Una residente del Case: basta con tendoni e container

09 Gennaio 2011   18:30  

 Scrive Pina Lauria, residente nel rpogetto Case di Bazzano

''A 21 mesi dal terremoto gli spazi di aggregazione e di ascolto per i cittadini aquilani sono testimoniati dalle foto che invio.

Il container è posizionato, ormai dai primi del mese di novembre 2010, nell'area del progetto C.A.S.E. di Bazzano. Il container (di quelli collocati tempo fa nel piazzale del Consiglio Regionale), è stato concesso per 12 mesi in uso gratuito dalla Regione Abruzzo – Direzione Protezione Civile – Ambiente, all'Associazione Solidarietà Famiglia ONLUS. L'autorizzazione per il posizionamento del box risale a giugno 2010. Il settore OO.PP. del Comune di L'Aquila, ad ottobre del 2010, dà parere favorevole, con un fax a firma del Dirigente Super Visore Progetto C.A.S.E. e MAP, per posizionare il box nell'area di Bazzano. All'Associazione sopra citata è stato finanziato il progetto denominato "Si può fare" dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali" , ex articolo 12 della legge n. 266/1991.

Avanzo alcune osservazioni. Intanto, nonostante siano trascorsi due mesi dal posizionamento del box, ancora lo stesso è in stato di abbandono. Vorrei evidenziare che il luogo in cui è stato collocato insiste sulla strada di passaggio e di accesso agli alloggi; già al momento del suo posizionamento, mi sono recata presso l'Ufficio OO.PP. per chiedere se vi era la possibilità di utilizzare un altro spazio, nella considerazione che sul piazzale del parcheggio, e su una parte del marciapiede, insiste la TendAmica della Caritas, che svolge da circa un anno attività di socializzazione e ascolto per gli abitanti e, ad oggi, è il solo punto di aggregazione presente nell'area di Bazzano

Il Dirigente mi rispose che il box non era di intralcio a nessuno; i Vigili Urbani, da me interpellati, mi risposero di fornire un servizio fotografico accompagnato da un esposto a mia firma.

Mi pongo delle semplici domande: un progetto finanziato a livello nazionale, teso a favorire l'applicazione di metodologie di interventi particolarmente avanzate, come recita la lett. d) del citato articolo 12, può essere ospitato in un container, a 21 mesi dal terremoto? E' opportuno che un progetto, teso ad affrontare problematiche molto delicate, dai problemi psicologici alla mediazione tra le parti in conflitto, venga svolto in un box, senza alcun rispetto per la privacy?

Ed ancora, quando qualcuno capirà che i problemi degli aquilani si risolveranno solo se le loro case e la loro città saranno ricostruite, se ripartirà l'economia, se il lavoro non sarà più una emergenza?

Gli aquilani non hanno bisogno ancora di containers e di analisi sperimentali della loro precarietà!

Basta tende e containers! Venga discussa e condivisa con i cittadini la ricostruzione sociale, a cominciare da spazi dignitosi.

L'Aquila, 7 gennaio 2011 Pina Lauria


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