Terremoto, il 23 novembre 1981, il sisma in Irpinia. I geologi: "Dopo 30 anni, ancora tutto da fare"

23 Novembre 2011   13:36  

Peduto : “ Dopo più di 30 anni dal terremoto dell’Irpinia sono sicuri i nostri centri storici? Ancora una volta accusiamo a livello regionale l’assenza di pianificazioni e di strumenti legislativi al passo dei tempi e dei progressi delle conoscenze tecnico – scientifiche.”

 “Se dovesse ripetersi negli stessi luoghi e con la stessa intensità un sisma come quello che ha colpito la Campania e la Lucania nel 1980, come prima o poi succederà, tenuto conto della ciclicità di quel tipo di terremoti, cosa accadrà? Dopo più di 30 anni dal terremoto dell’Irpinia, possiamo dire che i nostri centri storici oggi sono realmente sicuri?”

Se lo chiede e gira la domanda a tutti gli enti competenti, a partire dalla Regione Campania , Francesco Peduto, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania, alla vigilia del 31° anniversario del terremoto che il 23 Novembre 1980 cambiò la storia della Campania, con quasi tremila vittime.

“Il terremoto del 1980 è stata un’occasione sprecata per pianificare un reale recupero ed una valorizzazione dei tessuti insediativi storici, ma soprattutto in Campania, come al solito, accusiamo ancora oggi l’assenza di atti normativi e di pianificazione al passo dei tempi e dei progressi delle conoscenze tecnico – scientifiche e la carenza di controlli sullo stato di salute dei nostri edifici storici. Come per la Difesa del suolo – ha proseguito Peduto – non si sa chi deve fare cosa e chi è responsabile di cosa. Da diversi anni sono in vigore norme, in materia di rischio sismico che hanno portato ad un incremento della categoria sismica per buona parte dei centri abitati della Campania, ma nessuno si chiede, soprattutto per quanto riguarda i centri storici, se gli edifici che, nel migliore dei casi, sono stati sismicamente adeguati secondo quanto previsto dalle normative in vigore negli anni ottanta e novanta, siano oggi da considerare effettivamente sicuri.”

“In Campania, purtroppo, – ha continuato Peduto – a livello legislativo siamo fermi alla L.R. 9/83, uno strumento normativo sorpassato ed obsoleto, dove gli elaborati cartografici

di base non dialogano e non sono sovrapponibili nemmeno con quelli previsti a base della pianificazione delle Autorità di bacino. Sarebbe necessario, quindi, rimettere gli studi geologici , geomorfologici e di microzonazione sismica al centro della prevenzione ed alla base di qualsiasi seria azione di pianificazione del rischio sismico e di governo del territorio, andrebbero previsti controlli e verifiche su tutto il territorio regionale, andrebbe istituito il fascicolo del fabbricato, che è come il libretto medico per le persone, da dove si evince lo stato di salute, le malattie e le cure. Anche nel caso del rischio sismico, perciò, prima che sia troppo tardi, prima che il malato muoia, andrebbe ricostruita una filiera normativa che aggiorni la L.R. 9/83 e metta insieme le Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, il fascicolo del fabbricato e i Piani di Protezione Civile Comunali.”

 


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