Rapporto Stella 2008: Specialistica batte vecchio ordinamento

Ancora rilevante il divario tra Nord e Sud

21 Ottobre 2008   09:42  
Sono le lauree specialistiche seguite da quelle a ciclo unico ad agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro, al contrario delle triennali o lauree di primo livello che non sembrano garantire, a parte le dovute eccezioni, livelli occupazionali stabili, remunerativi e adeguati al percorso di studi intrapreso. Ancora rilevante il divario tra mercato del lavoro settentrionale e meridionale nella capacità di assorbimento dei laureati, mentre si assottiglia progressivamente quello di genere. Lo dicono i dati diffusi dal Rapporto Stella 2008, presentato ieri a Palazzo Steri, sede del rettorato dell’ Università di Palermo, dal rettore locale Giuseppe Silvestri, dal presidente del Cilea e rettore di Milano Bicocca Marcello Fontanesi, e dai membri del comitato scientifico Stella, Maurizio Carpita, Nello Scarabottolo, e Ornella Giambalvo.

Il dossier. L’indagine occupazionale Stella è stata realizzata mediante la somministrazione di interviste telefoniche ai laureati nell’anno solare 2006 presso 14 Università italiane. La popolazione oggetto del campione studiato è costituita da 39.276 dottori in corsi di studio appartenenti al nuovo ordinamento, pari a 1/5 del numero totale di laureati in Italia. L’analisi, coordinata dal Consorzio Interuniversitario Cilea, ha coinvolto gli Atenei di Bergamo, Brescia, dell’Insubria, Milano, Milano Bicocca, Pavia, Pisa statale, Pisa Sant’Anna, Napoli ( Federico II), Palermo, e le Università Cattolica, Bocconi, Iulm, e Politecnico di Milano.

La laurea di primo livello. A poco più di anno dal conseguimento della laurea triennale o di base, il 42,2% dei laureati sceglie di proseguire gli studi, il 44% trova lavoro mentre l’11,3% dei soggetti cerca un’occupazione. Tra quanti non continuano gli studi 8 su 10 trovano lavoro , ma se al Nord 6 laureati su 10 lo trovano subito, la percentuale scende drasticamente al 30,9% a Palermo e al 22,7% per quanto riguarda Napoli. Secondo il rapporto Stella il percorso di primo livello sembra non riuscire a garantire sbocchi professionali consistenti, a parte il settore sanitario (lavora ben l’87,7%) e quello relativo all’insegnamento, persino i laureati in ingegneria si vedono costretti a continuare gli studi (70,2% dei casi). La triennale pertanto, viene percepita dal mercato del lavoro come un primo importante passo verso una formazione più specifica.

Gli "specialistici".  L’ 88,7% dei laureati di secondo livello si propone sul mercato del lavoro, la stragrande maggioranza dei quali nel settore privato, guadagnando tra i 1.000 e i 1.500 euro netti al mese, con un maggiore facilità esperita dai maschi rispetto alle femmine (96 maschi occupati ogni 100 forza lavoro vs 90 femmine). Al Sud lavorano soprattutto gli ingegneri, mentre biologi e avvocati continuano a studiare. I tempi relativi all’ingresso nel mondo del lavoro sono i più lunghi: in media più di sette mesi. In tal caso risulta chiara la preponderanza della componente dei dipendenti pubblici, soprattutto nel caso del gruppo medico. Purtroppo, ma si sapeva, solo il 16,4% dei laureati specialistici risulta dipendente a tempo indeterminato.

 

Il vecchio ordinamento. Gli occupati a un anno dalla laurea sono circa il 66%, mentre il 7,4% cerca ancora lavoro e oltre il 18% continua a studiare. Brillante il tasso di occupazione del gruppo chimico-farmaceutico (86%), a seguire il settore medico (61%) dove il 23,2% continua gli studi per ottenere la specializzazione. Tra i laureati a ciclo unico i lavoratori regolarmente assunti sono soltanto il 55%.

Specialistica batte quinquennio. Dopo anni di tentennamenti e malumori eccoci di fronte al riscatto del nuovo ordinamento sul vecchio: se è vero che la maggior parte dei laureati a ciclo unico – circa il 73,9% – tende a proporsi sul mercato del lavoro (con una maggioranza di femmine), gli stessi soggetti mostrano di continuare gli studi in maggior numero rispetto ai laureati specialistici. Sembra che, percorso fino in fondo, il nuovo ordinamento offra tempi più brevi e maggiore professionalizzazione rispetto alla vecchia impostazione generalista, spesso vincolata alla necessità di frequentare un Master per aumentare il proprio grado di visibilità agli occhi del mondo lavorativo.

Le Università abruzzesi. Anche la nostra Regione mostra di avvertire la necessità di riformare e ampliare i percorsi di laurea, tra l’ Università degli studi dell’ Aquila, di Teramo e di Chieti-Pescara si contano, allo stato attuale, 120 tirocini di inserimento lavorativo conclusi, 224 avviati e ben 720 i laureati iscritti alla banca dati, per avere la possibilità della tanto agognata prima esperienza lavorativa all’interno di un’azienda. Tramite l’applicazione del programma FixO (Formazione e Innovazione per l’Occupazione) promosso dal Ministero del Lavoro, gli Atenei abruzzesi risultano impegnati nello sviluppo e nel potenziamento dei servizi di placement e di incrocio tra domanda e offerta, cominciando ad assolvere quel ruolo essenziale ( non ancora assolto a dovere) di mediazione tra studenti e mercato del lavoro.

Giovanna Di Carlo






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