Piccole Anime Sospese, la Scuola Torna a Parlare, ma Non Risponde

Tozza: "Tutti insieme ce la faremo", ma non risponde alle legittime domande di questo giornale

24 Aprile 2020   11:46  

Sono passati tre giorni e due PEC di questa testata, ma alla fine la dott.ssa Antonella Tozza, direttore dell'USR Abruzzo, ha voluto parlare, non con questo giornale, ma con l'ANSA.

Una ben misera comunicazione di servizio che non risponde ai nostri interrogativi e lancia un'ombra sulla diversità di trattamento degli studenti abruzzesi.

Ma partiamo, per completezza d'informazione, dai virgolettati che riporta l'ANSA Abruzzo.

"Ci rendiamo conto che la Didattica a Distanza (DaD) è un aggravio di impegno sia per la scuola che per le famiglie, e che non sempre la connessione consente di effettuare i collegamenti e che non è possibile in ogni situazione raggiungere il 100% dei ragazzi, ma sono convinta che tutti insieme ce la faremo". A sottolinearlo è il Direttore Generale dell'USR Abruzzo, Antonella Tozza, parlando della situazione scolastica in merito alla gestione dell'emergenza sanitaria da Covid-19. "Molti docenti - aggiunge - hanno dovuto in tempi rapidissimi acquisire ulteriori abilità per far fronte alla nuova sfida della DaD, per questo un grazie di cuore a loro, ai dirigenti scolastici ed a tutto il personale della scuola che sta lavorando in tal senso".

Il nostro direttore ha, per primo, scoperchiato il vaso di Pandora della diversità di trattamento tra gli studenti abruzzesi (e per questo ha ricevuto attacchi personali pesantissimi da un paio di facinorose insegnati) non ha ancora la possibilità, come la nostra testata, di ricevere risposta ai pochi e semplici interrogativi posti nel precedente articolo che riassumiamo in quattro punti.

Punto primo, come mai a 50 giorni dalla chiusura delle scuole in Abruzzo ancora esiste una evidente disorganizzazione e una gestione completamente disomogenea che non riesce a garantire eguali possibilità di accedere alla DaD e all'insegnamento a distanza. Non parliamo di limiti tecnici o tecnologici, parliamo di mala gestione del personale docente e dei mezzi che sono già in possesso della scuola.

Questo porta le insegnanti in una sorta di autogestione delle classi di studenti e dei rispettivi genitori. Da un lato, infatti, la scuola chiede ai genitori di supplire alle insegnati, dall'altro chiede alle insegnanti di continuare a lavorare, ma ad entrambi non chiarisce il ruolo da occupare ed ognuno fa da se generando il caos.

Punto secondo, parliamo di futuro. Qui ognuno naviga a vista, i genitori non sanno quello che li aspetterà il giorno successivo, le insegnanti non sanno ciò che fanno le altre del gruppo, entrambi non sanno cosa succederà domani e se dovranno "insegnare" attraverso messaggi Whatsapp, lezioni su fotocopie, video inviati sulla famosa DaD.

Questa non è scuola, ma caos e se poteva essere tollerato, non giustificato, nelle prime due settimane di emergenza, non può esserlo dopo quasi due mesi.

Ci chiarisca la dott.ssa Tozza se il suo obiettivo è il celebre "passa oggi che arriva domani"? Si "tira a campare" fino alla chiusura dell'anno? Si costringeranno ancora una volta i genitori che sono educatori, ma non insegnanti, a mettere da parte lavoro, vita personale, ruolo famigliare per rivestire i panni che spettano ad altri e che non hanno neanche la competenza di rivestire?

Punto terzo, ci chiarisca il direttore USR Abruzzo come mai alcune insegnanti, nonostante il caos, stanno lavorando più che mai, incessantemente, a tutte le ore per portare avanti il ruolo fondamentale che hanno preso di fronte ai ragazzi ed alle loro famiglie e perchè alcune insegnanti sono semplicemente scomparse.

Punto quarto, a cosa si riferiscono le insegnanti quando "in camera caritatis" dicono che le videolezioni in alcuni circoli, alcune scuole, alcune classi NON si faranno mai. Questo per "ordini dall'alto", quali sono questi ordini, quanto è "alto", quanto e quando è stato stabilito.

 

La nota del direttore:

Come genitori vogliamo solo essere partecipi delle decisioni e vogliamo esporre le nostre problematiche.

Io so solo che da quando abbiamo organizzato qualche videochiamata tra "le mie figlie" (come dice una sua insegnante in modo sprezzante tra i commenti di Facebook per intimorirmi) ed i loro compagni, che non vedevano da tempo sono entrambe più tranquille. So solo che vederle scorrere i nomi su classroom le ha riportate per un attimo a quella quotidianità, so solo che ricevere la telefonata di un'insegnate le ha commosse fin quasi a farle piangere.

E so che non è solo un mio problema, ma un malessere diffuso.

Solo questo ci si aspetta, una scuola che, seppur virtuale, dia delle certezze, dei punti fissi, delle figure precise, null'altro.

 


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