È il triste epilogo di una giornata di mobilitazione. In cinquemila erano partiti all'alba da L'Aquila e dai vari centri del cratere alla volta della capitale per chiedere proroga della detassazione, sostegno all'economia, congelamento dei mutui e risorse certe per la ricostruzione.
Nel pomeriggio riunione al Viminale, il ministro Maroni vuol vederci chiaro, ma quel che importa di più, oggi, è il futuro dell'Abruzzo terremotato, che dipende anche dalla manovra finanziaria in discussione in questi giorni in Parlamento, e gli aquilani sono qui per ricordarlo a deputati e senatori e al governo.
I colori sono ancora una volta quelli neroverdi: di nuovo insieme destra e sinistra, enti e associazioni, i sindaci e la Chiesa, Confindustria e sindacati.
Una delegazione di rappresentanti istituzionali abruzzesi ha incontrato il presidente del Senato Schifani insieme ai capigruppo di Pd, Pdl e Udc, Finocchiaro, Gasparri e D'Alia.
In piazza hanno fatto la loro comparsa diversi esponenti politici dell'opposizione.
Nel pomeriggio vertice di maggioranza a palazzo Grazioli, convocato dal presidente del Consiglio Berlusconi: la soluzione ipotizzata, che potrebbe essere contenuta in un emendamento alla manovra finanziaria, prevede la restituzione delle tasse in dieci anni e in percentuale ridotta. Previsto in serata un incontro fra il premier e il ministro Tremonti.
Nelle interviste i due ragazzi feriti nei tafferugli, il sindaco Massimo Cialente e il consigliere regionale Luca Ricciuti.
(MS)