Sfollati cacciati, aumentano i casi, cresce la rabbia

Molti si rivolgono al difensore civico

03 Febbraio 2011   11:10  

Monta sempre più la rabbia e il senso di ingiustizia degli sfollati, tirati da due parti. L'odissea per molti è appena cominciata.
Da una parte a richiamarli all'ordine è la struttura per la gestione dell’emergenza (Sge) che comunica agli aquilani terremotati la fine dei benefici di assistenza e l'ordine perentoria a tornare nella propria abitazione, dall'altra la realtà dei fatti.

Per meglio comprendere, si deve tener presente che secondo le ordinanze commissariali, nel momento in cui risultano terminati i lavori di ripristino di un'abitazione, gli sfollati proprietari della stessa, sono tenuti, in tempi rapidissimi, a rinunciare all'attuale sistemazione (albergo, map o progetto CASE) e tornare nella propria abitazione.

In molti casi il problema nasce dal fatto che i lavori per le case B e C devono durare rispettivamente 6 e 7 mesi. E' l'ingegnere incaricato dai cittadini a fare dichiarazione di fine lavori. Per ottenere il contributo statale, il tecnico deve obbligatoriamente rispettare i tempi previsti. Non sempre tutto fila per il verso giusto.

Come è successo al fotografo collaboratore del Messaggero Renato Vitturini. Al fotografo è stata comunicata la revoca dell'assistenza, nonostante il condominio non fosse agibile. Nel suo caso, nonostante fossero realmente passati 6 mesi previsti per il ripristino dell'abitazione classificata B, non c'era di fatto ancora la dichiarazione di fine lavori.

Quindi tempi scaduti, e per quanto prevedono le leggi, fine di tutti i diritti di assistenza. La realtà si scontra con la teoria. I lavori infatti non sono terminati e il fotografo, così come altri suoi condomini, non può rientrare in casa. Tuttavia vengono invitati ad abbandonare l'albergo.

Per protesta, Vitturini, si è incatenato davanti a palazzo Silone, sede della Giunta regionale. A convincerlo a interrompere la protesta le rassicurazioni pronte del commissario Chiodi.

Dopo Vitturini altri si sono fatti avanti. Dalle pagine di abruzzoweb emerge la storia di Alfredo De Angelis, insegnante di liceo con la casa distrutta vicino piazza Duomo, che si trova in un residence a Castel di Sangro (L’Aquila).

Il 26 gennaio ha ricevuto un fax contenente l’invito a lasciare entro 48 ore la struttura, in quanto mesi prima aveva presentato un modulo di rinuncia a un alloggio del progetto C.a.s.e., rinuncia che comporta la perdita di ogni beneficio, come appunto la sistemazione gratuita alberghiera, tranne il contributo di autonoma sistemazione (Cas).

Oggi De Angelis però sembra essere tornato sui suoi passi, il perché è presto chiaro “quando ho manifestato questa mia rinuncia, a ottobre 2009, le condizioni erano differenti, non si perdeva la sistemazione e ora le direttive non possono avere valore retroattivo.”

Un caso decisamente particolare quello del professor De Angelis il quale, tra l'altro, afferma di non aver nemmeno mai dovuto sostenere un vero colloquio per il progetto CASE.

“Fui contattato telefonicamente - aggiunge - e mi venne richiesto se avessi ancora intenzione di dare seguito all’iter per l’eventuale assegnazione di un alloggio in località Camarda, e fui più volte rassicurato dal personale in servizio che se avessi rinunciato al proseguimento dell’iter per l’assegnazione non avrei per nessun motivo perso il diritto alle sistemazioni alternative, quindi l'albergo e tantomeno alla sistemazione che avevo in quel momento”.

Il 26 gennaio 2010, un anno esatto prima della cacciata, l’insegnante inviò effettivamente un modulo di rinuncia, “dove mi si richiedeva esclusivamente la motivazione alla stessa ma non l’accettazione della perdita di altro tipo di assistenza, come poi indicato nelle direttive emanate nei mesi a venire”. De Angelis quindi, rinuncia all'alloggio nel progetto Case perché nessuno gli ha comunicato che tale rinuncia signifa rinuncia anche all'albergo.

Convinto di essere nel giusto, De Angelis è rimasto in albergo anche dopo la scadenza delle 48 ore, a rischio di doversi pagare la sistemazione, ed è ricorso all’assistenza del difensore civico per far valere le proprie ragioni.

Sono iniziate quindi le rassicurazioni da parte del commissario Chiodi, ma non sono al momento bastate. Nelle ultime ore, G. R, un medico coinquilino dello stabile del fotografo Renato Vitturini, è stato raggiunto dall'ordine di lasciare l'albergo entro 48 ore.


Di fatto si colpiscono cittadini, quando i veri responsabili sembrano essere  ditte e i tecnci che non rispettano i tempi.

Questa precipitazione degli eventi si realizza anche perché la Sge punta decisamente ad abbassare il numero degli assistiti. I criteri sono diventati ancor più restrittivi anche con le due direttive di Cicchetti che inasprivano assegnazioni e trasferimenti di progetti C.a.s.e. e Map, ordinanze che il sindaco dell’Aquila e Massimo Cialente, arrivò ad affermare di non voler rispettare.

Al momento l'unica via per risolvere i disagi sembra essere il ricorso al difensore civico cui molti si sono già rivolti e altri, immaginiamo, lo faranno sempre di più.

L'auspicio invece è che si instauri un clima di collaborazione e dialogo tra i cittadini e la SGE, per mettere in luce i casi particolari e aiutare i cittadini a orientarsi in norme e divieti non sempre chiari e di facile applicazione.







 






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