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Un'altra regione in ginocchio, l'Emilia Romagna. La scossa della notte scorsa di magnitudo 6.0 ha portato ancora una volta vittime e distruzione.
Sei i morti, molti feriti, e oltre 3000 sfollati.
A farne le spese però è stato anche il patrimonio artistico, alcuni gioielli antichissimi, a pezzi.
Repubblica.it intervista lo storico dell'arte Salvatore Settis, che a marzo era stato a L'Aquila, e nell'intervista subito dopo le scosse in Emilia Romagna, parla dell'Aquila. E L'Aquila, è un'esperienza post sismica, da non ripetere.
"Il patrimonio artistico, è sempre una vittima con le persone, e la ferita al patrimonio ferisce anche le persone, perché nel nostro paese non si hanno pezzi da museo, ma è la nostra memoria collettiva. Il patrimonio artistico va ricostruito il prima possibile, il contrario di quanto successo a L'Aquila".
Settis cita L'Aquila, lo fa tornandoci più volte nel corso dell'intervista e spiega che la ricostruzione del patrimonio artistico è sempre stata in Italia un obiettivo primario, "fino all'esperienza di L'Aquila, che ha invertito la rotta in modo pesantissimo. Nelle Marche e nell'Umbria si restaurò nel modo migliore possibile. Non c'erano dubbi che si dovesse fare così. A L'Aquila, la logica si è capovolta. Cittadini esiliati in new towns, che hanno così abbandonato il centro storico. Nei cantieri a lavoro non più di 3 o 4 operai, un vero scandalo."
L'INTERVISTA FATTA DA REPUBBLICA TV