Rapporto Eurispes: Italia ferma, corrotta e con stipendi bassi

Nuneri che remano contro

29 Gennaio 2010   13:04  

Siamo un paese immobile, privo di idee e progetti: un paese popolato di litigiosi aspiranti ingegneri o architetti che non hanno interesse a che i lavori partano e si concludano nel segno del cambiamento necessario. Questi sono i padroni della transizione infinita interessati piu' che alla prospettiva al mantenimento dello 'status quo'. E' questo il 'senso politico' del Rapporto-Italia 2010 dell'Eurispes presentato oggi e incentrato sul mancato passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Tanto che e' "proprio la mancanza di un progetto", evidenzia il Rapporto, che "segna pesantemente il presente, mortifica le attese degli italiani e impedisce di immaginare e costruire il futuro".

Ricordato che l'anno scorso "fummo i soli a sostenere che la crisi finanziaria non avrebbe inferto colpi irreparabili all'economia italiana e che sarebbe stata di breve durata - ha spiegato il Presidente, Gian Maria Fara - e mentre molti economisti prevedevano sventure, noi vedevamo possibile una sia pur lieve ripresa gia' a partire dalla fine del 2009", il punto d'attacco del Rapporto e' il mancato passaggio dalla prima alla seconda Repubblica.

"Noi avvertivamo il rischio che l'attenzione del Paese potesse essere distolta, con la paura di un crollo dell'economia, dalle vere cause del malessere italiano e percio' fosse ulteriormente prorogata la cosiddetta fase di transizione nella quale la Repubblica e' impantanata da quasi vent'anni", ha precisato ancora Fara. "E' infatti questo il tempo che e' trascorso dal crollo della Prima Repubblica ad oggi.

E' diventato chiaro che il modello di sviluppo elaborato dalla classe dirigente nel dopoguerra si era praticamente esaurito dopo aver trasformato un paese agricolo in una delle prime dieci potenze economiche e la sua fine coincise con la fine di una classe dirigente che non aveva saputo comprendere, interpretare e governare i cambiamenti".

L'analisi critica del Rapporto e' che "mantenere il cantiere aperto comporta un costo altissimo per la nostra economia ed un rischio per la tenuta stessa della democrazia. Non abbiamo timore di essere accusati di eccessivo allarmismo, ma dal nostro osservatorio - ha notato Fara - cogliamo segnali preoccupanti di disagio, di distacco, quando non di ostilita' nei confronti delle Istituzioni che aspiranti capipopolo vorrebbero cavalcare. E mentre tutto cio' accade, la nostra classe dirigente appare interessata solo agli equilibri di potere, a costruire e smontare alleanze, ad operare per il proprio esclusivo tornaconto, ad imbastire lucrosi affari, a difendere privilegi e vantaggi senza rendersi conto che l'intero sistema si sta progressivamente sfaldando. Una sola preoccupazione e' in cima ai pensieri di tutti: come prepararsi al dopo Berlusconi"

