Stupro Pizzoli, a "Chi l'ha visto?" parla la vittima: "La mia vita mi piaceva, e mi manca"

14 Giugno 2012   10:11  

A volte conta più il tono delle parole, e quello della ragazza violentata a Pizzoli, colpisce dritto l'ascoltatore.

L'esclusiva è di "Chi l'ha visto?" condotta su Rai3 da Federica Sciarelli. In trasmissione la studentessa universitaria di Tivoli, vittima di un atroce violenza, racconta il suo dolore.

La giornalisa che la intervista la chiama per convenzione Rosa, la chiameremo così anche noi.

Il tono di Rosa è di chi è in bilico, smarrito nel cammino della vita, attonito davanti ad una violenza smisurata che ti ha strappato alla tua vita quotidiana. Ma Rosa non ha "mollato", crede nel futuro. Ma sogna, una vita tranquilla, in cui uscire per strada al sicuro. Nelle sue parole però l'atroce consapevolezza che dopo la violenza, una nuova vita è tutta da ricostruire.

Rosa ricorda, il prima, il dopo, ma nulla trapela nei suoi ricordi dell'atroce violenza che l'ha trasformata per sempre.

Era il febbraio del 2012, Rosa da Tivoli è a L'Aquila per studiare all'università, e dopo tanti giorni sui libri si concede una serata in discoteca con la sua compagna di casa.

Rosa ricorda tutto: "Prendemmo l'autobus per Pizzoli,  quando arrivammo al Guerinica c'erano poche persone, siamo state un po' sulla porta a farci foto. Poi siamo entrate, e abbiamo preso un cocktail a testa. Dopo un po' sono arrivate altre persone, e abbiamo incontrato un nostro amico che lavoro al Bar. Ci ofrrì un altro cocktail, che avremmo dovuto dividere, ma il barista ce ne fece due. Ma dopo stavamo bene."

Rosa ricorda ancora che la sua amica verso le 3 va via, innervosita per aver smarrito da qualche parte il cellulare. L'amica prende la navetta messa a disposizione dal Guerinica e Rosa decide di rimanere. 

Da lì il black out totale. Rosa non ricorda più nulla. Le sue memorie ripartono dall'ospedale.

Ma in quel balck out c'è la tragedia, Rosa resta abbandonata in una pozza di sangue  sulla neve a -10°. Intanto un giovane militare della provincia di Avellino, arruolato al reggimento Acqui, va al guardaroba con la camicia sporca di sangue, gli esami successivi diranno con certezza che quel sangue è di Francesco Tuccia. Viene fermato dall'addetto al guardaroba, intanto il gestore del Guernica trova Rosa, in fin di vita, la mette al caldo, arrivano i soccorsi.

Rosa va in ospedale, operata d'urgenza per quattro ore al San Salvatore. Francesco Tuccia va a casa, verrà fermato 10 giorni dopo.

"Avevo lividi sì, al risveglio in ospedale pensavo non capivo perché ero lì, pensavo forse perché avevo bevuto. La dottoressa mi chiese se ricordavo qualcosa. Ma non ricordavo nulla, allora mi disse di stare tranquilla che stavano arrivando i miei genitori. Piansi pensai che mamma si sarebbe arrabbiata perché avevo bevuto."

Ma il ricordo di Rosa, viene ricostruito da chi le sta vicino ed è la dottoressa a dirle perché è lì e cosa le hanno fatto: "ricostruzione vaginale e anale."

Poi dopo un breve silenzio aggiunge: "Non ci credevo, e quando vedevo la mia storia in tv, pensavo parlassero di un'altra persona."

Quello non può essere stato, come lo definisce il difensore di Tuccia, "un atto amoroso consensuale" . Rosa spiega: "A meno che io non gli abbia chiesto di uccidermi non puo' essere atto amoroso. Non so con cosa lo ha fatto, una mano non puo' fare questo, ma il medico legale ha detto che la mano puo' entrare fino al gomito. Non so."

E poi Rosa parla del futuro:
"Pensavo dopo l'ospedale di tornare alla vita di prima ma non èe' stato possibile, non sarà mai uguale ma devo provare ad andare avanti. Mi manca l'università, studiare, dopo l'ospedale ho dato un esame."
Tutto questo spiega Rosa, fino a venerdì quando è arrivata la notizia della decisione del gip i del Tribunale dell'Aquila Giuseppe Romano Gargarella  scarcerare Tuccia concedendogli i domiciliari.

"Si voglio andare via, forse avrò la vita che voglio. Vorrei la vita che desideravo prima, fare quello che mi piace, in cui ogni giorno posso uscire di casa e non aver paura. Qualcuno ha scelto di rovinarmi la vita, non so se è il termine adatto. La mia vita mi piaceva e mi manca."

di Barbara Bologna


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