Rituale 'ndranghetista nel carcere di Sulmona: detenuto beve sangue dalla ferita di un altro

L'episodio scoperto indagando su un omicidio commesso a Roma

09 Gennaio 2014   11:32  

Macabra storia di malavita dal carcere di massima sicurezza di Sulmona, dove un giovane detenuto si è visto costretto a bere sangue umano per giurare fedeltà alla 'ndrangheta.

I particolari dell'episodio sono venuti alla luce nel corso delle indagini sull'omicidio di Vincenzo Femia, avvenuto circa un anno fa a Roma con ogni probabilità nell'ambito di un regolamento dei conti all'interno di ambienti malavitosi calabresi.

Nell'uccisione di Femia sembra coinvolto, insieme a tre complici, anche Gianni Cretarola, all'interno della cui abitazione le forze dell'ordine hanno rinvenuto un quadernetto contenente le formule dei cerimoniali 'ndranghetisti, criptate con un codice di 21 simboli al posto delle lettere dell'alfabeto, che gli inquirenti sono riusciti a decifrare.

Il ritrovamento di tali formule ha portato alla ricostruzione dell'affiliazione di Cretarola, calabrese cresciuto a Sanremo, avvenuta nel 2008 mentre stava scontando una pena per omicidio nel carcere di Sulmona. Nello specifico, Cretarola avrebbe adempito al cerimoniale pronunciando un giuramento e bevendo il sangue dalla ferita sul braccio di un altro detenuto, anch'egli 'ndranghetista, onde aggirare l'impossibilità di procedere con il classico rituale del santino di San Michele Arcangelo bruciato su un palmo di mano.

Gocce di sangue che rappresentarono per Cretarola l'avvio di una rapida carriera nell'associazione mafiosa, che lo videro passare dopo soli tre mesi dal rango di "picciotto" a quello della "camorra di sangue", per poi accedere al successivo livello di "sgarrista".


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