Si ponga riparo alla disatrosa situazione di Colleparco

Smottamenti e frane, ma nessuno interviene

11 Marzo 2010   16:46  

L'Italia è uno dei paesi con la percentuale più alta di territorio a rischio idrogeologico, che “rappresenta per il nostro Paese un problema di notevole rilevanza, visti gli ingenti danni arrecati ai beni e, soprattutto, la perdita di moltissime vite umane” come ci ricorda la Protezione civile.

“In Italia il rischio idrogeologico è diffuso in modo capillare”. L'Abruzzo fa parte dell'Italia e non è esente dal fenomeno, come anche la città di Teramo.

Il rischio idrogeologico – che “è stato fortemente condizionato dall’azione dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici” - incombe anche nel territorio che circonda Teramo.

La Protezione civile indica nell'abusivismo edilizio una delle cause dei disastri (annunciati).

Sulla collina di Colleparco e sulla frazione di Miano, le due zone periferiche a nord e a sud della città interessate da un recente sviluppo edilizio, da tempo incombono rischi di frana, diversi smottamenti si sono verificati negli ultimi anni causando ingenti danni a strade e edifici.

Si legge nel sito del dipartimento della Protezione civile: “il continuo verificarsi di questi episodi ha indotto una politica di gestione del rischio che affrontasse il problema non solo durante le emergenze”.

La città di Teramo da questo punto di vista deve rappresentare una eccezione. Perchè tutte le amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi anni non hanno fatto altro che autorizzare l'edificazione. A Colleparco negli utlimi dieci anni è nato addirittura un importante polo universitario e si è sviluppato un vero e proprio quartiere residenziale.

I buoni propositi di una imponente opera di messa in sicurezza della zona sono passati sopra la testa di un po' tutti gli amministratori, senza mai concretizzarsi.

Sulla collina di Specola-Miano prende addirittura forma la nuova zona di espansione: da una ventina di giorni ad accogliere chi arriva nel nuovo complesso residenziale fatto di ville e villette a schiera, c'è un cartello che indica l'ingresso a “Teramo Alta”.

Nella frazione di Sant'Atto, nonostante il Piano Anti dissesto Idrogeologico lo impediva, è stata consentita la costruzione di una struttura che avrebbe dovuto ospitare la sede di una emittente locale, che solo a lavori iniziati è stata sospesa.

Sempre dal sito della Protezione civile: “si è così passati da una impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di provvidenze, ad una cultura di previsione e prevenzione, diffusa a vari livelli, imperniata sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi”.

Teramo è da questo punto di vista zona franca. Nessuna prevenzione, nessuna programmazione, nessuna previsione; o forse sì, quest'ultima è facile elaborarla: se non si metteranno le mani a queste ed altre situazioni a rischio ci troveremo di nuovo a parlare dell'ennesima sciagura naturale.

Un recente studio ha individuato circa 1200 dissesti sul territorio regionale. Tra gli eventi più importanti che hanno riguardato l'Abruzzo negli ultimi anni sono da ricordare l'alluvione di Pescara del 9 e 10 aprile 1992, quella di Pineto del 9 luglio 1999, oltre agli eventi del 23-26 gennaio 2003, quando le piogge intense e persistenti causarono danni e disagi diffusi nelle province di Chieti, Pescara e Teramo.

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