrà" soltanto 69. La strategia aziendale ha incentrato tutti i suoi sforzi ed interessi unicamente sul profitto, agitando come unici paraventi la crisi di mercato e l'inagibilità dei locali." E sulla questione Ecare scrivevano "è inaccettabile lo sfogo di Boggio il quale, mentre auspica a parole (e soltanto a parole, che sono a costo zero) la rinascita dell'Aquila, afferma: "la soluzione E-Care l'abbiamo subita e certamente avremmo voluto un altro epilogo".

Ecare oggi a L'Aquila dà nuovo respiro ai lavoratori, assunti tutti con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
L' Amministratore delegato è Gianluigi Garbarini "ora siamo pronti a far crescere ulteriormente l'azienda se si concretizzeranno i bandi locali a supporto dello sviluppo industriale, indispensabili per raddoppiare l'occupazione nella nostra azienda e per garantire il rilancio dell'economia locale".
E' sempre un bene quando si aprono nuove posizioni lavorative in un territorio profondamente in crisi, e l'augurio è che Ecare, nello scegliere di investire sul territorio, lo faccia a lungo tempo nell'interesse dei lavoratori. Non dimentichiamo che se Transcom è andata via è per "l'impossibilità di competere nella folle corsa al ribasso" e per la mancanza di commesse.

Ciò che sorprende in questa realtà in crisi non è l'entusiasmo, giusto, con cui si guarda ad un investitore venuto da lontano che ha, ben venga, deciso di investire su un territorio sofferente, ma il poco interesse con cui si è visto decadere senza troppo clamore l'intero tessuto industriale dell'area aquilana. Una radio nazionale, ieri presente all'inaugurazione di E care, descriveva così l'area industriale di Bazzano "c'è anche l'università, si è trasferito qui l'Archivio di Stato e il tribunale". Tutti gli aquilani sanno che tutto ciò è arrivato dopo il terremoto, e non si tratta di fatti industriali. Dove è quindi l'area industriale? Il terremoto, se possibile, ha dato una spallata ad un territorio già in crisi.
Il gruppo Ecare, che ha scelto L'Aquila come quarta sede operativa dopo Milano, Roma e Torino, ha scommesso sulle competenze già acquisite dal personale. Fatto spesso ignoto nella realtà aquilana, dove gli investimenti industriali sono stati, per lo più, isolati e mai inseriti in un contesto, in un vero e proprio distretto dove mettere a lavoro le competenze già acquisite.

E care ha in mente grandi progetti la creazione di un centro di eccellenza, specializzato nella gestione della banda larga, il potenziamento di ricerca e sviluppo, dialogando con Università e imprese locali, ed in prospettiva il raddoppio degli attuali dipendenti.
Il percorso di Ecare è individuato ma potrà essere intrapreso con "adeguati strumenti di sostegno", come ha sottolinea l'amministratore delegato Gianluigi Garbarini "siamo pronti a far crescere ulteriormente l'azienda, se si concretizzeranno i bandi locali a supporto dello sviluppo industriale, indispensabili per raddoppiare l'occupazione e in più in generale per garantire il rilancio dell'economia locale."

Torniamo al punto di partenza. Un imprenditore capace e lungimirante, come speriamo Garbarini sia, investe in un territorio da cui poi aspetta sostegno, che nasce solo da scelte strutturali, di programma.
Sono anni che si cerca la vocazione di questa città. Universitaria? Musicale? Turistica? Industriale? Quale che sia, non si vedono in giro investimenti che rispondano a questa vocazione. Certo non è mai sembrata industriale la vocazione, visto che tutte le industrie, se escludiamo il settore farmaceutico, hanno visto la fine dopo svariati tentativi di rinascita.

La risposta istituzionale ieri è arrivata dal sottosegretario Gianni Letta che ha garantito la vicinanza del governo. L'auspicio è un impegno locale verso un rinnovato "piano strategico", per una strategia dei fatti.

 


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