La Corte d'Appello conferma il risarcimento ai figli di una vittima del sisma del 2009, ribadendo l'assenza di colpe delle istituzioni.
In una sentenza che segna un’importante inversione di tendenza, la Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato il risarcimento di 600mila euro a favore dei figli di una delle 24 vittime del crollo avvenuto in via Campo di Fossa, durante il terremoto del 6 aprile 2009. La decisione, che ribadisce quanto già stabilito dal tribunale del capoluogo lo scorso marzo 2023, pone la responsabilità a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Secondo quanto riportato nella sentenza, i giudici Francesco Filocamo, Silvia Rita Fabrizio e Alberto Iachini Bellisarii hanno sottolineato come le vittime non fossero da ritenere colpevoli di alcuna negligenza, in particolare considerando le rassicurazioni fornite dalle istituzioni nei giorni precedenti al sisma. In particolare, la Commissione Grandi Rischi, riunitasi il 31 marzo 2009 in pieno sciame sismico, aveva diffuso messaggi che ridimensionavano il pericolo imminente, inducendo molti cittadini a non prendere precauzioni.
Il crollo del palazzo in via Campo di Fossa, in cui persero la vita 24 persone, rappresenta uno degli episodi più tragici del terremoto che devastò L'Aquila. La Corte d’Appello ha confermato la linea della sentenza di primo grado, rigettando ogni responsabilità delle vittime, evidenziando invece la carenza di avvertimenti adeguati da parte delle istituzioni.
La vicenda si colloca in un contesto legale ampio e complesso, che negli ultimi anni ha visto diverse sentenze contrastanti. Tuttavia, questa decisione si discosta da quelle più discusse, che in passato avevano ridimensionato il peso delle responsabilità delle autorità in merito alle informazioni divulgate prima del terremoto.
Il caso in questione ha riacceso il dibattito sull'efficacia delle comunicazioni di emergenza in situazioni di rischio sismico. La Commissione Grandi Rischi, già al centro di polemiche per le sue dichiarazioni minimizzanti prima del sisma, torna quindi sotto i riflettori. I giudici hanno evidenziato che la popolazione era stata indotta a sottovalutare il pericolo, poiché le rassicurazioni avevano contribuito a far sì che molti cittadini non adottassero le misure necessarie per mettersi in sicurezza.
Questa sentenza apre la strada a nuovi possibili ricorsi e cause simili da parte di altre famiglie colpite dalla tragedia, che potrebbero avanzare richieste di risarcimento sulla base delle stesse motivazioni legali. Il risarcimento, che sarà liquidato ai figli della vittima, rappresenta un riconoscimento tangibile delle responsabilità delle istituzioni nella gestione dell'emergenza.
L’Aquila e il suo territorio portano ancora i segni profondi del terremoto del 2009, con ricordi indelebili che accompagnano le famiglie delle vittime. Questa nuova decisione giudiziaria sembra voler restituire una forma di giustizia a chi, in quel tragico evento, ha perso tutto.