''Per salvare Sallusti dal carcere, Chiti e Gasparri vogliono minare la libertà di stampa''

09 Ottobre 2012   17:07  

Per salvare Alessandro Sallusti si rischia di avere una nuova legge “bavaglio”. La proposta di legge al vaglio del Senato (la cosiddetta Chiti-Gasparri) rappresenta una vera bomba.

Solo che i giornali (a parte rarissime eccezioni) non ne parlano. La sostanza è questa: per evitare il carcere a Sallusti, si rischia di mettere in dubbio la libertà di stampa.

Tanto che i vertici della stampa nazionale sono stati ricevuti in Senato per lanciare il proprio urlo di pericolo.

Franco Siddi (segretario della Federazione Nazionale della Stampa), durante un’audizione in Commissione Giustizia al Senato, ha detto più o meno così: “No al bavaglio estorsione”. Estorsione che sarebbe “legalizzata” con lo spauracchio di pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti degli editori.

E questa cosa sta passando quasi sotto traccia, pochissimi giornali ne parlano. Eppure ai tempi del governo Berlusconi l’avversione al “bavaglio” era in grado di mobilitare non solo i giornalisti ma anche la “società civile”.

Le novità in studio al disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa (la cosiddetta Chiti-Gasparri) rischiano di mettere in crisi gran parte degli editori, soprattutto quelli web.

Infatti, se da un lato fosse abolita l’eventualità del carcere nei confronti di chi fosse ritenuto colpevole di diffamazione (sostanzialmente il “Salva Sallusti), dall’altro le pene pecuniarie dirette agli editori (il “tetto” di 50 mila che Gasparri e Chiti hanno sbandierato è ancora una soglia troppo alta per gli editori, specie quelli medio-piccoli e quelli che operano sul web) rischiano di far sì che questi si “autocensurino”: sempre meglio che rischiare di andare incontro a multe difficili da sostenere, specie in questi tempi di crisi per il settore.

La paura è dunque che la querela possa essere usata come un’arma perché quelli che dovrebbero essere i “sorvegliati” dalla stampa, ne diventino invece “controllori”. E il grido di Siddi proprio nel cuore della politica ne è l’emblema.

Per il segretario del sindacato dei giornalisti, di fronte a eventuali errori, i mezzi di contrasto efficaci sono “il giurì e l’obbligo di rettifica entro 7 giorni”.

Quest’ ultimo, secondo Siddi, “è uno strumento efficace, diciamo no a strumenti intimidatori. Vogliamo una legge per una libera stampa che possa controllare i pubblici poteri”.

fonte blitzquotidiano.it

PRIMA LA RIPARAZIONE POI LA SANZIONE

“Nessuna nuova proposta da parte del governo sulla riforma della diffamazione. Il governo è impegnato con tutte le sue energie per dare sostegno ai disegni di legge esistenti in Parlamento. Serve una norma moderna che sappia contemperare il diritto alla manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione”.

Lo ha affermato il ministro della Giustizia Paola Severino nel corso dell'incontro che si è svolto questa mattina presso la Fnsi sulla modifica all'ordinamento penale e civile in materia di diffamazione e di tutela della libertà di informazione.

Al dibattito hanno partecipato il ministro della Giustizia Paola Severino, il segretario e il presidente della Fnsi Franco Siddi e Roberto Natale, il segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti Giancarlo Ghirra e il presidente della Fieg Giulio Anselmi.

Il ministro ha ribadito di essere contraria al carcere per i giornalisti: “E’ una pena inadeguata, né riparativa, né risarcitoria, né rieducativa. Bisogna pensare a sanzioni di tipo diverso, come la pena pecuniaria”
.
Ha inoltre sottolineato la necessità di norme che bilancino la libertà di informazione e la tutela della dignità delle persone. "Serve una legge moderna, al passo con i tempi che tenga conto anche dei nuovi mezzi di comunicazione sulla Rete". Una riforma nella quale devono avere un ruolo fondamentale "sia la rettifica, sia le sanzioni disciplinari".

Franco Siddi, segretario della Fnsi ha affermato: “Non siamo qui per avere una legge ad personam, ma per chiedere una legge per la libertà”.

“Noi chiediamo - ha proseguito - la cancellazione della norma che prevede il carcere, la previsione secondo cui la rettifica, documentata e pubblicata in tempi brevi, determina l'impunibilità, l'istituzione di un giurì per la lealtà e la correttezza dell'informazione. Insomma, prima deve venire la riparazione, poi eventualmente la sanzione”.

Inoltre, secondo Siddi, non si dovrebbe finire sotto processo per i cosiddetti "virgolettati", nei quali "si sia riprodotta fedelmente la dichiarazione di qualcuno".

Infine, andrebbe "rafforzato il diritto del giornalista al risarcimento danni per le querele temerarie e andrebbe prevista l'estensione della prerogativa del segreto professionale anche ai pubblicisti”.

Il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha sostenuto che “non c’è difesa della libertà che non si componga con la correttezza dell'informazione. Non stiamo facendo una battaglia di impunità, siamo lontani dal corporativismo”.

Giancarlo Ghirra, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha sottolineato l’importanza delle funzioni dell’Ordine, ricordando come una sanzione ordinistica sia più consona a una moderna democrazia rispetto alla sanzione penale.

“Si tratta - ha detto - di una sanzione severa, perché incide direttamente sulla vita professionale del giornalista.

Pertanto andrebbero previste nuove modalità disciplinari che prevedano tempi più brevi e sanzioni non aggirabili, evitando quanto successo in passato, quando giornalisti sospesi o radiati hanno continuato a scrivere”.

 

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore