Torna il Sulmonacinema, venticinque anni di libertà in movimento

06 Novembre 2007   17:25  
Una nuova generazione di cineasti italiani ventenni preferisce oggi lavorare a bassissimo costo, e autoprodursi, senza chiedere una lira allo stato o agli enti locali. E se il 35mm incatenato dal denaro alle istituzioni, vada al diavolo e si passi alla telecamerina digitale. Un numero sempre crescente di filmaker (che considera la sceneggiatura una gabbia costrittiva, utile solo a che la convenzione regni sovrana o per pagare lo stipendio ai Blandini di turno) vuole promuovere le proprie opere utilizzando ormai solo il mercato parallelo di internet e vende direttamente i propri prodotti in rete, disdegnando non solo le sale, anche off, ma perfino il circuito dei festival, nazionali o locali, per bene o ´guerriglieri´, che, comunque, sono sempre tutti troppo compromessi con il ´sistema cinema generale italiano´. Altri, come Fabrizio Ferraro, autore di un pamphlet sul cinema amatoriale, dal basso, di sfida, si sganciano, anche teoricamente, dal coro dei registi (almeno un centinaio) che considerano meta del proprio lavoro costruirsi una piscina pi grande e scrivono manifesti per un cinema che guardi pi a Grifi e a Straub/Huillet che a Brizzi: ove la macchina da presa si muove solo per far colpo, per produrre un effetto, perch non usarla invece per approfondire o per trasmettere informazioni? Senza essere minoritari a forza e senza farci assorbire dall´estasi della marginalità come dare torto a questi giovani innovatori? Le nuove tecnologie permettono davvero di abbattere i costi. E girare all´estero (est Europa, America del sud) sta diventando sempre pi salutare anche per l´alta qualit del lavoro artistico localeNon un caso che molti registi emersi in questi ultimi anni siano tornati a fare ´i nomadi´ o ´i pirati´, a secondo della cattiveria del carattere, girando il mondo in cerca di occasioni d´oro. Il gruppo Malastrada, da Catania si trasferito a Marsiglia, e gira in Burkina Faso. L´unit produttiva che ha vinto il festival di Bellaria con ´Onibus´ (in concorso anche a Sulmona) ha sede in Francia e gira da qualche anno in Brasile e prossimamente a Chicago. Stefano Savona, tra i vincitori l´anno scorso, vive e lavora a Parigi. E cos via. Ma anche i cineasti pi ´consacrati´ cominciano a ribellarsi ai soliti giochi di ruolo e ai vecchi riti consentiti. Non chiedono più l´elemosina allo stato, non chiedono pi un uomo fidato al vertice del cinema e della televisione pubblica, non chiedono pi nulla. Pretendono. O disertano. E chi produce i film-sorpresa capaci di battere i blockbuster Usa come ´La ragazza del lago´ non disdegna affatto la ricerca pi estrema e i risarcimenti pi estremisti (come ´Il passaggio della linea´ e ´Bianciardi!´). "Azzerare subito tutte le commissioni, tutti i funzionari che decidono come e quali film italiani produrre". Questa la proposta di Silvio Soldini. E Dario Argento aggiunge e conferma: "E´ assurdo che dei 70 film prodotti in Italia 68 siano commedie a basso quoziente di ´umorismo al vetriolo´, e solo due siano film drammatici, ma privi di qualunque spirito antagonista"Se un film non ci fa sobbalzare sulle sedie, che film ? Asia Argento ci fa saltare in aria: non un paradosso che nessuno in Italia ne voglia finanziare le opere? No, visto che Fellini e Antonioni ebbero gli stessi identici problemi. Il cinema italiano di oggi, pur in profonda mutazione strutturale e in crisi quantitativa (la produzione di lungometraggi si stabilizzata ormai al minimo storico) non , ovviamente, più brutto o meno interessante di altri. Le opere che da qualche anno si vedono e vengono premiate a Sulmonacinema, e in tanti altri festival italiani di ricerca (come era Torino, e come resta la rete formata da Trieste, Batik, Bellaria, Lucca, Procida) lo dimostrano. Solo che un cinema