Shock in aula: 9 anni chiesti per Ciro Grillo e amici

01 Luglio 2025   12:01  

Durante la requisitoria a Tempio Pausania, il procuratore capo ha chiesto nove anni di carcere per quattro giovani accusati di violenza sessuale di gruppo del 2019.

Il procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, ha avanzato oggi la richiesta di 9 anni di reclusione – comprensivi di attenuanti generiche e delle conseguenze accessorie – nei confronti di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, imputati per il presunto stupro di gruppo ai danni di una studentessa italo‑norvegese e di un’amica nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, nella villa di proprietà della famiglia Grillo in Porto Cervo.

Secondo il procuratore, la versione difensiva, secondo cui si sarebbe trattato di rapporti consensienti, “non regge” perché in contrasto con la logica processuale e le prove raccolte, inclusi video e testimonianze. Capasso ha inoltre evidenziato la condizione di inferiorità psicofisica della vittima, resa ancor più vulnerabile dal consumo alcolico durante la serata.

“La ragazza non poteva esprimere il consenso, intimidita e spaventata”, ha sottolineato il magistrato. L’atto di accusa distingue due capi: uno relativo a più atti sessuali di gruppo – con Francesco Corsiglia protagonista – e un altro legato allo scatto di fotografie invasive nei confronti dell’amica della vittima.

Capasso ha definito il dibattimento “non facile”, frutto di quasi sette ore di requisitoria tenuta con equilibrio emotivo: “Non ci siamo fatti travolgere dalle emozioni”, ha ricordato, sottolineando la sofferenza – fisica ed emotiva – di tutti i soggetti coinvolti. Durante la prima udienza, Ciro Grillo ha rilasciato dichiarazioni spontanee in lacrime, negando ogni addebito e annunciando di essere in attesa di un figlio a dicembre.

Le difese, in particolare quella di Francesco Corsiglia, guidata dagli avvocati Gennaro Velle e Antonella Cuccureddu, hanno replicato affermando di possedere “prove dell’innocenza” e di poter confutare l’attendibilità della parte lesa, sperando in un verdetto favorevole.

Il processo proseguirà con l’intervento degli avvocati delle parti civili, tra cui Vinicio Nardo, che ha descritto la condotta contestata come “un esercizio di potere” e una “violenza sessuale” perpetrata in gruppo. L’esito finale spetterà ai giudici, dopo ulteriori repliche e dibattimenti.


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