Quel sogno del Fucino, vasche di accumulo e impianti irrigui

Lettere abruzzesi di Giovanni Pace

06 Marzo 2009   10:33  

Tornano, interessanti come sempre le Lettere abruzzesi dell'ex presidente della Regione Giovanni Pace, che questa volta si occupa di irrigazione nel Fucino

 

C’è da recuperare – quanto meno tentare – un finanziamento di 62 milioni di euro (120 miliardi di vecchie lire) ottenuto dalla Giunta che presiedevo, deliberato dal CIPE nel dicembre 2001, all’interno del programma “sistemi idrici integrati” che assegnava alla nostra Regione qualcosina come 464,81 milioni di euro.

D’accordo e d’intesa con la Regione Abruzzo, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti predisponeva una scheda che riguardava l’intervento sulle vasche di accumulo ed impianti irrigui “Piana del Fucino” che già risultava assetata e sull’orlo di una crisi di quell’agricoltura. Nella scheda veniva riprecisato il relativo finanziamento che, come dicevo, era di 120 miliardi di lire, oggi 62 milioni di euro, e veniva affidata alla Direzione Agricoltura (l’Assessorato era allora retto da Francesco Sciarretta) la funzione di amministrazione aggiudicatrice della iniziativa.

La Giunta Regionale dell’epoca adottava il 30/12/2003 l’atto 1265 con il quale – tra l’altro – si deliberava:

Di indire una procedura negoziata per la costituzione di una società consortile per azioni, di scopo, a prevalente capitale privato, partecipata per il 20% dal Consorzio di Bonifica Ovest Bacino Liri Garigliano, per il 10% dalla Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo – ARSSA e per il 70% da privati individuati mediante apposita proceduta negoziata;

Di approvare lo schema di statuto della costituenda società, quello di patti parasociali ed il capitolato di gara che avrebbe regolato la procedura negoziata.

 

La procedura fu attivata, approvata e avallata dalla UE e dalla Magistratura Amministrativa e prevedeva, in buona sostanza, che alla gestione degli impianti avrebbero provveduto il Consorzio di Bonifica Ovest e l’ARSSA, quali componenti pubblici in rappresentanza della Regione e a tutela degli utenti, partecipi in una società mista costituita con il socio privato che si sarebbe aggiudicata la gara per la realizzazione delle opere, in grado di anticipare tutti i fondi necessari, in attesa di quelli pubblici (proget financing).

Durante la mia presidenza è pervenuto ufficialmente alla Direzione Agricoltura della Regione un solo progetto rimesso da un soggetto privato  in risposta al bando pubblico emesso in base alle norme comunitarie, e che fu giudicato valido da una commissione tecnica.  Nessun altro progetto è stato mai trasmesso alla Regione in risposta al bando di cui sopra, da quel che mi dissero. Ci furono dei ricorsi, respinti nei vari gradi.

Poi il governo Del Turco ha voluto riformulare tutto.

Pensiero legittimo, ci mancherebbe, ma dannoso se inconcludente come si è dimostrato nel caso di specie. Infatti  Del Turco ha fatto licenziare la legge Regionale n.37 del 21/11/2007 – Riforma del Sistema Idrico Integrato della Regione Abruzzo che all’art.1 comma 13, recita:

“Al fine di pervenire al complesso riesame della situazione giuridica e dei rapporti correlati conseguenti all’adozione della delibera di Giunta Regionale n°1265 del 30.12.2003, in particolare in considerazione delle oggettive condizioni che  non consentono alla Direzione Agricoltura di provvedere tempestivamente ed efficacemente all’espletamento delle procedure di riesame, viene individuato con un decreto del Presidente della Giunta regionale, su proposta dell’Assessore all’Agricoltura, un Commissario ad Acta.”

Capito? La Giunta Regionale dopo due anni e mezzo (trenta mesi) si accorge della esistenza di condizioni che non consentono di provvedere tempestivamente all’espletamento delle procedure del riesame.

Ma tant’è. Veniva nominato, per provvedere a fare quello che c’era da fare, il Commissario ad Acta nella persona dell’architetto Gaetano Fontana che è funzionario dello Stato, persona di prestigio e di grande esperienza, che però non ha preso mai servizio, poiché nel frattempo nominato presidente di un importante ente.

Le regole di utilizzo delle risorse CIPE sono rigorose e quando non le si osserva, specie in ordine ai tempi, scatta la regola del disimpegno.

Possono essere recuperati questi 62 milioni di euro per il Fucino? Io credo di si e intanto lo spero. Ovviamente c’è da lavorare ma a Mauro Febbo va certamente riconosciuta questa capacita. Perciò, e come sempre, buon lavoro, Mauro.

  

Giovanni Pace


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