Più di un milione i disoccupati "nascosti"

18 Ottobre 2011   20:25  

In Italia nel 2010 sarebbero oltre un milione e mezzo i disoccupati impliciti, (coloro cioe' coloro che pur non facendo azioni dirette di ricerca di occupazione sono disponibili a lavorare). In particolare, al Sud sarebbero oltre un milione, a fronte di 958mila disoccupati ufficiali, mentre al Centro-Nord oltre 414mila, a fronte di oltre 1 milione 100mila disoccupati espliciti.

Il che porterebbe il tasso di disoccupazione corretto al Sud al 25,3% (dal 13,4% ufficiale) e al Centro-Nord al 10,1% (6,4% ufficiale). E' questo il contenuto principale dell'audizione Svimez alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati che si e' svolta stamani a Roma nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul mercato del lavoro tra dinamiche di accesso e fattori di sviluppo. Tra il 2003 e il 2010, spiega la Svimez, gli inattivi in eta' da lavoro sono cresciuti nel Sud di oltre 750 mila unita'. Se "nel Centro-Nord la perdita di posti di lavoro tende a trasformarsi quasi interamente in ricerca di nuovi posti di lavoro", si legge nella nota, "nel Mezzogiorno, al contrario, solo in minima parte si trasforma in ricerca esplicita di nuova occupazione, contribuendo ad alimentare l'area dell'inattivita' ed il lavoro irregolare".

E' quindi la zona grigia dell'inattivita' che sfugge alle statistiche ufficiali, visto che non considera i disoccupati impliciti. "A fronte di 252 mila posti di lavoro persi nel 2009-2010 al Nord vi sono stati ogni anno circa 290 mila unita' di lavoro virtuali in Cassa integrazione; mentre al Sud la CIG ha riguardato appena 65 mila unita' virtuali a fronte di una perdita di occupazione allarmante, di circa 280 mila occupati. In altre parole, mentre al Nord per ogni persona che ha perso il lavoro ve ne sono quasi due protetti dal sistema di ammortizzatori sociali, nel Sud invece solo un lavoratore su quattro gode delle tutele offerte dall'attuale sistema improntato sulla Cassa integrazione.

L'anomalia italiana, prosegue la Svimez, sta nella quota molto elevata della spesa previdenziale destinata alla popolazione in eta' avanzata (58,8% della spesa sociale complessivamente erogata, a fronte di valori inferiori al 50% della quasi totalita' dei paesi europei). Proprio per effetto della concentrazione delle pensioni nel Centro-Nord, la spesa del Welfare che riceve ogni abitante e' pari a 7.200 euro al Nord e a 5.700 euro al Sud, con un divario a sfavore del cittadino del Sud di circa 1.500 euro". Infine "rimane ancora debole la seconda gamba del Wel-fare italiano, quella che dovrebbe favorire, attraverso servizi e trasferimenti, l'inclusione sociale e l'ampliamento delle opportunita'. La percentuale di bambini accolti in asilo nido, pubblici o privati convenzionati, e' al 15% nel Centro-Nord e all'1,8% nel Mezzogiorno".


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