Ricostruzione:il rischio della città-ciambella

Intervista a Pierluigi Properzi

12 Aprile 2010   12:00  

’''L’Aquila può decidere, nella fase della ricostruzione, cose che altre città non possono decidere. Può ripensarsi in meglio, può diventare un laboratorio. Un esempio: in centro storico i sottoservizi, le tubature, gli allacci di luce e gas, andranno rifatti in buona parte e sarà l’occasione per sperimentare nuove tecnologie e materiali al'avanguardia per migliorare il bilancio energetico e per inserire la banda larga’’

Sono queste alcune delle riflessioni dell’urbanista Pierluigi Properzi, che abbiamo intervistato a margine della presentazione del nuovo volume dell’Istituto abruzzese di storia ‘’6 aprile l’inizio della storia’’.
Properzi inoltre propone riflessioni critiche sul progetto Case: ‘’La Protezione civile – spiega l’urbanista - ha inteso sperimentare a L’Aquila una nuova formula di risposta agli avvenimenti sismici, di tipo definitivo, per eliminare le fasi provvisorie.’’

Ed ora però il carattere definitivo di questi insediamenti creerà problemi di carattere urbanistico, per la loro localizzazione periferica, e decentrata.

Il rischio, già in atto è che nasca una nuova città-periferia, con nuove centralità. Spawl o dispersione urbana, è in nome di questo processo, che di solito peggiora la qualità dell’abitare e dell’ambiente, e porta al declino dei centri storici che vengono svuotati di funzioni e abitanti.

Altro rischio connesso è il definitivo consumo di suolo determinato dall’aumento esponenziale dell’edilizia di emergenza, a cominciare le casette di legno nate ovunque, anche sulle aree più pregiate, anche dove insiste il vincolo paesaggistico.
C’è poi un fortissima pressione fondiaria,ci sono molti ‘’portatori di doni’’ che in realtà vogliono solo occupare le aree di pregio della città. Ci sono in particolare fortissimi interessi su aree di pregio e strategiche della città, come ad esempio à Piazza d’Armi e Collemaggio...

 


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