Primo farmer's market a Sulmona: dal produttore al consumatore

La filosofia del mercato contadino

27 Settembre 2008   23:52  
Dal produttore al consumatore, senza passaggi intermedi. E' il principio del farmer' s market, il mercato del contadino, attivo in via sperimentale a Sulmona, piazza Garibaldi, dal mese di ottobre.
Saranno tre gli appuntamenti mensili fino a dicembre, per poi prendere piede stabilmente come nelle altre località italiane, pioniere di questo splendido progetto nato da un' iniziativa della Coldiretti.
Il programma, seguito dall' Assessorato alle Attività Produttive della Regione, è stato istituito in qualità di vero e proprio mercato degli agricoltori dall'art. 1 comma 1065 della Finanziaria 2007, al fine di promuovere lo sviluppo della piccola e media imprenditoria agricola tramite la vendita diretta dei prodotti ai consumatori.

Il farmer' s market nasce in California grazie all' illuminata ispirazione della biochef Alice Waters, titolare del noto ristorante "Chez Panisse" di Berkley, e promotrice della filosofia del "cibo sostenibile".
La proverbiale prolificazione di questi mercati contadini (circa 3700 solo nelle grandi metropoli), ha reso possibile un' inversione di tendenza negli stili di consumo alimentari americani, riportando in auge un approccio salutista e rispettoso dell' ambiente, in quanto favorevole alla stagionalità del prodotto.

In Europa, dopo Francia e Regno Unito anche l' italia si è aperta al principio del mercato contadino, che ha fatto il suo esordio a Taranto in pieno centro, fornendo lo spunto ai baresi che ne hanno subito fondato uno, con la scusa dello sciopero dei tir e della neve, lo scorso dicembre.
Farmer' s market sono nati anche in Basilicata, Toscana, Umbria, Emilia e Trentino.
In Abruzzo il mercato contadino ha fatto la sua prima timida comparsa a Torricella Sicura, lo scorso maggio, grazie al Gal Appennino teramano che ne ha curato l' organizzazione.

La filosofia di questo fenomeno va ben oltre la possibilità di acquistare cibi con un risparmio di oltre il 30% rispetto a quelli smerciati mediante la filiera tradizionale.
Si tratta di un ritorno alle origini denso di emozioni da esplorare: fare la spesa in questi centri consente di ritrovare il contatto con il proprio territorio, di conoscere l'origine esatta dei prodotti, la loro storia, la realtà agricola di una data zona, ritrovando il sapore del cibo fresco di stagione non più anestetizzato dai lunghi trasporti e dai trattamenti tipici della catena industriale.
Un' agricoltura diversa,"di fatto", aperta anche a quei piccoli produttori che coltivano la terra per autoconsumo, ma che ciclicamente si ritrovano con delle eccedenze da smaltire.
Insomma un' iniziativa da incoraggiare, specie in quest' epoca frenetica fatta di finti prodotti volti alla soddisfazione di finti bisogni.


GDC

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