Un'introduzione all'opera, ultimo appuntamento dei Solisti aquilani

20 Agosto 2012   17:45  

S i conclude il breve ciclo “Un’introduzione all’opera”, proposto da I  Solisti Aquilani  per avvicinare all’opera lirica gli appassionati: un viaggio nell’universo del melodramma passando attraverso proiezioni in DVD, la narrazione e la letteratura Il tutto nella accattivante cornice di Murata Gigotti, in collaborazione con la Pro Loco di Coppito.

Una formula snella, ma suggestiva che ha raccolto un grande consenso e ha visto la presenza, ai vari appuntamenti, di un foltissimo pubblico. Dopo la Traviata di Giuseppe Verdi e la Bohème di Puccini è la volta de Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, andata in scena la prima volta a Roma, il 20 febbraio del 1816, al teatro Argentina.

A   guidarci all’ascolto saranno il critico musicale Walter Tortoreto, con la sua affascinante ricostruzione del contesto storico e culturale della vicenda  e l’attore Giulio Votta che leggerà brani dal libretto di Cesare Sterbini Il Barbiere di Siviglia, monumento comico e opera simbolo del teatro lirico di tutti i tempi, è  una delle opere più rappresentate e certamente la più celebre di Rossini, l’unica che sopravvisse all’oblio che colpì la stragrande maggioranza dei capolavori rossiniani grossomodo dalla morte dell’autore fino agli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, con l’avvento della cosiddetta Rossini Renaissance.

L’intera opera fu composta in una ventina di giorni (si tramanda che il pesarese ebbe a dire a Wagner di averla terminata in tredici giorni!) e come poteva accadere per i tempi assai ristretti di produzione Rossini si servì di autoimprestiti e spunti tratti da altri compositori: il caso più celebre è certamente l’ouverture - oggi il simbolo dell’opera, talmente famoso da venire utilizzato anche in pubblicità.

L’opera fu apprestata in tutta fretta e alla prima fece un fiasco clamoroso, con lo stesso Rossini che sedeva al cembalo come direttore Quando lo spettacolo però cominciò a entrare in rodaggio, fin dalla seconda sera, il successo fu immenso; così Rossini scrisse alla madre: «la seconda sera e tutte le altre Recite date non hanno che applaudita questa mia produzione con un Fanatismo indicibile facendomi sortire Cinque, e sei volte a ricevere applausi di un genere tutto novo e che mi fece piangere di soddisfazione».


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