Pietro, un cittadino: ricostruire dal basso

15 Aprile 2009   23:52  

Mi chiamo Pietro e sono un cittadino de l’Aquila.

Quando il cataclisma si è abbattuto sull'Aquila io ho provato terrore, pulsione reattiva per la mia vita e per quella dei miei cari, sgomento, visione, confusione, alienazione, fiducia, reazione;

poi il pensiero e l'azione hanno raggiunto gli amici, i conoscenti, i cittadini, la città intera: paura, pulsione, forza, rassicurazione, ancora paura, impotenza, pianto, dolore, stupore, spaesamento, sgomento, abbracci, gioia, conforto, pianto, consolazione e la gamma completa delle umane emozioni e sentimenti fuse insieme.

Noi che abbiamo avuto la vita salva, abbiamo pianto la perdita dei nostri cari e la distruzione della nostra città; noi che abbiamo avuto la vita salva abbiamo dato conforto e cercato il conforto da amici, conoscenti, cittadini.

Dopo qualche giorno il pensiero è andato alla perdita della mia esistenza: io che ho avuto la vita salva ho perso la mia esistenza.

In questo il cataclisma ci ha tutti -noi cittadini- colpito: la perdita della nostra esistenza.

Molti hanno perso affetti, troppi hanno perso (quell'insieme di sacrifici, passione, angolo di sicurezza chiamato) casa, tutti abbiamo perso la nostra esistenza.

Adesso che un po' di giorni sono passati alterniamo giornate e momenti in cui, versiamo lacrime, avvertiamo il dolore nel tentativo di asciugarlo ad altri in cui questa riserva di dolore, che in fondo avvertiamo e sempre avvertiremo, agisce come fattore reattivo e forza propulsiva: noi rivogliamo la nostra città, scenario e sfondo della nostra esistenza.

E la rivogliamo in tutta la sua bellezza, in tutto il suo splendore, ed anche di più!

Si sentono cose inquietanti da parte della classe politica dirigente sulla veicolazione degli aiuti di stato e comunitari -i nostri soldi, i soldi delle nostre tasse: case low-cost in nu town, epurazione linguistica per case popolari in periferia da degradare e quindi degradata, che non servono a niente e nessuno se non a veicolare gli aiuti per il terremoto nelle tasche degli imprenditori edili collegati al -e di controllo del- sistema politico di riferimento, i quali, come da prassi nel nostro Paese, effettueranno costruzioni scadenti a costi irrisori che venderanno poi ad un prezzo presumibilmente alto allo Stato -quale sublime plusvalore! e paradossalmente rivenderanno una seconda volta al cittadino, ignaro di tutto ciò per l'azione affabulatrice dei media, che nella società contemporanea, di regola, non 'danno notizie' ma 'fanno in-formazione' quindi formano le menti strumentalmente al sistema di controllo economico e politico;

provvedimenti a salvaguardia delle banche che, con il crollo delle case gravate da ipoteca, hanno perso capitale;

altre proposte di provvedimenti in questo senso ci sono, ed altre ce ne saranno.

Non possiamo aspettare che la politica locale, in quanto personalmente coinvolta dal cataclisma, faccia da filtro, e questo per logiche essenziali (controllo dell’economia sulla politica).

Gli aiuti devono essere veicolati in maniera virtuosa!

Siamo noi che abbiamo perso gli affetti, siamo noi che abbiamo perso la casa, siamo noi che abbiamo perso il lavoro, siamo noi che abbiamo perso la nostra esistenza.

E a noi che sono rivolti gli aiuti, a noi devono servire. Noi li dobbiamo utilizzare, noi li dobbiamo gestire, noi dobbiamo averne il controllo.

Noi dobbiamo agire. I cittadini. In prima persona. E tutti uniti.

Mille menti, mille anime e un solo corpo.

Costituzione di un comitato cittadino: forza, vigore, intelligenza, passione, motivazione, dolore, esperienza, voglia, visione sottile, perizia, competenza..

Rivogliamo la nostra città.

Rivogliamo la nostra esistenza.

Siamo e dobbiamo rimanere tanti, tosti e incazzati!

IMMOTA MANET!

 

Pietro, cittadino de l’Aquila


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