Una chiesa riapre le sue porte

di Nicola Faccionli

06 Giugno 2009   13:29  

“O porte, alzate i vostri frontoni; alzatevi, o porte eterne, e il Re di gloria entrerà” (Salmo 24). Nel giorno dedicato a San Giovanna d’Arco, sabato 30 maggio 2009, ha riaperto le sue porte la chiesa di San Domenico in Teramo, appena in tempo per la celebrazione dei riti cattolici della Pentecoste. Funestata dal terremoto del 6 aprile che ha sconvolto L’Aquila e due terzi dei luoghi di culto nel territorio provinciale aprutino, la chiesa riapre al culto dei fedeli. Alla fine è arrivata la tanto attesa revoca dell’ordinanza di inagibilità della chiesa di S. Domenico e degli annessi locali Scouts, compresa ovviamente la Casa della Famiglia Laicale Domenicana. “E’ arrivata venerdì 29 maggio, via fax, poco prima delle 13 – annuncia Padre Rosario Sammarco (fi), rettore del convento dei frati dell’Immacolata di Teramo – dopo che in mattinata era arrivata la relazione della ditta che ha curato i lavori di messa in sicurezza del campanile. A Dio piacendo, quindi, con la Santa Messa di sabato sera 30 maggio, ore 18, possiamo riaprire al culto la Chiesa”. Ma non è stato affatto semplice. “Ci sono sembrati, in verità, lunghi come anni i giorni che abbiamo dovuto aspettare per avere la relazione tecnica sui lavori, dalla quale – rivela P. Rosario – è stata poi fatta la suddetta revoca dell’ordinanza”. La burocrazia è davvero una delle costanti fondamentali dell’Universo. “Anche in questo caso abbiamo dovuto telefonare e telefonare e insistere, spiacenti di doverlo fare, perché ci rendiamo conto che ci sono emergenze più grandi delle nostre, ma consapevoli anche che non si poteva lasciare una chiesa chiusa solo per un pezzo di carta”. I frati speravano di avere quel pezzo di carta già nei primissimi giorni della settimana, per poter annunciare trionfalmente la riapertura ufficiale della chiesa per la data del 30 maggio. “La Provvidenza ha disposto, invece, che avessimo il via libera solo nella tarda mattinata di venerdì 29 maggio e con una marea di cose da fare per il pomeriggio”. Naturalmente, niente toni trionfalistici. “Del resto poco consoni a dei frati francescani quali noi siamo – spiega P. Rosario – ma la gioia, comunque grande, di poter restituire a Teramo uno dei monumenti che le sono più cari. Non possiamo che confidare, a questo punto, che sia presto così anche per il Santuario della Madonna delle Grazie cui ci lega, oltre che la devozione alla Madonna, anche il comune senso di fraternità nella stessa Regola, con i Frati Minori”. I problemi non sono finiti, così come le scosse telluriche. “Non possiamo dimenticare che, tanto nel caso di S. Domenico, quanto in quello, speriamo  prossimo, della Madonna delle Grazie, “riapertura” non significa che “tutto è a posto”. Significa solo che non c'è pericolo a starci dentro. Ma il terremoto ha comunque lasciato i suoi segni e bisogna ripararli”. Quali segni? “Solo per citare S. Domenico, pare abbastanza urgente una verifica e sistemazione, peraltro già prevista anche prima del terremoto, dei coppi del tetto; come pure un'operazione di ricucitura di una crepa sulla facciata (anche questa ante-terremoto, ma che col terremoto si è aggravata) e poi altre cose ancora”. E il campanile? “Sono in molti a chiederci se e quando il pezzo rimosso del campanile sarà ricostruito. Prima di procedere ad una eventuale ricostruzione bisognerà certamente provvedere a diverse verifiche, e soprattutto bisognerà tener presente che non bisogna commettere lo stesso errore di costruzione fatto in precedenza, e cioè quello di costruire il pezzo senza ancorarlo al resto. Roba lunga...”. Speriamo almeno che la nuova scossa a L’Aquila di magnitudo 3.5, delle ore 4:55 di questa mattina 30 maggio, sia anche l’ultima.


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