Il Comitato EmergenzAmbiente Abruzzo, sigla che riunisce circa una trentina di associazioni e comitati cittadini, ha diffuso un dossier (che è possibile scaricare da questa pagina) con cui viene messa sotto accusa la classe politica ed imprenditoriale, colpevole di portare avanti un aggresione senza precedenti alle risorse naturale e al territorio di quella che sempre meno è la regione verde d'Europa.
"La nostra Regione - si legge nell'introduzione - sta vivendo un periodo buio. L’incapacità della classe politica a governare, il prevalere dei particolarismi sull’interesse generale, la mattanza che il territorio subisce quotidianamente, la violazione delle regole, la commistione tra politica e affari, la scarsa trasparenza e la moltiplicazione dei conflitti di interesse, le infiltrazioni criminali organizzate non lasciano dubbi: in Abruzzo è emergenza ambientale e democratica.
Si fa fatica a credere ancora alla favola Abruzzo Regione Verde d’Europa ed Isola felice!
Occorre frenare il consumo di territorio devastante non solo verso l'ambiente, ma anche per la
società abruzzese.
La pianificazione ha il compito di regolare ciò che il mercato non sa e non può regolare: l’interesse
generale.
L’Abruzzo dispone di pochi strumenti di pianificazione, tra l’altro largamente disattesi, e
l’integrazione e l’omogeneità di governo sono solo una chimera.
Le istituzioni non sono in grado di far rispettare quanto autorevolmente stabilito dalle leggi ed il
risultato è chiaramente la totale sfiducia verso la classe politica.
L’arcipelago amministrativo regionale, arroccato spesso su obsoleti e inservibili paradigmi sviluppisti, non riesce proprio a cogliere l’enorme danno inferto ai territori dal consumo dei suoli.
E’ difficile rinunciare alle speculazioni quando queste diventano succulente opportunità economiche anche per le casse degli enti locali. E allora, ciò che sarebbe aberrante in un’economia seria, diventa estremamente appetitoso e in mancanza di nuove idee, la speculazione diventa il progetto di sviluppo.
L’Abruzzo è ormai una regione dove chi protesta, chi si oppone alla speculazione, viene accusato a priori di sabotare l’irresistibile marcia del progresso.
Una regione dove la politica del fare fa dell’ambiente una variabile dipendente e getta su
chi solleva preoccupazioni l’accusa di disfattismo.
L’Abruzzo necessita di una riforma ecologica che richiede scelte di cambiamento radicale
da parte della politica; scelte conflittuali che penalizzino gli interessi di parte e premino
gli interessi collettivi.
Fino a qualche anno fa molti pensavano che proporre un futuro sostenibile fosse sognare, ragionare più con il cuore che con il cervello. Oggi si è diffusa la consapevolezza che questi obiettivi
sono bisogni, ancor prima che sogni.
Bisogna migliorare la qualità della vita, dare ai nostri territori, alle nostre comunità, alle nostra
regione, un futuro forte e sicuro.
Questa è la sfida che ha dinnanzi a sé l’Abruzzo: una Regione diversa è possibile e per
noi anche necessaria".