Per una ricostruzione partecipata: al via gli incontri pubblici sul Piano strategico

LEGGI LA SINTESI DEL DOCUMENTO DI BASE

02 Marzo 2012   12:46  

Lunedì 5 Marzo, alle 15.30, presso l’Auditorium della Cassa di Risparmio, in via Pescara, si terrà il primo workshop di concertazione del Piano Strategico del Comune dell’Aquila. 

Il Comune dell‟Aquila ha infatti predisposto un calendario di incontri-dibattito aperti alla  partecipazione diretta ed attiva dei cittadini e delle diverse realtà sociali, culturali, politiche ed imprenditoriali della città.

I primi appuntamenti sin qui fissati sono i seguenti: 

il 5 marzo 2012 alle ore 15,30 presso l‟Auditorium E. Sericchi Carispaq- Via Pescara,  in cui verrà dibattuta la prima linea di lavoro: “Il centro storico torna ad essere il cuore  della vita sociale della città”, attraverso l‟illustrazione e la discussione del Piano di  Ricostruzione del centro storico dell‟Aquila;

il  7 marzo 2012 alle ore 15.30 sempre presso l‟Auditorium della Carispaq sulla  seconda linea di lavoro individuata, ovvero “superare la frammentazione garantendo  qualità urbana e sociale alla città estesa”. I temi al centro del dibattito saranno quelli  della qualità della vita, dei servizi, dell‟ambiente nelle periferie, nelle frazioni, nelle aree del progetto Case;

il 12 marzo 2012 alle ore 15.30 sempre all‟Auditorium Carispaq sulla terza linea di  lavoro individuata ovvero “centrare il rilancio economico dell‟Aquila sulle vocazioni  profonde della città e sulle nuove opportunità”. I temi al centro della discussione  saranno quelli dello sviluppo economico ed occupazionale e dell‟uscita dalla crisi.

Gli incontri sono aperti alla partecipazione di esponenti delle forze politiche e sindacali, della società civile, delle associazioni imprenditoriali e del terzo settore, del mondo dell‟Università  e della ricerca, nonché di tutti i cittadini interessati.

Le modalità di partecipazione saranno allargate, nel senso che sarà possibile esaminare i documenti sin qui prodotti sul sito istituzionale  www.comune.laquila.it, alla voce Piano  Strategico, ed inviare osservazioni, documenti e proposte via web all‟indirizzo:

piano.strategico@comune.laquila.it

Infine, è stato attivato un profilo Facebook “piano strategico”, per un'informazione più immediata e partecipata

A seguire pubblichiamo integralmente una sintesi delle liee di indirizzo del piano strategico per la ricostrzuione della città, introno a cui si svilupperà l'ìmportante momento di partecipazione

DIBATTITO PUBBLICO SULLE LINEE DI INDIRIZZO STRATEGICO PER LA RICOSTRUZIONE ED IL RILANCIO DELLA CITTA’

Sintesi documento di base

(il documento completo è scaricabile sul sito www.comune.laquila.gov.it/)  

L’Aquila dopo il 6 aprile

Dopo il terremoto L‟Aquila è una città ancora viva, ma profondamente diversa da quella che era prima. Riprendere le fila di un ragionamento complessivo sulla traiettoria della città, pianificare la ricostruzione, richiede anzitutto di richiamare, seppur molto sinteticamente, i cambiamenti che la città fisica ed il corpo sociale hanno dovuto subire ed i loro effetti principali. In termini sintetici:

a) Il terremoto ha radicalmente mutato l‟assetto insediativo della città: con il venir meno del centro storico L‟Aquila ha perso il suo baricentro funzionale; con la realizzazione del Progetto C.a.s.e. (13mila residenti) e dei M.a.p. (2.800 residenti) la città si è allungata “spalmandosi” su una vasta superficie.

Si tratta di una modifica profonda dell‟assetto urbanistico e sociale della città, intervenuta su un tessuto urbano caratterizzato da un centro storico “importante” e totalizzante, una periferia urbana che come in tante città italiane si è sviluppata dagli anni 70 senza disegno e identità, e 63 frazioni, nuclei e centri abitatati che, ad esclusione di qualche centro maggiore, quale Paganica, stavano subendo un progressivo spopolamento e abbandono. Di fatto la comunità aquilana, priva del suo punto di riferimento identitario e funzionale, abita una città fatta in gran parte di sedi temporanee e con un assetto fortemente disperso e policentrico.

b) L‟economia aquilana, che scontava già prima del sisma un‟eccessiva dipendenza dal settore della pubblica amministrazione e dall‟Università ed una debolezza del tessuto industriale (a seguito della crisi del polo elettronico, in parte compensata dalla crescita delle attività di servizio, del terziario), ha subito un duro colpo. 