STIPENDI, QUELLI DEGLI ITALIANI I PIU' BASSI D'EUROPA

Gli italiani hanno gli stipendi piu' bassi tra i paesi industrializzati. Nel Rapporto 2010, l'Eurispes ricorda che nell'area Ocse a parita' di potere d'acquisto, il nostro paese occupa il ventitreesimo posto sui trenta paesi monitorati, con un salario medio netto annuo che ammonta a 21.374 dollari, pari a poco piu' di 14.700 euro. Tra i paesi con il maggior salario medio netto annuo per un lavoratore senza carichi familiari si collocano tra i primi dieci: Corea del Sud (39.931 dollari), Regno Unito (38.147), Svizzera (36.063), Lussemburgo (36.035), Giappone (34.445), Norvegia (33.413), Australia (31.762), Irlanda (31.337), Paesi Bassi (30.796) e Usa (30.774). Il nostro Paese con 21.374 dollari occupa invece la ventitreesima posizione, collocandosi dopo quegli altri paesi europei con retribuzioni nette annue che si aggirano in media intorno ai 25.000 dollari, tra i quali: Germania (29.570), Francia (26.010), Spagna (24.632), e superando invece solo: Portogallo (19.150), Repubblica Ceca (14.540), Turchia (13.849), Polonia (13.010), Slovacchia (11.716), Ungheria (10.332) e Messico (9.716). La distanza dell'Italia dal vertice della classifica e' considerevole, essendo la differenza tra i salari piuttosto elevata: i dipendenti italiani percepiscono infatti uno stipendio annuo netto inferiore di 18.557 dollari rispetto ai coreani, 16.773 dollari in meno rispetto agli inglesi e piu' di 14.600 dollari rispetto a svizzeri e lussemburghesi. Abissi ci separano anche da Norvegia, Irlanda, Paesi Bassi, Germania, Austria, Svezia, Grecia, Belgio e Francia (i cui cittadini possono godere di salari che sono piu' alti di quelli italiani per una quota che va dai 12.000 ai 4.600 dollari annui). Volendo fare un paragone con gli altri cittadini europei, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale che e' inferiore del 44% rispetto al dipendente inglese, guadagna il 32% in meno di quello irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 19% in meno di un greco, il 18% in meno del cittadino francese e il 14% in meno di quello spagnolo. I lavoratori italiani incassano dunque ogni anno retribuzioni medie tra le piu' basse dei paesi industrializzati, mediamente il 17% in meno della media Ocse, il cui valore e' pari a 25.739 dollari. Se invece come termine di paragone viene assunta l'Europa a 15 (27.793 dollari annui di media), lo stipendio italiano e' inferiore del 23% o nell'Europa a 19 (mediamente 24.552 dollari annui), il compenso medio annuo del lavoratore italiano e' minore del 13%. Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel corso dell'ultimo ventennio il valore degli stipendi degli italiani sarebbe diminuito di quasi il 13% rispetto al Pil, contro una flessione media pari all'8% nelle 19 economie piu' avanzate.

CITTADINI E BANCHE, TROPPO CARE E DISTANTI DA FAMIGLIE

Le banche sono troppo care e distanti dalle esigenze delle famiglie. La bocciatura emerge dal sondaggio condotto dall'Eurispes per il suo Rapporto Italia 2010. A giudicare eccessivamente onerosi i prestiti concessi dagli istituti e' il 45,2% degli intervistati. Ma cio' che maggiormente viene contestato al sistema creditizio e' la sua lontananza dalle esigenze della gente comune. L'86,1% del campione ritiene che le banche non siano in alcun modo (46,6%) o poco (39,5%) in grado di farsi carico dei problemi e delle necessita' delle famiglie. Il 55,2% degli italiani e' inoltre molto convinto che le banche diano credito solo a chi dimostra gia' di possedere beni e l'84,1% le giudica esose. Assai diffusa e' l'idea che le banche diano credito ai potenti indipendentemente dalle garanzie: appartiene al 71,5% degli intervistati. Il 75,7% degli italiani pensa che gli istituti di credito raccolgano i risparmi tra i piccoli per finanziare i grandi. Appena il 16,5% giudica le banche importanti per finanziare le imprese. Insufficienti anche i servizi offerti: il 78,4% del campione ne da' un giudizio negativo o appena sufficiente.

EURISPES: CASA, AFFITTO ARRIVA A COSTARE IL 116% DEL REDDITO

Diventa sempre piu' difficile sostenere acquistare casa, e soprattutto sostenerne il costo: l'affitto arriva cosi' a costare anche il 116% del reddito per una famiglia con un reddito annuo di 20 mila euro l'anno e che abita in una zona centrale. Per quanto riguarda i mutui, nel Rapporto 2010, l'Eurispes ha spiegato che e' un problema, quello della sua sostenibilita', che si e' tradotto in un incremento del numero di sofferenze e pignoramenti. Nel terzo trimestre 2009, il flusso delle nuove sofferenze rettificate in rapporto alla consistenza dei prestiti alla fine del periodo precedente, ha raggiunto l'1,5% per le famiglie consumatrici (dallo 0,9% nel periodo corrispondente del 2008) e ha prodotto un rischio di ingresso in sofferenza maggiore per i contratti a tasso variabile, per i mutuatari piu' giovani, per quelli residenti nel Mezzogiorno e per gli immigrati. Il numero di nuove procedure di pignoramento immobiliare e' cresciuto del 20% tra il primo semestre 2006 e il primo semestre 2007 (da 15.021 a 18.043) e del 16,7% tra il primo semestre 2007 e il primo semestre 2008 (da 18.043 a 21.059), con circa 130.000 procedimenti pendenti. Tornando agli affitti, una famiglia con un reddito annuo di 20.000 euro che volesse vivere in una zona urbana centrale di una delle otto citta' considerate, dovrebbe destinare al pagamento del solo canone di locazione (escluse quindi le spese accessorie), una percentuale del proprio reddito compresa tra il 24,8% e il 116,6%, mentre in zona periferica la stessa percentuale varierebbe dal 20,2% e il 67,5% (rispettivamente Palermo e Roma); l'incidenza del canone di locazione su un reddito di 30.000 euro l'anno risulterebbe, ovviamente, inferiore, ma tutt'altro che trascurabile. Varierebbe, infatti, tra il 16,6% e il 77,8% in una zona urbana centrale e tra il 13,4% e il 45% in periferia (rispettivamente Palermo e Roma).

