UN SUCCESSO LA MOSTRA DI VINCENZO BONANNI

L'artista aquilano espone a Roma fino al 10 giugno

10 Maggio 2008   10:55  

Con piacere, pubblichiamo questo articolo inviatoci da Emanuela Medoro sulla esposizione, in corso a Roma, dell'artista aquilano.

 

Il Saint Louis College of Music, scuola di musica situata in un popoloso quartiere nel cuore della Roma vecchia intorno a Piazza Venezia, ospita dal 6 aprile scorso la prima mostra personale di Vincenzo Bonanni, giovane artista aquilano. Indovinato il luogo prescelto, una scuola di musica jazz, aperta alla città ed al mondo, che vive nelle sue stradine. La mostra è già un evento di successo, tanto che il Saint Louis College ha deciso di prorogare il periodo di esposizione per un altro mese, fino al 10 giugno. Dunque la mostra rimarrà a disposizione del pubblico nella sede della scuola, in Via del Boschetto 102, tutti i giorni feriali dalle ore 10 alle 22. Meritato il successo del giovane artista abruzzese che in anni di silenzioso lavoro ha costruito il suo rigoroso e personalissimo linguaggio pittorico, fatto di padronanza delle tecniche usate, ma soprattutto di fantasia e buona cultura, sintesi di esperienze provenienti da studi letterari, poesia, musica jazz e cinema. Ben scelto il luogo della mostra, dove gli echi della musica jazz e rock si mescolano alle immagini ispirate ai grandi musicisti del settore, avvolgendo il visitatore in un insieme di suoni, forme e colori pieni di poesia, fascino e ricordi. L’esposizione comprende 23 opere, realizzate con tecnica mista su compensato. Un estratto da “Ciò in cui credo” (What I believe) di James G. Ballard apre il catalogo della mostra (testi in italiano e inglese, Edizioni Libreria Colacchi), molto più d’un semplice catalogo, un vero libro d’arte, bellissimo, pensato, curato e stampato all’Aquila. L’introduzione è del critico d’arte Antonio Gasbarrini, che colloca l’opera di Vincenzo Bonanni nel contesto della più recente ed attuale produzione figurativa, e chiarisce i suoi legami con le altre arti. Il catalogo è arricchito, inoltre, da un’intervista all’artista curata da Paola Ardizzola, in cui si evidenziano i rapporti della pittura di Bonanni con la musica jazz ed il cinema, e dove si spiega il metodo di lavoro dell’autore. Sia nell’introduzione che nell’intervista emerge chiaro il fatto che le opere sono frutto di lunga e paziente ricerca d’un linguaggio espressivo personale ove nulla è lasciato al caso ed ogni più piccolo dettaglio della composizione è il risultato di accurata progettazione e studio appassionato. Una creatività che alla padronanza tecnica associa una solida cultura, immaginazione e fantasia nella rielaborazione dei temi ed organizzazione dei testi. I dipinti di Vincenzo Bonanni evidenziano precisi riferimenti culturali nel campo della musica jazz e blues, nella poesia e nel cinema. Le opere conducono l’osservatore attraverso un viaggio nell’ambito della ribellione letteraria, musicale e cinematografica, da Rimbaud a Bukowski, da Kerouac a Burroughs, fino al cinema di Godard e della Nouvelle Vague francese. Rappresentano a tutto tondo l’esperienza culturale dell’essere ribelle, dalla sottocultura della beat generation di San Francisco, con il mito americano “on the road” di Jack Kerouac, alla controcultura dei decenni successivi. Nell’ambito di queste linee generali mi sono rimaste impresse due opere: la prima, dedicata a Fernanda Pivano, studiosa e traduttrice in italiano di opere fondamentali di autori americani, madre e maestra di migliaia di studenti che hanno affollato in Italia le facoltà di Inglese dagli anni Sessanta in poi, ritratta con il volto maturo per l’età e le braccia incrociate sul petto, indimenticabile fra “Cose che dimentico”; poi, quella dedicata a Jeames Dean, mito presente nell’immaginario del mondo occidentale degli anni Cinquanta e non solo, ancora oggi evidentemente, vista la cura del pittore nel comporre la serie dei suoi ritratti. Il volto imbronciato di J. Dean è ritratto seminascosto fra luci, ombre e macchie di colore, e tutta la composizione è accompagnata da una citazione delle “Elegie Duinesi” di Rainer M. Rilke. Questo successo apre lusinghiere prospettive ad un artista promettente, perché consapevole che l’arte non affonda nell’effimero, ma si nutre di assidua passione e duro impegno. Vincenzo Bonanni è nato a l’Aquila l’11 agosto 1978. Dopo gli studi classici ha frequentato la facoltà di Sociologia, corso in Comunicazione e Mass Media, presso l’Università “La Sapienza“ di Roma, dove ha conseguito la laurea con una tesi dal titolo “Beat girls: da femme fatale a femminilità parossistica”. Oggi vive e lavora fra l’Aquila e Roma.



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