Ciò soprattutto in relazione al tessuto del piccolo commercio (specie di quello ambulante) con una mortalità di alcune attività che prima operavano nel centro storico. Molte attività commerciali hanno ripreso anche se spesso in sedi altamente provvisorie. Gravi le difficoltà delle Pmi legate al mercato locale ed esterne alla filiera dell‟edilizia e che quindi non beneficiano dell‟economia della ricostruzione.

Anche altre fonti di reddito sono state messe in ginocchio dal sisma: basti ricordare che prima del sisma era l‟intera città, ed in modo particolare il centro storico, a dare risposta, attraverso l‟offerta privata, alla domanda di residenzialità studentesca (13mila studenti fuori sede). 

Di contro per alcuni specifici settori vi sono state maggiori opportunità, legate proprio al terremoto: la filiera dell‟edilizia anzitutto, ma anche la ristorazione e la ricettività, hanno avuto un momento di crescita anomala. Ma nel corso del 2011, a causa del blocco totale del processo della ricostruzione pesante, anche questi settori hanno subito una pesante battuta d‟arresto.

c) Dall‟ateneo aquilano dipendeva un pezzo dell‟economia della città, ma anche la vivacità culturale che animava il suo centro storico. Malgrado i timori diffusi e le pesanti criticità logistiche, l‟Università, ha finora sostanzialmente tenuto. I numeri relativi agli iscritti attestano una stabilità dell‟Ateneo resa possibile finora da un‟esenzione triennale delle tasse universitarie, che è stata prorogata di altri tre anni (fino al 2014 quindi), nonché dalla gratuità del trasporto pubblico agli studenti fuori sede (anche questa rinnovata per l'anno accademico 2011-2012). 

Ma il vero problema è quello della residenzialità. Pochi gli alloggi pubblici, scarsissima la disponibilità di alloggi agibili sul mercato privato. Ciò fa sì che sia praticamente impossibile per gli studenti fuori sede trovare alloggi ad affitti equi, con l‟inevitabile conseguenza di essere costretti a risiedere altrove.

d) L‟insieme dei rapidi mutamenti subiti dalla cittadinanza ha avuto come esito una forte destabilizzazione sul piano sociale. Infatti con il terremoto: si è allargata l‟area del bisogno, non solo con l‟aumento dei disoccupati, delle persone in cassa integrazione e dei precari in generale, ma anche per la diffusione di stati di sofferenza da stress e depressione, effetto del senso di isolamento e dell‟emarginazione che riduce le prospettive per il futuro. Una criticità che ha colpito particolarmente gli anziani.

Più in generale si è indebolito il tessuto delle relazioni sociali: i processi forzati di delocalizzazione guidati da criteri contingenti, centrati sull‟emergenza abitativa, hanno determinato una nuova distribuzione delle famiglie sul territorio, producendo nuove e diverse realtà comunitarie in gran parte fatte di persone sradicate dai loro riferimenti spaziali e relazionali. In particolare è venuto meno il supporto spaziale ai legami sociali: quel supporto che era costituito sia dalla rete degli spazi pubblici, ed in particolare del centro storico, che dai luoghi di aggregazione: dai teatri alle parrocchie, dai campi sportivi ai bar.

La carenza di luoghi di ritrovo e di svago, anche per l‟infanzia, come anche di strutture per lo spettacolo e la cultura, hanno modificato (in peggio) stili di vita consolidati.

e) Non ultimi i riflessi sul piano culturale, per una comunità che viveva immersa in un patrimonio storico-artistico certo non sufficientemente valorizzato, ma che rappresentava senza dubbio un fattore di identità fondamentale, e per una città abituata ad una solida tradizione di istituzioni attive, dal teatro alla musica. A seguito del sisma è stato colpito duramente il patrimonio storico-artistico non solo del capoluogo ma di tutto il comprensorio aquilano. Inoltre la città è rimasta pressoché priva di spazi idonei allo svolgimento della stagione teatrale e concertistica.

L'Aquila ha quindi visto fortemente ridimensionata l‟attività svolta da associazioni ed enti che fanno cultura in città per la necessità di spazi,e per il bisogno di risorse. Nella crisi, fattori di opportunità vecchi e nuovi Rimanendo all‟analisi del contesto socio-economico, sarebbe certo un errore non registrare, accanto alle rilevanti problematiche sopra sintetizzate, alcuni elementi del nuovo scenario potenzialmente positivi.