SINGLE IN CRESCITA, NEL 2010 +10% RISPETTO AL 2007 

Single in crescita: nel 2010 sono +10% rispetto al 2007. Dal 2001 al 2007 sono aumentati da 5.592.381 a 6.910.716 (Istat). A stimarlo e' l'Eurispes nel rapporto 2010 dove si sottolinea che se il trend registrato negli ultimi 7 anni si manterra' costante, il numero dei single subira' nel 2010 un incremento percentuale di circa il 10,4% rispetto al 2007. Stando agli ultimi dati disponibili (2007) i single sono presenti soprattutto a Nord-Ovest: nel 2003 risultavano essere 1.872.046, oggi sono arrivati a 2.220.466 (32,1%). A Nord-Est, al Centro e al Sud, nel 2007 i single risultano, poi, rispettivamente pari a 1.415.001 (20,5%), 1.347.824 (19,5%) e 1.216.510 (17,6%). Essere single e', invece, una scelta di vita meno comune nelle isole, sebbene nel tempo anche in questa area geografica il fenomeno e' risultato in crescita (dal 2003 al 2007 si e' passati da 557.743 (9,9%) a 710.915 single (10,3%). Per quanto riguarda i consumi, la spesa media mensile di un single in Italia nel 2007 ammonta a 1.755 euro, in crescita rispetto al 2001 (1.492 euro). Nel 2008 il dato risulta ancora in crescita (1.763) e in particolare, le categorie di spesa sulle quali i single hanno investito maggiormente nel 2008 sono state quelle relative a: abitazione ed energia (in media 661 euro), alimentari e bevande (in media 307 euro) e trasporti e comunicazione (in media 249 euro), in linea con la tendenza registrata negli anni precedenti. Modaioli e attenti ad apparire, secondo l'Eurispes, essi non rinunciano a 'coccolarsi' con abiti e calzature di tendenza; basti pensare che nel periodo 2001-2007 la cifra dedicata a questi beni si e' attestata intorno ai 90 euro al mese. Da non sottovalutare sono gli acquisti di mobili, elettrodomestici e servizi per la casa, per i quali nel 2007 i single hanno speso mediamente 85 euro al mese (il 4,8% della spesa media mensile). Risulta piuttosto altalenante la spesa relativa al tempo libero, cultura e giochi (2001 in media 83 euro, 2006 in media 77 euro). L'attenzione rivolta dai single alla voce sanita' e', invece, maturata nel corso del tempo; infatti, nel 2007 essi sono arrivati spendere in media 59 euro (il 3% della spesa media mensile) contro i 44 del 2001 (il 3,3% della spesa media mensile). Infine, per dotarsi di mezzi adeguati per comunicare, i single hanno speso intorno ai 30 euro al mese, cifra che si riduce a circa la meta' per il consumo di tabacchi e l'istruzione. Lavorare ed essere single conviene. Rispetto al resto della popolazione, risultano i piu' inseriti nel mondo del lavoro: essi sono, infatti, occupati nel 69,2% dei casi e presentano un grado di disoccupazione non allarmante (4,3%). I single inattivi e pensionati ammontano, poi, al 25,6%, mentre risultano cassaintegrati solo lo 0,9% di essi (dati al II trimestre 2009)

