Regione: lettera a Chiodi sulla riforma Brunetta

''Intervenire sulle leve motivazionali del personale

07 Febbraio 2011   10:36  

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al Presidente della Regione Gianni Chiodi da parte del segretario della DIRER - federazione nazionale dei dirigenti e dei quadri direttivi delle regioni aderente alla Confedir - che così commenta l'applicazione della riforma Brunetta sulla pubblica amministrazione.

 

LETTERA APERTA

Sulla stampa locale, ormai sovente si leggono i Suoi attacchi alla dirigenza, alla burocrazia, all’apparato regionale. Nelle prossime settimane il Consiglio Regionale discuterà del disegno di legge sul merito che costituisce una parte importante della riforma della pubblica amministrazione voluta dal Ministro Brunetta e che, nella applicazione allo stesso apparato ministeriale, sta già subendo intoppi e rallentamenti.

Un membro importante del CIVIT- Commissione per la trasparenza l’integrità e la valutazione delle Amministrazioni pubbliche, il prof. Micheli si è di recente dimesso dall’incarico avendo constatato i gravi difetti nel modo in cui la riforma si sta attuando.

Lo stesso Governo ha dovuto iniziare una manovra correttiva per mettere fine alle controversie giudiziarie che, condannando alcune amministrazioni per comportamento antisindacale, spostavano l’entrata in vigore della riforma al futuro rinnovo contrattuale.

Sull’avvio della stessa riforma Brunetta incidono, poi, in maniera determinante, i tagli imposti dalla manovra Tremonti alla PA, con il blocco della contrattazione fino al 2013 che hanno vanificato persino l’accordo relativo al nuovo modello contrattuale del lavoro pubblico.

Attuare il sistema premiale senza nuove risorse, ma solo ridistribuendo quelle in corso, significherà inevitabilmente abbassare i livelli retributivi di una fascia di personale e questo non è accettabile perché genererà una forte conflittualità che non potrà che deprimere l’organizzazione.

Ma soprattutto concentrare l’attenzione sul discredito dell’ apparato burocratico e sulla critica alla dirigenza, che dovrà svolgere una parte fondamentale per far decollare la riforma, nello stesso modo in cui il Ministro Brunetta ha lanciato l’attacco ai fannulloni, alla lunga non produce buoni frutti.

Si finisce col “deprimere la reputazione ed il senso di appartenenza di tanti dipendenti pubblici”, si fa della valutazione individuale e della sanzione il fulcro dell’azione e si dimentica che premio e sanzione non sono altro che strumenti per migliorare i servizi pubblici, unico vero interesse dei cittadini.

Per questo è necessario e prioritario intervenire sulle leve motivazionali del personale e la dirigenza sa bene quanto questo compito sia difficile e quanto diventi addirittura impossibile se si getta discredito su tutto l’apparato pubblico.

Credo che in questo momento di crisi etica e di sistema, la prima e più importante azione da fare sia ridare importanza al lavoro pubblico ed ai tanti lavoratori che ogni giorno si impegnano duramente sul proprio posto di lavoro.

Agire sul sistema motivazionale e su quello formativo per la creazione di valore nel lavoro pubblico. Proviamo a ricominciare gridando rispetto e dignità ai lavoratori; basta con i “fannulloni”.

La legge sulla valutazione non è sufficiente da sola a riformare il sistema; è necessario un profondo cambiamento culturale e comportamentale sull’importanza della programmazione, dell’agire per obiettivi, sulle regole e sul merito. Servono regole precise e trasparenti, serve una buona gestione organizzativa, serve una corretta programmazione, serve un organismo veramente indipendente qualificato e neutrale per valutare.

Senza un costante confronto con il sindacato l’obiettivo non potrà essere realizzato.

Il miglioramento dell’Amministrazione non dipende solamente dall’operato della sua Dirigenza, per quanto professionalmente impegnata, ma soprattutto dalle scelte e dalle decisioni che gli Organi Politici adottano e di cui i dirigenti sono gli attuatori.

Saluti,

Silvana de Paolis (segretario DIRER)


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