Un primo elemento da registrare è senza dubbio quello dell‟attivazione della società civile: di fronte all‟emergenza che ha investito L‟Aquila ed ai tanti bisogni della città, è emersa, accanto a comprensibili sentimenti di scoraggiamento, anche una notevole mobilitazione sociale, che si è tradotta nella costituzione di comitati ed associazioni aventi per oggetto i temi della ricostruzione.

Nella crisi, fattori di opportunità vecchi e nuovi

Rimanendo all‟analisi del contesto socio-economico, sarebbe certo un errore non registrare, accanto alle rilevanti problematiche sopra sintetizzate, alcuni elementi del nuovo scenario potenzialmente positivi. Un primo elemento da registrare è senza dubbio quello dell‟attivazione della società civile: di fronte all‟emergenza che ha investito L‟Aquila ed ai tanti bisogni della città, è emersa, accanto a comprensibili sentimenti di scoraggiamento, anche una notevole mobilitazione sociale, che si è tradotta nella costituzione di comitati ed associazioni aventi per oggetto i temi della ricostruzione.

C‟è il rischio evidente di una forte frammentazioneUn secondo fattore di opportunità riguarda la possibilità di ripensare la città per ricostruirlapiù bella ed efficiente, superando alcuni limiti dell‟assetto precedente puntando a realizzare alcuni importanti obiettivi mancati in passato, come la riqualificazione di alcuni quartieri, la valorizzazione, la pedonalizzazione delle zone centrali, la creazione di un sistema di parchi. Occorre ricordare, oggi che la situazione è tragicamente diversa, che tutte le piazze, le chiese e le basiliche, la stessa scalinata di San Bernardino erano invase, circondate da auto. 

La scarsa offerta di mobilità pubblica e di una rete razionale di parcheggi, rendeva infatti il centro storico (come evidenziato nel puntuale studio sulla mobilità urbana concluso nel corso del 2008), di difficile fruizione sin dalle prime ore della giornata. Le zone centrali erano “riempite”  dalle auto (oltre 12.000 veicoli al giorno) che occupavano ogni spazio pubblico, piazze, viali e vicoli, mortificandone la bellezza, e impedendone anche la  stessa fruizione turistica.

Su questa situazione era stata avviata una profonda riflessione e, attraverso una puntuale analisi, si stavano individuando le misure tese a modificare e migliorare l‟assett trasportistico ma ormai soprattutto culturale, del sistema della mobilità urbana. Un tema peraltro ripreso con forza nel nuovo Piano urbano della mobilità.  Naturalmente la ricostruzione deve essere anche colta come occasione per una razionalizzazione nella rilocalizzazione di servizi ed attività.

Altro elemento di potenziale positività è l‟ampliamento del patrimonio residenziale pubblicolegata al “Progetto C.a.s.e.” (4.500 alloggi, 14mila posti letto), una dotazione che nel prossimo futuro, con il progressivo ritorno degli aquilani nelle loro abitazioni, rappresenterà una straordinaria risorsa per le politiche abitative della città, soprattutto ai fini della residenzialità studentesca, ma anche un rilevante onere gestionale.Infine anche la stessa ricostruzione fisica può diventare un tema intorno al quale far crescere una specializzazione duratura che può trovare interesse altrove.

Si può sviluppare all‟Aquila una sorte di  “distretto della ricostruzione”, una rete di attività  e di competenze inerenti la filiera  (costruzioni anti-sismiche, restauro beni culturali, nuovi materiali ecc)  tali  da caratterizzare la città con una vera e propria nuova specializzazione. Tra rischio decadenza ed opportunità di rilancioNel confronto tra il prima ed il dopo terremoto, le analisi evidenziano come l‟Aquila (ed è cosa più evidente oggi che è forte la consapevolezza di quello che si è perso), avesse buoni livelli di qualità della vita, per molti aspetti paragonabili a quelli di città di rango dimensionale superiore.  

E‟ forse inutile ripeterlo, ma la città, pur nelle sue contenute dimensioni, traeva la sua forza dalla vivace multifunzionalità del centro storico, dal buon livello dell‟offerta culturale, dal valore identitario del patrimonio storico-artistico, dalla presenza vitale dell‟Università e dei giovani. A ciò si univa la dimensione a misura d‟uomo, la sostanziale assenza di fenomeni di illegalità ed insicurezza  e la straordinaria qualità del contesto ambientale. 

A fronte delle criticità sopracitate il rischio maggiore, nella condizione attuale, appare dunque quello di un ridimensionamento significativo della capacità della città di essere punto di riferimento, a livello locale e regionale per attività, servizi, cultura; e quindi il rischio di un progressivo impoverimento economico, demografico, ed un abbassamento degli standard di vita.