CORRUZIONE, ITALIA AL 63MO POSTO NEL MONDO

Secondo Transparency International, nel 2009 l'Italia e' risultata al 63° posto (su 180 paesi) nella classifica sullo stato della corruzione nei paesi del mondo. L'anno precedente, nel 2008, l'Italia era stata collocata al 55° posto mentre nel 2007 risultava al 41° posto. Un dato ed una tendenza analoga si leggono nel Rapporto della Banca Mondiale, "Worldwide Governance Indicators 1996-2007", con riferimento, tra i vari indicatori, a quello relativi al controllo della corruzione (Control of Corruption). Siamo quindi di fronte - rileva l'Eurispes - a due dati molto significativi: un livello di corruzione assai elevato ed una tendenza al peggioramento. I dati del Servizio Anticorruzione e Trasparenza del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione elaborati dall'Eurispes parlano chiaro. Nel decennio 1996-2006, su 18.553 sentenze di condanna registrate nel Casellario Giudiziale Centrale, circa un terzo (6.091) sono condanne per atti contrari ai doveri di ufficio, 4.737 sono condanne per peculato, 4.634 per abuso di ufficio. L'abuso d'ufficio e' il reato piu' grave registrato nel 2006 dalla Corte di Cassazione, con 1.403 sentenze su un totale di 3.454 sentenze di condanna per atti contro la Pubblica amministrazione. Inoltre i dati riferiscono due aspetti importanti: il settore della sanita' emerge come quello piu' a rischio (3.219 persone denunciate su un totale di 6.752 denunce). A livello territoriale, le Regioni che risultano piu' colpite dai fenomeni della corruzione sono quelle meridionali: Calabria, Sicilia, Puglia si collocano ai primi posti nella classifica delle denunce ed e' sempre la sanita' il settore piu' a rischio. Ad esempio, in Calabria su 1.759 persone denunciate, ben 1.491 sono collegate al settore sanitario. Secondo il SAeT, pero', la corruzione "scoperta" e registrata in base alle denunce dei reati contro la Pubblica amministrazione, al suo patrimonio e al suo buon andamento, e' solo "la punta di un iceberg" rispetto ad una corruzione "coperta" che e' enorme e diffusa nella societa' italiana.
 dati raccolti per il periodo 2004-2008 manifestano "una stabilita' di fondo" del fenomeno corruttivo: in media, sono circa 3.800 reati l'anno ("praticamente nulla" rispetto alla vera entita' della corruzione in Italia). Tuttavia, nel 2006 si registra un incremento di reati di circa il 55% dovuto all'aumento delle denunce attinenti la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per danno all'integrita' del patrimonio della Pubblica amministrazione. Di conseguenza e' naturale che nel corso del 2006 il numero delle persone denunciate (19.976) sia stato di gran lunga superiore a quello registrato negli altri anni. Inoltre, nel 2008 i dati contro la PA sono stati 3.317 e nel I semestre 2009 il dato si attesta a 1.372 reati. La truffa e l'indebita percezione, penalmente sanzionate rispettivamente dagli artt. 640 bis e 316 ter C.p., rappresentano la quota percentuale piu' rilevante sul totale dei reati contro la Pubblica amministrazione: il 37,8% nel 2004, il 42% nel 2005, il 65,2% nel 2006, il 34,8% nel 2007, il 32,3% nel 2008 e il 31,7% nel I° semestre del 2009. Nel periodo 2004-2008, la verifica della distribuzione territoriale del fenomeno (numero di denunce collegate alla corruzione) conferma il non lodevole primato delle regioni meridionali: Sicilia (2.136), Campania (1.811), Puglia (1.566), Calabria (1.440). L'unica regione del Nord che si inserisce nel gruppo di testa e' la Lombardia (1.472). Su un altro fronte, quello del coinvolgimento dei cittadini nella lotta alla corruzione, il SAeT ha provato a potenziare il servizio, gia' organizzato dall'Alto Commissario, per stimolare la partecipazione attiva ma i risultati sono stati decisamente deludenti. In quattro anni, dal 2005 al 2008, le segnalazioni di reati da parte dei cittadini sono state assai modeste, solo 449. Nel 2008, nei primi tre mesi di competenza, solo 15 telefonate sono arrivate al SAeT, per lo piu' con richiesta di informazioni.


