Un anno fa la morte di Melania Rea. Un omicidio diventato un giallo

18 Aprile 2012   12:12  

Un anno fa, il 18 aprile 2011, scompariva Melania Rea, moglie del caporalmaggiore dell'esercito Salvatore Parolisi. Erano andati a fare una gita con la bimba di pochi mesi al pianoro di Colle San Marco di Ascoli Piceno - raccontò poì il marito - e lei si era allontanata per andare al bagno. Dopo due giorni di ricerche il corpo della giovane madre fu trovato, martoriato da 35 coltellate, nel boschetto di Ripe di Civitella del Tronto, a una ventina di chilometri da Ascoli. Il 19 luglio successivo il marito fu arrestato per omicidio aggravato.

La vicenda - come spesso accade in questi casi - ha generato colpevolisti e innocentisti: Salvatore, secondo l'accusa, era pressato dall'amante, la soldatessa [OBLIO], e per l' imminente Pasqua avrebbe dovuto comunicare a Melania che l'avrebbe lasciata. La portò direttamente a Ripa e la uccise, inscenando poi la scomparsa. Sarebbe questo il movente del delitto.

Ma l'uomo - che avrebbe avuto altre amanti nella caserma "Clementi" di Ascoli dove istruiva le reclute - continua a professare la sua innocenza. Il 19 aprile, mentre tutti cercano Melania nell'area della presunta scomparsa e a Folignano (Ascoli Piceno) - dove la coppia viveva - Parolisi non partecipa alle ricerche, rimane in caserma e cancella il suo profilo su Facebook con il quale chattava con l'amante. Il giorno dopo un anonimo telefona alla polizia di Teramo: c'é un corpo nel Bosco delle Casermette. E' Melania. Parolisi partecipa ai sopralluoghi, ha un comportamento collaborativo con gli investigatori, ma non rivela la relazione extraconiugale, che verrà fuori solo più tardi.

Anche dopo il funerale della moglie, il 16 maggio, a Somma Vesuviana (Napoli), città di origine della coppia. Parolisi, ancora non indagato, nomina due legali noti per i processi sui delitti Meredith e Sara Scazzi; il 21 giugno viene iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario aggravato dai pm di Ascoli Piceno e il 19 luglio viene arrestato su ordine del Gip di Ascoli il quale, però, invia tutta l'inchiesta alla Procura di Teramo, competente per territorio. Anche la magistratura abruzzese è convinta della colpevolezza di Parolisi per il quale scatta un nuovo arresto disposto dal Gip di Teramo e confermato dal Tribunale del Riesame dell'Aquila e dalla Corte di Cassazione.

Il 20 gennaio scorso si conclude l'inchiesta e il 12 marzo comincia il processo che, il 30 maggio e il 13 luglio prossimi vivrà due udienze importanti legate ai risultati delle superperizie disposte dal giudice Marina Tommolini. Nel frattempo, il Tribunale per i minorenni di Nola (Napoli) vieta a Parolisi di incontrare la figlia Vittoria (parte civile nel processo) e nomina tutori della piccola i nonni materni. Intanto, Ludovica rivela ad un settimanale: "Non lo amo più, ma non è lui l'assassino di Melania".


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