Per queste ragioni la ricostruzione di L‟Aquila ha il compito prioritario non solo di recuperare e restituire alla vita quotidiana gli spazi e le strutture della città fisica danneggiati o distrutti, ma anche di creare le condizioni per un rilancio economico ed occupazionale e per il rafforzamento delle reti sociali messe a dura prova da uno sconvolgimento profondo delle abitudini di vita degli abitanti.

Di una visione di fondo condivisa c‟è assoluto bisogno per scongiurare il rischio decadenza e per cogliere le opportunità di un rilancio. Riprendere il ragionamento sulle linee di  sviluppo della città significa quindi riuscire a reinterpretarne le vocazioni profonde alla luce del nuovo scenario.

L‟idea di città che l‟Amministrazione intende perseguire è quella di un centro urbano che, nel ricostruire la propria struttura urbana, sappia fare sia in centro che in periferia un salto di qualità, unendo ai tradizionali fattori positivi (di buona coesione sociale e qualità della vita), una rinnovata e forte tensione alla qualità dei servizi e degli spazi urbani, alla valorizzazione culturale, alla socialità, acquisendo così una maggiore capacità attrattiva. Una città che quindi nel prossimo futuro, recuperate le sue strutture fisiche ed i suoi spazi urbani con un forte impegno alla sostenibilità, sia in grado di giocare tutte le sue carte sia “come polo d‟arte e di cultura, al centro di un territorio montano di alta valenza naturalistica ed ambientale, che come polo di alta formazione e luogo di insediamento di attività e ricerche sulla frontiera dell‟alta tecnologia

La riformulazione degli obiettivi del Piano strategico

Il Piano Strategico dell‟Aquila era, al momento dell‟evento sismico, in fase conclusiva: la proposta di “Documento finale”, presentata in conferenza stampa il 19 marzo 2009, e pubblicata sul sito web comunale, stava per essere discussa in un Forum pubblico. 

Certo il terremoto ha impresso una fortissima “sterzata” alla traiettoria della città, con effetti pesantemente negativi su tutte le dimensioni della vita sociale ed economica. Tuttavia le indicazioni di fondo presenti nel documento di Piano, le vocazioni di fondo ed i temi di lavoro individuati allora, restano sostanzialmente validi: la formazione, quindi l‟Università, la ricerca e l‟alta formazione, la valorizzazione dei fattori territoriali (Gran Sasso, montagna e beni culturali) e dei turismi, il rafforzamento dell‟offerta culturale e di servizi nella città policentrica.

Naturalmente in un quadro così profondamente modificato e alla luce delle stringenti necessità del post terremoto (e quindi dei tre obiettivi di fondo sopra esposti), la scommessa sul rilancio della città deve passa attraverso le modalità della sua ricostruzione fisica e sociale. Pertanto la riformulazione degli obiettivi del Piano strategico,  rappresenta la strategia per dare attuazione a quell‟idea di città che vede nella ricostruzione l‟opportunità per far fare all‟Aquila il salto di qualità da tutti auspicato.

In questi mesi, sulla base dell‟analisi della situazione (ricognizione su dati, interviste a testimoni privilegiati, documenti), sono stati elaborati i primi documenti sulle linee strategiche di sviluppo della Città, confluiti in gran  parte nella relazione del Piano di Ricostruzione del Comune dell‟Aquila. Schematizzando, tre sono le linee di lavoro principali individuate, su cui si deve basare prioritariamente una ricostruzione che punti a migliorare nelle sue performances la città pre-sisma:

- far tornare il centro storico il cuore della vita sociale della città, non solo ricostruendolo con una forte attenzione alla sicurezza, alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico, alla qualità e vivibilità urbana, ma anche assicurando il ritorno delle principali funzioni che prima vi erano insediate (a partire dalle sedi del terziario pubblico);

- garantire una buona e diffusa qualità sociale ed urbana (servizi, accessibilità, spazi verdi, partecipazione) in una città oggi allungata e dispersa, divenuta in gran parte periferia, in cui le vecchie microreti comunitarie si sono frantumate;

- favorire un rilancio economico di lunga durata basato sullo sviluppo delle vocazioni profonde dell‟Aquila ma anche sulle opportunità legate al nuovo scenario.

A tali linee di lavoro se ne associa una quarta, trasversale, che riguarda il rafforzamento e la riorganizzazione dell‟attività amministrativa, chiamata ad uno sforzo straordinario e a sfide inedite.
Per ciascuna di queste linee di lavoro, seppure in forma provvisoria, sono stati individuati assi di intervento, azioni e relative progettualità.


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