SCUOLA, STUDENTI SEMPRE PIU' IN FUGA VERSO LE 'PRIVATE'

Meno istituti cattolici, piu' scuole private: sono queste le nuove tendenze della scuola italiana, secondo l'Eurispes, che nel "Rapporto Italia 2010" sottolinea: anche il ritorno alla tanto paventata "meritocrazia", ha destato non pochi effetti a favore della scuola privata, soprattutto nell'ambito dell'istruzione superiore, dando adito alla cosiddetta "fuga dai licei", ovvero la richiesta di asilo a scuole meno complicate per sfuggire al recupero dei debiti a seguito degli esiti degli scrutini dell'anno scolastico 2008/2009 che hanno visto un aumento del 15-20% di alunni rimandati nelle scuole superiori, nonche' l'abbandono dei professionali per i corsi regionali. Dopo essere state equiparate nel 2000 dall'allora ministro Berlinguer, le scuole private, nel nostro Paese, spiega Eurispes," hanno cominciato a ricevere una serie di finanziamenti di denaro pubblico, sotto forma di sussidi diretti; finanziamenti di progetti finalizzati all'elevazione di qualita' ed efficacia delle offerte formative e contributi alle famiglie denominati "buoni scuola", sino a vedersi stanziare ben 130 milioni di euro dall'ultima Finanziaria 2010. A tali contributi statali, spesso considerati uno dei principali fattori che, rendendo meno onerose le rette alle famiglie che vogliono iscrivere i propri figli nelle scuole non statali, facilitano la scelta verso le scuole private, si sono aggiunti negli anni anche numerosi contributi erogati singolarmente dalle regioni e dalle amministrazioni locali a seconda delle esigenze territoriali. E' nell'area geografica del Nord che tali fondi hanno raggiunto livelli particolarmente elevati: ne sono un esempio la cosiddetta "dote per la liberta' di scelta" (45 milioni di euro di finanziamento) stanziata dalla regione Lombardia nel 2008, o i 14 milioni di euro di contributi per le famiglie che iscrivono i figli alle paritarie nella regione Piemonte, nonche' i finanziamenti erogati dalla Provincia di Trento nel 2009 con un importo pari al doppio (1 milione e 300 mila in piu'), rispetto all'anno precedente, o i 18 mila euro della giunta comunale Omega (Piemonte)". Ma perche' gli stanziamenti maggiori di fondi si registrano particolarmente nelle regioni del Nord? Uno dei motivi, spiega il rapporto, "e' la presenza degli stranieri nelle scuole. Dal monitoraggio sulla stampa nazionale, emerge che negli ultimi anni la presenza sempre piu' massiccia di alunni stranieri nelle scuole pubbliche (+0,8%) rispetto alle private (+0,5%) abbia incentivato molti genitori del Nord a scegliere le scuole non statali, facendo registrare un vero e proprio boom di iscrizioni soprattutto nelle scuole dell'infanzia e primarie".

LA LAUREA? NON E' PIU' GARANZIA DI IMPIEGO STABILE

La laurea "oltre ad essere un miraggio per molti non e' piu' garanzia di impiego stabile o adeguatamente retribuito, ed ha invece conseguenze negative sull'occupazione". E' quanto si legge nel rapporto 'Italia 2010' dell'Eurispes. Nel nostro Paese solo il 16% degli occupati in eta' compresa tra i 25 ed i 34 e' laureato, a fronte della media Ocse del 32%. Per la popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni il rischio di rimanere disoccupati, aumenta al crescere del titolo di studio, tendenza che trova espressione anche nella bassa percentuale di laureati rispetto alla popolazione adulta, circa ilo 15% rispetto alla media europea del 22,3%. La popolazione compresa tra i 24 e i 30 anni oltre a riscontrare maggiori difficolta' a trovare un impiego a tempo indeterminato subisce anche l'ampliarsi del gap retributivo con i lavoratori piu' adulti. I lavoratori precari, inoltre, subiscono un divario retributivo generazionale ancora piu' ampio (i collaboratori over 60 guadagnano in media 6 volte in piu' degli under 25) il che e' dovuto dalla relazione inversa tra eta' e reddito.

