Rapporto LSDI ; stato di crisi, migliaia di giornalisti già fuori

30 Novembre 2012   18:26  

 I giornalisti attivi 'visibili' (quelli con una posizione all'Inpgi, l'istituto di previdenza del settore) continuano ad aumentare: dai 43.300 del 2009 ai 46.243 della fine del 2011.
Ma la crescita e' dovuta al lavoro autonomo, visto che l'area di quello dipendente continua a restringersi, con un calo dei rapporti di lavoro del 5,1% dal 2008 alla fine del 2011.
Aumentano gli stati di crisi, con migliaia di persone gia' tagliate dal circuito del lavoro; c'e' il blocco del turn over; c'e' un progressivo squilibrio nel rapporto fra attivi e pensionati che preoccupa gli istituti di categoria.
Sono dati contenuti nell'aggiornamento del Rapporto sulla professione giornalistica in Italia a cura di Lsdi e presentati oggi in un convegno alla Fnsi.
All'incontro - che per il terzo anno consecutivo ha fatto il punto sulla condizione del lavoro giornalistico nel Paese - sono intervenuti, insieme a Franco Siddi e Roberto Natale, segretario generale e presidente della Fnsi, i presidenti degli altri istituti di categoria, Andrea Camporese (Inpgi), Daniele Cerrato (Casagit), quindi Marina Cosi (presidente uscente del Fondo complementare) ed Ennio Bartolotta (in rappresentanza dell'Ordine). Gli stati di crisi trattati nel solo 2011 sono stati ben 55, di cui una decina ancora aperti, relativi a una cinquantina di testate e ai maggiori gruppi editoriali italiani, con un alto flusso di prepensionamenti. Il sostanziale blocco del turn over ha fatto si' che i praticanti siano scesi dai 1.306 del 2009 agli 868 del 2011, mentre dal 2007 al 2011 solo nei tre maggiori gruppi, Rcs, Espresso e Mondadori, sono stati tagliati quasi 3300 posti, il 21% circa del totale.
I giornalisti iscritti all'Ordine in Italia sono oltre 112.000 (il triplo di quelli francesi e il doppio di quelli che lavorano nel Regno Unito) ma solo il 45% sono attivi ufficialmente'. E solo 1 su 5 (il 19,1% degli iscritti) ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, che gli porta un reddito, in media, 5 volte superiore a quello di un freelance (e 6,4 volte maggiore nel caso dei Co.co.co). Una conferma del crescente divario nei redditi fra i due segmenti della professione. Il presidente dell'Inpgi, Andrea Camporese ha sottolineato come il rapporto fra attivi e pensionati continui a scendere, passando da 2,58 del 2010 a 2,45 del 2011. Mentre Daniele Cerrato, presidente della Casagit, ha indicato che oggi i pensionati sono il 27% dei soci, mentre nel 2008 erano il 22%. Tra l'altro, la maggiore contrazione riguarda il settore dei contratti Fieg-Fnsi - quelli che producono la parte piu' consistente della massa retributiva -, scesi a 14.951 rispetto ai 15.172 del 2010 (con una diminuzione dell'1,46%). Marina Cosi, da pochi giorni ex presidente del Fondo complementare, si e' soffermata invece sulla ancora troppo scarsa attenzione dei giornalisti autonomi e freelance nei riguardi di strumenti, come appunto il Fondo complementare, capaci di dare piu' certezze per il loro futuro. Proprio sul rapporto tra chi e' tutelato da un contratto e chi svolge la libera professione (spesso non per scelta) e' intervenuto il presidente della Fnsi, Natale, sottolineando che, nonostante i forti segnali di crisi nel mondo del lavoro dipendente alcuni elementi positivi si stanno delineando nel mondo variegato del lavoro autonomo. Il richiamo e' stato evidente alla definizione della legge sull'equo compenso che martedi' prossimo dovrebbe vedere la luce in via legislativa. Il segretario generale della Fnsi, Siddi, concludendo i lavori ha sostenuto, tra le altre cose, che nella situazione attuale diventa sempre piu' necessaria una profonda riforma della legge istitutiva dell'ordinamento professionale dei giornalisti che, tra l'altro, "giace in Parlamento da anni inascoltata".


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