Raffica di penalizzazioni, Abete zittisce Macalli

Rientrato il pericolo di nuovi deferimenti

04 Marzo 2011   12:37  

Si era diffusa ieri la notizia di imminenti penalizzazioni che avrebbero sconquassato tutto il calcio professionistico italiano. A partire dalla serie A, per finire nella malconcia Lega Pro. Bufera in men che non si dica. Protagonista, non nuovo, il presidente della Lega Pro Mario Macalli (nella foto), che si era lasciato sfuggire a margine del Consiglio Federale che 36 società (sei di Serie A Tim, sei di Serie Bwin, dodici di Prima Divisione e altrettante di Seconda Divisione) erano state segnalate dalla Covisoc alla Procura Federale per non aver pagato gli stipendi sui conti dedicati previsti dallo statuto federale, eludendo dunque la tracciabilità dei pagamenti. Una irregolarità che, a detta di Macalli, avrebbe condotto ad una nuova raffica di penalizzazioni che avrebbe sconvolto le classifiche dei campionati professionistici.

Per qualche ora un brivido ha percorso le schiene dei rappresentanti del professionismo calcistico italiano, perchè l' irregolarità avrebbe tirato in ballo per la prima volta club che con i pagamenti sono totalmente in regola. L' anomalia, infatti, secondo Macalli non riguardava il mancato pagamento degli stipendi, bensì, novità assoluta, l' utilizzo di altri conti rispetto a quello dedicato per l' assolvimento dei propri adempimenti.

Ma ad intervenire ci ha pensato direttamente il presidente Figc Giancarlo Abete, che ha bollato come "improvvide" le dichiarazioni di Macalli ed ha smentito la paventata possibilità di nuove penalizzazioni. "I campionati non saranno in alcun modo sconvolti, me ne assumo le responsabilità - ha dichiarato Abete - La valutazione sarà rimessa agli organi preposti, ma le norme federali prevedono delle penalizzazioni solo in caso di inadempienze: si punisce, cioè, solo il mancato pagamento, e non il pagamento effettuato in altri modi. Se pensiamo che possano essere sconvolti i campionati per pagamenti effettuati con modalità difformi, allora immettiamo nel sistema un meccanismo che rischia di rovinare l’immagine di un prodotto che non merita questo trattamento". (a.f.)


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