SANITA', LISTE ATTESA TROPPO LUNGHE PER 3 ITALIANI SU 4

Sono i tempi di attesa negli ospedali a far precipitare l'indice di gradimento dei cittadini nei confronti dei servizi offerti dal Ssn, del quale, peraltro, il 56% e' poco o per niente soddisfatto. E' quanto emerge dal Rapporto Eurispes Italia 2010, in cui si legge anche che se si volesse stilare un indice di gradimento è possibile affermare che ad essere meno polemici nei confronti dei servizi offerti dal sistema sanitario nazionale sono gli appartenenti ad un orientamento politico di sinistra (50,7%), seguiti dal 45,5% del centro-destra, dal 43,2% del centro-sinistra, dal 38,1% del centro, dal 37,9% della destra e dal 35,7% di quanti non si riconoscono in nessuna area politica. Delle attese all'interno degli ospedali si lamentano sostanzialmente tre persone su quattro : il livello di insoddisfazione interessa infatti 74,5% degli cittadini, contro il 21,3% di quanti si ritengono al contrario soddisfatti. La scontentezza dovuta alle lunghe attese per accedere ai servizi erogati dagli ospedali e' in tutte le aree geografiche superiore al 65% sebbene le maggiori criticita' si riscontrino al Centro (83,8%), nelle Isole (82,4%), mentre i residenti al Nord-Est lamentano in misura minore i tempi di attesa (65,3%). Dai dati Eursispes, inoltre, emerge che la maggior parte dei cittadini, complessivamente il 56,3%, e' poco (43,5%) e per niente (12,8%) soddisfatto dei servizi offerti dal servizio sanitario nazionale:; il 41,7% apprezza i servizi offerti dalla sanita' italiana abbastanza (37,2%) e molto (4,5%). In totale il 58,7% delle donne e il 53,9% degli uomini si sentono poco o per niente soddisfatti dei servizi in questione. Ad esprimere soddisfazione per la situazione sanitaria nel nostro Paese e' soprattutto il Nord-Est (56,3%, abbastanza il 47,6% e molto l'8,7%), contro il 41,6% che non lo e' (il 31,6% apprezza poco i servizi erogati a livello sanitario e il 10% non li apprezza affatto). A seguire il Nord-Ovest (43,4%) in cui il 38,6% degli abitanti e' abbastanza soddisfatto del sistema sanitario e il 4,8% lo e' molto, mentre il 43,4% si dice poco soddisfatto e il 10,6% esprime insoddisfazione al riguardo (per un totale del 54%). Tra gli abitanti del Centro il 48% si dice poco soddisfatto, il 35,9% lo e' abbastanza, l'11,2% non lo e' per niente e il 4% esprime il proprio totale apprezzamento. Anche al Sud e' il 48,3% dei cittadini a gradire poco i servizi sanitari, seguito dal 32,4% di coloro che lo sono abbastanza, dal 15,5% di popolazione che risulta profondamente diffidente e il 2,4% che e' molto soddisfatto. Infine nelle Isole il 46,3% dichiara la poca soddisfazione in merito ai servizi medici, seguito dal 28,7% di quanti si dicono abbastanza contenti, dal 19,9% degli insoddisfatti e dal solo 1,5% che esprime un alto grado di soddisfazione.


155.000 MAGHI IN ITALIA, GIRO D'AFFARI 6 MLD ALL'ANNO

 Sono almeno 155.000 i sedicenti maghi, astrologi e cartomanti in Italia (cifra ben superiore rispetto a quella dei censiti), con un fatturato annuale calcolato attorno ai sei miliardi di euro e un'evasione fiscale pari al 99 per cento. I dati del 'Telefono Antiplagio' compaiono nella fotografia dell'Italia scattata dall'Eurispes nel rapporto 2010. Contrariamente alle aspettative, si legge nel capitolo dedicato a 'Occhio, malocchio...maghi, astrologi e cartomanti d'Italia', la maggior parte dei fattucchieri si concentra nell'Italia settentrionale (41%), mentre le province con il piu' alto numero sono Milano, Roma, Napoli, Palermo, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Reggio Calabria e Venezia. Numerosi sono anche gli illeciti risultati dalle denunce: esercizio del mestiere di ciarlatano, evasione fiscale, circonvenzione di incapace, truffa e truffa aggravata, estorsione, esercizio abusivo della professione medica e psicologica, abuso della credulita' popolare, violazione della privacy e pubblicita' ingannevole. Gli abusi segnalati all'associazione dal 1994 a oggi sono stati 16.000 e i contatti con il sito sono stati 340.000. E le querele sono sporte solo da 4 cittadini su 100. Sono circa 11 milioni (il 18% della popolazione e un milione in piu' rispetto alle ultime rilevazioni Eurispes) le persone che si rivolgono a consulti magici: ogni giorno in 33.000 chiedono consulenze 'magiche', sortilegi, incantesimi ed esorcismi; l'eta' media e' di 44 anni. Le donne rappresentano la maggior fetta della clientela dell'occulto (51%), che riesce comunque ad attirare a se' anche una percentuale significativa di minori (6%). I titoli di studio maggiormente conseguiti dalle vittime sono la media inferiore (44%) e la licenza elementare (37%). Nonostante la crisi economica, elementi come la salute (22%) e il lavoro (7%) non sembrano rappresentare una priorita' per chi cerca un consulto magico: sono gli affetti, con il 46%, a rappresentare la maggiore preoccupazione di chi si rivolge a maghi e cartomanti, con uno scarto notevole sulle altre motivazioni.

