Smaltimento illecito di rifiuti, 5 arresti e 36 denunce

11 Dicembre 2008   10:13  

Per anni hanno smaltito rifiuti pericolosi senza rispettare le norme. L'operazione "Quattro mani" - coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Chieti (l'indagine e' del sostituto procuratore Giuseppe Falasca) e condotta dal Noe di Pescara del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, ha smantellato un'organizzazione con base in Abruzzo e diramazioni in diverse altre regioni d'Italia. Trentasei persone sono state denunciate e altre 5 arrestate. Dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, attivita' organizzata per il traffico illecito di rifiuti, truffa, falso in attestazioni analitiche e certificazioni ambientali e frode processuale. L'indagine e' durata quasi due anni. I rifiuti speciali pericolosi venivano smaltiti in diverse discariche nazionali, con la sistematica cooperazione dei trasportatori, dei gestori degli impianti, intermediari, laboratori analitici e produttori. "I responsabili del traffico illecito - spiegano i Carabinieri per la tutela dell'ambiente in una nota - , attraverso il simulato trattamento chimico-fisico dei rifiuti e la sistematica falsificazione dei documenti analitici e di trasporto, per anni, hanno illecitamente smaltito ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi caratterizzati dalla presenza di inquinanti nocivi per l'ambiente e la salute umana, tra cui sostanze irritanti, cancerogene, tossiche, nocive, mutagene, diossina, mercurio, cadmio, piombo. L'operazione ha portato anche al sequestro dell'impianto di trattamento rifiuti operante in Chieti Scalo e di copiosa documentazione, ritenuta utile alle successive indagini".

Sono cinque le persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta "4Mani" condotta dai carabinieri del Noe e coordinata dalla Procura della Repubblica di Chieti. Si tratta di Walter e Angelo Fabrizio Bellia, rispettivamente responsabile legale e responsabile della manutenzione della ditta Seab di Chieti scalo; Maurizio Minichilli, 43 anni di Manoppello, avvocato del foro di Pescara. Agli arresti domiciliari Simone Batilde, 27 anni residente a Spoltore, ex responsabile del laboratorio analisi della Seab e attualmente dipendente dell'Arta di Chieti; Massimo Colonna, 38 anni di Atessa, consulente chimico sterno della ditta Seab e attualmente impiegato presso una ditta di gestione rifiuti di Pisa. Per tutti le accuse sono di falso, trasporto illegale di rifiuti e truffa aggravata ai danni dello Stato. Il gip del Tribunale di Chieti Marco Flamini, che ha accolto le cinque richieste di ordinanza cautelare, non ha invece accolto la contestazione di associazione per delinquere. Il giudice ha anche rigettato la richiesta di arresto per altre dieci persone. Non e' escluso, ha anticipato nel corso di una conferenza stampa svoltasi questa mattina presso il comando provinciale del carabinieri il procuratore capo di Chieti, Ermanno Venanzi (accompagnato dal sostituto Giuseppe Falasca titolare delle indagini), che la Procura presenti ricorso contro le decisioni del gip. Le indagini, avviate nel 2006, hanno preso in esame due anni di attivita' della Seab (2005-2008), ha spiegato il tenente colonnello Antonio Menga del comando caraBinieri tutela ambiente del gruppo di Roma. In tale periodo, la Seab avrebbe semplicemente miscelato e non inertizzato come avrebbe dovuto 150mila tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti in particolare da impianti di raffinazioni petrolifera siciliani inviandoli in discariche di Puglia (due in particolare: nel Barese e nel Brindisino) ma anche Toscana, Abruzzo, Lombardia e Calabria. I rifiuti rimanevano in sostanza pericolosi ma modificati solo sulla carta grazie a documentazioni compiacenti con le quali gli si attribuiva un codice di non pericolosita'. Il tutto con guadagni rilevanti. Si stima infatti una cifra, in due anni, di circa 3 milioni di euro. Nell'indagine risultano indagate altre 36 persone a piede libero.


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