Francesco Nacca, condannato per l’omicidio colposo del finanziere Pulsoni, ha ricevuto una pena di un anno e otto mesi con la condizionale.
Un anno e otto mesi con la condizionale per omicidio colposo. Questa la sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Vibo Valentia nei confronti di Francesco Nacca, un 28enne originario di Caserta, ritenuto responsabile della morte di Luca Pulsoni, finanziere aquilano di 26 anni, tragicamente colpito durante una battuta di caccia al cinghiale nel gennaio del 2020, in Calabria. La tragedia si consumò durante un'escursione nei pressi del lago Angitola, nel comune di Maierano, quando Nacca, nel tentativo di abbattere un cinghiale, sparò accidentalmente verso la sagoma dell’amico.
Il colpo, destinato inizialmente al cinghiale, colpì Pulsoni alla scapola, perforando l'arteria succlavia, provocando una morte quasi immediata per dissanguamento. Nonostante i tentativi di soccorso, per Pulsoni non ci fu nulla da fare. Un evento che, a distanza di due anni, ha trovato una prima conclusione legale.
I fatti risalgono al 12 gennaio 2020. Francesco Nacca e Luca Pulsoni avevano deciso di partecipare insieme a una battuta di caccia al cinghiale, nel territorio calabrese. L’imprevisto si verificò improvvisamente, quando, durante il tentativo di colpire un cinghiale, Nacca, distratto dalla comparsa della figura di Pulsoni che emergeva da un cespuglio, premette il grilletto. L’amico venne colpito in maniera fatale. Le urla di Nacca, che si accorse subito della gravità dell’accaduto, risuonarono nell’aria, ma la tragedia era ormai consumata.
Dopo l’incidente, la Procura di Vibo Valentia avviò un’indagine, aprendo un fascicolo per omicidio colposo nei confronti di Nacca, il quale, pur non avendo testimoni a supporto della sua versione, non ha mai nascosto le sue responsabilità. Nacca ha sempre sostenuto che il colpo fosse stato un tragico errore, una fatalità legata alla comparsa improvvisa di Pulsoni mentre stava cercando di colpire il cinghiale. Una versione che, tuttavia, non ha trovato riscontro nei fatti, poiché non ci sono testimoni oculari che possano confermare questa ricostruzione.
In aula, Nacca ha ribadito la sua versione dei fatti, ma i giudici hanno ritenuto che la sua testimonianza fosse poco credibile, nonostante la sua ammissione di colpa. Le circostanze dell'incidente, infatti, erano state ricostruite grazie agli interventi dei presenti, che erano arrivati sul luogo solo dopo che Pulsoni era già in gravi condizioni.
Un altro elemento che ha influenzato il verdetto riguarda la presunta disorganizzazione nei soccorso. Secondo quanto sostenuto dalla difesa dei familiari di Pulsoni, i soccorritori sarebbero arrivati con un grave ritardo, un’ora dopo il ferimento. La difesa ha fatto valere l'ipotesi che, se l’allarme fosse stato dato tempestivamente, forse la vita di Luca Pulsoni sarebbe potuta essere salvata. Questo elemento, purtroppo, non è stato sufficiente a modificare l’esito della vicenda legale, ma ha certamente aggiunto un ulteriore livello di drammaticità alla tragedia.
La sentenza di un anno e otto mesi di reclusione con la condizionale è stata quindi emessa dal Tribunale, con un verdetto che, pur accogliendo le ammissioni di colpa di Nacca, non ha potuto restituire la vita a un giovane di appena 26 anni, morto in un tragico incidente che avrebbe potuto essere evitato. Il dolore dei familiari di Pulsoni non si placa, e la vicenda continua a suscitare riflessioni sulla sicurezza nelle attività di caccia e sull’importanza di prevenire tragedie simili.
L'incidente ha scosso profondamente l'intera comunità, sollevando dibattiti sulla necessità di un maggiore controllo nelle pratiche di caccia e sull’adeguata formazione dei cacciatori. In Calabria, come nel resto d'Italia, la tragedia ha riportato l’attenzione sulle potenziali insidie di queste attività, che, sebbene regolamentate, possono a volte sfociare in eventi drammatici per motivi che sfuggono al controllo umano.