Sanità e mobilità passiva: è rissa tra Chiodi e l'opposizione

07 Dicembre 2011   14:09  

Sanità e mobilità passiva in Abruzzo: pareri opposti a confronto tra il presidente e commissario Gianni Chiodi e l'opposizione in consiglio regionale.

CHIODI: ''LA MOBILITA' PASSIVA SOLO  IL  2,5% SU SPESA TOTALE'' 

La mobilita' passiva nel 2010 incide sulla spesa sanitaria regionale, che ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro, solo per il 2,7 per cento, meno della spesa sostenuta per il personale (31 per cento), e meno della spesa farmaceutica (17 per cento).

Se nel 2010 c'e' una mobilita' passiva pari a 167 milioni di euro, soprattutto nei confronti di Marche, Lazio ed Emilia Romagna, c'e' anche una mobilita' attiva per un credito pari a 100 milioni euro, ovvero pazienti che essenzialmente dal Lazio, dal Molise e dalla Puglia scelgono di farsi curare in Abruzzo. Il saldo negativo del flusso della mobilita' e' pari a 67 milioni di euro, sul quale pesa essenzialmente la Asl di Teramo, con un saldo negativo di 44 milioni di euro mentre la Asl Avezzano-Sulmona-Aquila addirittura registra un saldo positivo del fluesso di mobilita' pari a 4 milioni di euro.

Significativo ai fini della lettura del contesto sanitario abruzzese e' anche notare che nell'anno 2007 il Tavolo di Monitoraggio del Ministero aveva attestato una perdita di 335 milioni di euro mentre il saldo per la mobilita' era decisamente basso ma ugualmente negativo per 7 milioni di euro.

Le cifre sono state fornite dal commissario ad acta per la sanita', Gianni Chiodi, nel corso di una conferenza stampa convocata per aver "letto e visto nell'ultimo mese una grande attenzione sulla mobilita' passiva che chiede forse un maggior dettaglio di precisione per aiutare i cittadini a farsi un'idea scevra da pregiudizi e da influenze".

I dati sulla mobilita' sanitaria storicizzati illustrati dal commissario Chiodi evidenziano che la mobilita' passiva e' cresciuta costantemente dal 2001 ad oggi, tranne che negli anni 2007/2009 quando subisce un brusco rialzo e nel 2010 si stabilizza. Al contrario la mobilita' attiva subisce una riduzione fino al 2009 e si nota un leggero rialzo nel 2010.

"Il 2007 - spiega Chiodi - e' l'anno dell'ingresso dell'Abruzzo, regione canaglia, nel Piano di rientro a causa del suo default. Il default - ha insistito Chiodi come elemento chiave per interpretare anche i dati sulla scelta dei pazienti abruzzesi di rivolgersi altrove - e' stato un colpo durissimo non solo alla credibilita' del sistema politico abruzzese, ma, anche e soprattutto, alla reputazione della nostra sanita', dei nostri ospedali, i cui effetti sono ancora oggi imponderabili se si pensa che pur avendo in Abruzzo le due migliori cardiochirurgie in Italia, mi riferisco a quelle di Chieti e di Teramo, i cittadini di queste due stesse citta' preferiscono rivolgersi altrove"

IL PD: ''FRANCAMENTE NON C'E' LIMITE ALL'INDECENZA'' 

 Francamente non c' e' limite all'indecenza ed all'indicibile. Chiodi vuole fare credere che tutto sommato gli oltre 60 milioni di mobilita' passiva sono un buon risultato, mentre mostrano la fotografia del suo doppio fallimento da presidente e da commissario alla sanita'.

Cosi' come vorrebbe far credere che gli anni dal 2008 al 2010 non lo riguardano, insomma vorrebbe far dimenticare che durante il commissariamento Redigolo c'era un'assessore che faceva e disponeva, che si chiamava Venturoni, oggi capogruppo del PDL".

Cosi' il capogrupo del Pd in Consiglio regionale, Camillo D'Alessandro, sulla conferenza stampa del commissario Chiodi tenuta stamane a Pescara. "Perche' la gente va a curarsi fuori Regione? Perche' gli abruzzesi non credono alla sanita' regionale pensata ed edificata dal duo Chiodi-Venturoni? Queste - dice D'Alessandro - sono le domande a cui Chiodi non risponde.

La verita' - prosegue - e' una sola: Chiodi ed il centro-destra non hanno messo in campo nessuna riforma, non c'e' nessun modello, nessuna programmazione, nessuna strategia. Solo tagli e tanta confusione, che fanno spaventare i cittadini e li portano dritti dritti fuori Regione. Ai tagli doveva seguire da un lato, medicina sul territorio, cioe' vicinanza ai cittadini per il quotidiano bisogno di domanda sanitaria, e, dall'altro, specializzazione ed eccellenze. Tutto cio' non c' e'. Risultato, gli ospedali che ci sono scoppiano con carichi non piu' sopportabili, le liste di attesa aumentano e conseguentemente la gente se ne va. I nodi sono venuti al pettine", commenta infine il capogruppo del Pd.


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