SEGNALAZIONI UFO, NEL 2009 PIU' CHE NEGLI ULTIMI 10 ANNI

Scie luminose, misteriosi bagliori, palle di fuoco che solcano i cieli. Il 2009 potrebbe essere ricordato come l'anno in cui sono avvenute piu' segnalazioni da dieci anni a questa parte: ben 192 nei primi sette mesi secondo il Centro Ufologico Nazionale. Lo rivela il rapporto Eurispes diffuso oggi, sottolineando come molte segnalazioni siano giunte principalmente dal Centro-Sud Italia, e la regione piu' interessata si sia rivelata essere la Campania. Tra le principali tipologie di avvistamento si e' registrata una netta prevalenza delle segnalazioni di oggetti non identificati ad alta quota (Aq), mentre le segnalazioni a bassa quota (Bq) sono notevolmente diminuite, come anche i fenomeni di tipo astronomico e meteoritico. Nell'ambito ufologico italiano si puo' considerare come data significativa il 1954, quando Ernesto Tahyaht fondo' la prima associazione ufologica, il Cirnos (Centro Indipendente Raccolta Notizie Osservazioni Spaziali). Nel 1965 nacque la prima organizzazione ufologica di rilevanza nazionale, il Cun (Centro Ufologico Nazionale) con l'intento di unificare la raccolta di informazioni e di porre una riflessione riguardo la tematica ufologica su base scientifica. Nel 1985 un gruppo di associati abbandono' il Cun per fondare il Cisu (Centro Italiano Studi Ufologici), originando un dualismo che dura tutt'oggi.


ITALIANI INNAMORATI DEI CENTRI BENESSERE

Centri benessere sempre piu' in cima ai desideri degli italiani. Quasi 20 milioni di persone ogni anno - rivela l'Eurispes nel Rapporto annuale 2010 - frequentano centri benessere muovendo un fatturato di oltre 10 miliardi di euro. Si tratta di strutture aperte 7 giorni su 7, dalle 10 del mattino alle 10 di sera che permettono, con 40 euro in media, di godere di un trattamento benessere compreso di un pasto costituito da frutta, verdura, yogurt e tisana. Secondo i dati raccolti nel corso della prima mappatura del settore, condotta dall'Universita' Bocconi (2009), risulta che in Italia sono presenti 1.392 operatori nel settore del benessere. Di essi 760 sono Spa residenziali, collegate cioe' ad hotel e centri termali, mentre 632 sono Day Spa non residenziali. La regione a piu' alta densita' di Day Spa e' la Lombardia (21%), seguita dall'Emilia Romagna (16%) e dalla Toscana (9%). Fanalini di coda Molise e Basilicata. Oltre ai centri benessere, gli italiani (il 30,2% della popolazione) si rivolgono anche alla pratica sportiva. Su tutti i bambini: il 59,5%, tra i 6 e i 10 anni, occupa in via continuativa il proprio tempo libero dedicandosi a un'attivita', mentre il 6,1% solo saltuariamente. I giovani tra i 20 e i 34 anni frequentano palestre e centri sportivi principalmente per tenersi in forma (63,4% di coloro che hanno tra i 20 i 24 anni; 66,4% dei 25-34enni), ma anche per passione (20-24 anni: 68,5%; 25-34 anni: 61,5%) e puro svago (20-24 anni: 54,4%; 25-34 anni: 53,6%). Nella fascia d'eta' che va dai 35 ai 54 anni e' maggiormente sentito il bisogno di scaricare lo stress indotto, probabilmente, dalla routine lavorativa e familiare (35-44 anni: 44,2%; 45-54 anni: 40,7%). L'opinione che lo sport possa aiutare a scaricare lo stress quotidiano e' condivisa egualmente da entrambi i sessi (lo sostengono il 30,5% degli uomini e il 30,2% delle donne); anche le motivazioni che spingono uomini e donne a praticare uno sport sembrano coincidere: il 76,6% degli uomini e il 69,4% delle donne frequenta i circuiti sportivi per seguire una passione, mentre il 54,6% delle donne e il 50,9% degli uomini lo fa principalmente per cercare di conservare la forma fisica e per scopi terapeutici (11,9% contro 9,1% del sesso opposto). Tra le fasce d'eta' piu' adulte le palestre e i centri benessere servono, poi, soprattutto per praticare di tanto in tanto un po' di attivita' fisica, probabilmente allo scopo di mantenersi in esercizio e limitare gli effetti dell'avanzare del tempo. La pensa cosi' il 33,7% dei 45-54enni, il 38,2% dei 55-59enni e il 38,6% di coloro che hanno tra i 60 e i 64 anni. Lo scopo terapeutico e' la motivazione principale che porta ad avvicinarsi allo sport tutti coloro che hanno tra i 55 e i 75 anni.