di qualit invisibile, non arriva nelle sale n in tv, sempre pi underground, quasi clandestino. Il problema invece che, generalmente, tutto quel che si vede nelle sale, ci che viene presentato nei festival internazionali o candidato a premi, quel che a Quentin Tarantino capita di vedere di qua o di l nel mondo, ´embedded´ cio prodotto secondo la cultura e i gusti di quei quattro o cinque funzionari di cui parlava Soldini che, garantendo il passaggio dell´opera in prima serata tv, pubblica o commerciale, se no un film industriale non si può pi produrre, si devono attenere a una serie di criteri, burocratici o di audience o di ´morale ingessata´, che nuocciono a qualunque opera d´arte o a qualunque prototipo che voglia sperimentare nuove traiettorie, anche di mercato. Ma un´economia di mercato utopia nel nostro paese, monopoliticamente bloccato. Un film, perfino di genere, perfino commerciale, non pu stare sotto i piedi della Casta, ma deve saperla guardare ben in faccia. O sovrastarla. Altro che ´Cemento armato´. Nel XXV anniversario il Sulmonacinema film festival ripensa a tutta la sua storia, pur sottolineando alcune caratteristiche recentemente assunte dalla manifestazione (il cinema come arte profondamente intrecciata alle ricerche estetiche della pittura, della musica e della letteratura; l´attenzione alla storia del cinema anarchico e dell´emigrazione, un´ispirazione ´ovidiana´ che ci fa privilegiare le opere, anche appartenenti al genere erotico o horror, di forte contestazione delle forme di potere) e vuole offrire, condensato anche nel programma cinematograficamente blasfemo ´I dieci comandamenti del cinema che ci piace´, cio quello non riconciliato e antagonista, qualche ricordo delle edizioni girovaghe di tanti anni fa, quelle apolidi che andavano in Australia, Canada, America Latina e Ungheria a ritrovare, tra i giovani filmaker stranieri, l´entusiasmo e la grinta perduti. Come l´omaggio di Claudio Del Punta all´isola di Haiti, che, pur piagata e martoriata dal vendicativo Occidente, sa ancora danzare erotica; quel frammento delle opere di controcultura di Mingozzi-Baldi, un corpus che sconvolse davvero il nostro cinema di ricerca negli anni cruciali; il ricordo di Roberto Rossellini che diceva, nel 1970, ci che oggi diventa acuta elaborazione da premio Nobel per la pace (e il grande regista viene raccontato dai suoi amici elettricisti e macchinisti); il musicista tunisino Anouar Brahem, idolo dell´etichetta d´avanguardia Ecm, che fa il suo umile e doveroso reportage in Libano; il cineasta tedesco Holger Meins, deviato per motivi di forza maggiore dall´occuparsi di sola arte; Wojnarowicz, pittore/attore/scrittore/filmaker del Lower East Side di Manhattan, testimone negli anni 80 di fatti determinanti l´evoluzione-deviazione della civilt (il cruising); il genio comico di Jerry Lewis, altrettanto critico della vita moderna, ma che non si concede la facilit, la volgarit di mostrare ´cose brutte´, ma fa vedere ci che critica come ´grandioso´: lo ama e gli comunicano una bellezza nuova; proprio come il suo allievo Joe Dante, un vero distruttore perch sa amare ed capace di farci sentire, dell´America, anche "la sua piccola musica nuova". E ancora Thomas Sankara, ovvero il simbolo del futuro cinema africano, l´unico uomo politico marxista del passato al quale sia Pertini, che Grillo che Madre Teresa di Calcutta leverebbero tanto di cappello. ´Clodia/Catullo´ di Franco Brocani torna molto indietro per combattere la scialba conformit del moderno a colpi di ´inattualit´. ´Babylon´, la rivolta di Brixton e delle popolazioni West Indies contro le leggi abominevoli e razziste di Margaret Thatcher, che invent un nuovo incalzante ritmo di combattimento, il dub Roberto Silvestri - Direttore Artistico Sulmonacinema Film Festival

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