Stalking via mail? Non esiste.Ditelo a chi lavora con internet

01 Luglio 2010   11:23  

La molestia via mail non è reato.  A stabilirlo è stata la recentissima sentenza della Cassazione che ha rigettato, senza rinvio, la condanna al pagamento di 200 euro di multa inflitta dal tribunale di Cassino ad uomo di 41 anni accusato di molestie per aver inviato ad una donna un messaggio  tramite mail contenente "apprezzamenti gravemente lesivi della dignità e dell'integrità personale e professionale" del convivente della destinataria.

Secondo il giudice di Cassino, che aveva inflitto l'ammenda, la molestia tramite mail, è assimilabile a quella telefonica e con riferimento all'articolo 660 del codice penale, relativo al reato di molestie o disturbo alle persone,  "la dizione 'telefono' comprende gli 'altri analoghi mezzi di comunicazione a distanza'".

La Cassazione ribalta questa posizione: il fatto che la posta elettronica utilizzi la linea telefonica non ne fa un mezzo simile al telefono. Secondo la sentenza della Corte di Cassazione infatti la posta elettronica "utilizza la rete telefonica e la rete cellulare delle bande di frequenza, ma non il telefono, né costituisce applicazione della telefonia, che consiste, invece, nella teletrasmissione in modalità sincrona, di voci o di suoni".

La comunicazione via mail, si osserva nella sentenza, e' invece "asincrona" e "l'invio di un messaggio di posta elettronica, esattamente proprio come una lettera spedita tramite il servizio postale, non comporta, a differenza della telefonata, nessuna immediata interazione tra il mittente e il destinatario, ne' veruna intrusione diretta del primo nella sfera delle attività del secondo".

La sentenza della cassazione quindi fa passarel'idea che tramite mail tutto è possibile.

Immaginiamo quindi di ricevere centinaia di mail al giorno, tutte delle stesso tenore: insulti, proposte sessuali, minacce indirizzate precisamente a noi. Nelle mail si fa riferimento a particolari delle nostra vita privata, si cita per nome e per cognome nostro marito, il nostro fidanzato, nostro figlio. Qualcuno insomma di identità precisa e ben riconoscibile e, soprattutto, legato fortemente a noi.

Queste mail certo potranno essere ripetutamente cancellate e di certo non prevedono la nostra risposta e quindi un'interazione con chi le invia, ma non sono oggetti di nessun valore. Il turbamento, la paura che possono creare, è di sicuro rilievo.

Secondo i giudici della Cassazione "l'evento immateriale o del turbamento del soggetto passivo costituisce condizione necessaria ma non sufficiente". I giudici continuano sostenendo che ""il mezzo telefonico assume rilievo proprio per il carattere invasivo della comunicazione alla quale il destinatario non puo' sottrarsi, se non disattivando l'apparecchio telefonico, con conseguente lesione della propria liberta' di comunicazione, costituzionalmente garantita". Stesso discorso del telefono, va fatto per gli sms, dato che, ricorda la Cassazione, il destinatario "e' costretto a percepirli" prima di poterne individuare il mittente".

Tutto ciò non vale per le mail.

Commentiamo che forse dipende dall'uso che si fa dei diversi mezzi. Molte persone al giorno d'oggi lavorano con le mail, e non si può non considerare intrusiva una quantità di mail esorbitante tutte contenenti minacce. E oggi lo sarà ancora di più perché quella persona che dovesse avventurarsi a insultarci minacciarci e spaventarci via mail potrà continuare a farlo in maniera indisturbata.

Ma la  Corte conclude così, "la avvertita esigenza di espandere la tutela del bene protetto della tranquillità della persona incontra il limite coessenziale della legge penale, costituito dal principio di stretta legalità e di tipizzazione delle condotte illecite", sancito anche dalla Costituzione.

E' la legge il limite unico di riferimento, è la legge non prevede lo stalking via mail, allora la speranza è che la sentenza della Cassazione dia una sferzata agli organi governativi  a che si possano ad includere le mail nel novero dei mezzi di comunicazione il cui uso deve tener conto del rispetto dell'altro.

 

(Barbara Bologna)


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