ALIMENTAZIONE, FORTE APPEAL DEI PRODOTTI BIO

Cresce la voglia di mangiare 'sano' fra gli italiani e la scelta delle famiglie si orienta, oggi, non solo verso la razionalizzazione dei costi, ma anche verso i prodotti salutistici. E' quanto emerge dal rapporto Italia 2010 dell'Eurispes che sottolinea: "Gli italiani che non sono disposti a rinunciare alla buona alimentazione e il cui primo obiettivo e' quello di evitare cibi contaminati sono, infatti, ben l'85%". Ma nell'acquisto, la scelta dei prodotti viene dettata anche da ragioni di "prezzo" (76,4%), per evitare cibi transgenici (73,4%) o per ragioni di salute (67,4%). Spiega il rapporto: "Il timore causato dalle epidemie recenti ed il bisogno di controllare la nutrizione per prevenire, ove possibile, quelle malattie per le quali la cattiva alimentazione e' un fattore determinante, hanno reso gli italiani piu' attenti ed esigenti in tema di sicurezza alimentare. Cio' spiega il forte incremento del consumo di prodotti provenienti dall'agricoltura biologica" che, a differenza di quelli dell'agricoltura tradizionale, non hanno risentito della crisi. Nel primo semestre 2009 si e' verificato un incremento degli acquisti domestici di prodotti bio confezionati pari al 7,4%. In particolare, in forte crescita risulta l'ortofrutta fresca e trasformata, con un +37,8%; seguono le uova (+24,3%), le bevande (+11,6%), il miele (+10,4%), i gelati e surgelati (+7,1%) e gli olii (+1,8%). Perdono, invece, terreno rispetto al primo semestre 2008 i prodotti per l'infanzia (-18,2%), l'aggregato pasta, pane e riso (-12,8%), i prodotti lattiero caseari (-3,9%) e quelli per la prima colazione (-2,8%). Nonostante si siano riscontrate le variazioni descritte, le categorie di maggior consumo nel primo semestre 2009 sono state: l'ortofrutta fresca e trasformata (25,2%), i prodotti lattiero-caseari (17,8%) e quelli per la prima colazione (12,2%). L'incrocio dei dati per area geografica mostra come il consumo domestico di prodotti bio nel primo semestre 2009 e' avvenuto soprattutto nelle regioni settentrionali (di cui, Nord-Ovest 43,8% e Nord-Est 28%). Essi hanno, invece, riscosso un minor successo presso il Centro e Sardegna (20,4%) ed il Sud e Sicilia, zone in cui questi prodotti sono ancora scarsamente diffusi (7,8%). L'andamento dei consumi distinto per canale distributivo evidenzia una crescita consistente dei consumi biologici nelle Superette (+39,7%). Seguono gli hard discount (+15,7%), gli iper e supermercati (rispettivamente 13,5% e 5,4%). Gli italiani, hanno ridotto, invece, l'acquisto di prodotti bio confezionati presso i negozi tradizionali (-40,9%) o altri canali (-8,9%).


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