menu
sezioni
Riceviamo ìdalla responsabile Pd Ricostruzione Stefania Pezzopanee publblichiamo:
''Il gruppo Pd in Consiglio regionale emenda una legge, presentata alla chetichella dall’assessore alla Protezione civile Gianfranco Giuliante, che, prevedendo la trasformazione dei contratti di collaborazione in rapporti di lavoro a tempo determinato per i soli precari della Regione, apre la strada alla loro stabilizzazione.
Il Pd, attraverso la propria iniziativa consiliare, vuole invece aprire questa possibilità a tutti i precari della ricostruzione.
Quegli stessi precari che la Regione avrebbe potuto stabilizzare, con gli strumenti e le possibilità che, a differenza dei Comuni e delle Province, le assegna la legge, evitando l’ormai famigerato “concorsone” sul quale, oggi, si sbraccia ipocritamente lo stesso Giuliante.
Atteggiamento non dissimile da quello di altri esponenti locali della maggioranza in Regione, che a parole difendono i precari e biasimano il concorso ma, nei fatti, approvano leggine e sveltine come questa.
Se, infatti, i Comuni e le Province non possono legiferare in merito a stabilizzazioni del personale precario e, pertanto, hanno dovuto attenersi alle diposizioni contenute nella cosiddetta legge Barca, e dunque procedere alle assunzioni tramite concorso, affidandolo, sempre per legge, al Ripam, la Regione avrebbe potuto fare per tempo, e per tutti, l’unica cosa sensata, giusta e opportuna, vale a dire promuovere una legge che trasformasse i precari della ricostruzione in lavoratori a tempo indeterminato, salvaguardando i diritti dei dipendenti e la possibilità, per gli enti, di avvalersi di lavoratori preparati, motivati e dotati di competenze specifiche (come peraltro fatto da altre Regioni colpite da eventi sismici).
La risibile “scoperta dell’acqua calda” fatta oggi dall’assessore Giuliante rischia dunque di trasformarlo da cacciatore di talpe in trovatore di tapiri per sé.
La banca del Formez, infatti, costituita da migliaia di domande con relative risposte, era ed è ben nota a tutti e, segnatamente, ai giovani che si misurano o devono misurarsi con i concorsi, come i nostri precari.
Nessuna nuova talpa, dunque, solo un tentativo mal riuscito di spostare l’attenzione dal nocciolo del problema, riguardo a questa imbarazzante e incresciosa vicenda.
Ossia che la deplorevole fuga di notizie rispetto alle prove che, ripeto, inficia e pregiudica la trasparenza di tutta la procedura, è un fatto tutto interno all’entourage del presidente Chiodi.
Da un suo stretto collaboratore è partita, infatti, e ad una sua stretta collaboratrice è arrivata la mail incriminata. Questa è la realtà.
Su questo il presidente e l’intero esecutivo dovrebbero dare risposte, non solo alle istituzioni che agli esiti di quel concorso affidano le sorti della ricostruzione, ma, soprattutto, a quei precari che vi affidano le loro stesse vite.
Risposte che, credo, data la gravità dei fatti, non potrebbero che essere le dimissioni, se davvero le parole legalità e trasparenza avessero ancora un senso in certi ambienti.
Dal momento che siamo davvero preoccupati per i contorni che sta assumendo questa vicenda e per le conseguenze che potrebbe avere, torno a chiedere, come responsabile nazionale Pd per la Ricostruzione e come assessore comunale, che a pagare non siano né i cittadini né gli aspiranti al concorso né le pratiche per la ricostruzione.
È evidente, infatti, che se ci fossero ritardi nell’espletamento delle pratiche concorsuali le cause sarebbero tutte da ricondurre all’entourage di Chiodi e a persone di sua fiducia e pertanto peri questi stessi ritardi non è ammissibile che paghino altri.
Dunque, per ogni giorno che slitta rispetto alla tabella di marcia sulle assunzioni, il Governo preveda proroghe consequenziali e correlate per i precari della ricostruzione.''