Unità d'Italia: quando gli individui si faranno popolo?

16 Marzo 2011   22:01  

Il 17 marzo sono 150 anni di Unità d’Italia, un giorno di festa per il popolo italiano, ma la parola “popolo” rimanda ad un concetto di unitarietà di intenti e di cultura, che non aderisce perfettamente all’idea di “italiano”.

L’Italia, più che un popolo, è una moltitudine di persone, laddove con “persona” si illumina immediatamente la sfera concettuale dell’individualità.

Dunque l’Italia è un paese dove sovrana, a mio modestissimo avviso, regna una dimensione di individualità, che spesso, si fa individualismo che non tiene conto del bene comune.

Manca il concetto di unità culturale e storica, anche se di fatto, una storia culturale identitaria ed unitaria la si può ritrovare e di grande spessore. Siamo infatti tutti figli, fieri di esserlo, di eccellenze come Dante, Manzoni, Michelangelo, Raffaello, Puccini, di geni della scienza come Leonardo ed Enrico Fermi, del coraggio come Giordano Bruno, dell’entusiasmo, del coraggio e dell’intelligenza come Mazzini, Cavour e Garibaldi.

Queste personalità geniali, sono anche esse frutto di uno spiccato senso di individualismo mai, però, separato da un alto senso di impegno civico.

Siamo figli spesso divisi, dal livello culturale, dal livello di ricchezza e di opportunità. Ognuno per sé nell’avventura della vita in questo paese.

Ognuno per il proprio io, il proprio gruppo, la propria famiglia.

Un individualismo che, distolto dall’intenzione di ottenere il progresso della comunità, si fa deteriore, come quando per il proprio interesse si schiaccia l’altrui opportunità.
Una dote dell’Italia, che manca a paesi più razionalisti e strutturati, è la ben nota capacità di “arrangiarsi” di fronte alle difficoltà. Quando in altri paesi un meccanismo ben rodato si rompe, si va in in tilt, in Italia invece si riparte da un altro punto.

Quando questa capacità si unisce all’individualismo, nella sua forma deteriore, da dote diventa difetto.

L’Italia ha un alto livello di corruzione (quest’anno il nostro paese ha perso ulteriori posti nella classifica di Transparency International sulla percezione della corruzione nella pubblica amministrazione, siamo al 67/mo posto a livello mondiale, subito dopo il Ruanda e con il punteggio piu' basso mai registrato dal 1997).

Ingraziandomi il potente di turno ottengo i miei obiettivi, sprezzante della consapevolezza che il mio interesse, perseguito con l’inganno, nuoce sempre gli altri.

Di questo male l’Italia vive, soffre e se ne lamenta, pur perseverando.

C’è però un aspetto del carattere degli italiani che sorprende e lascia ben sperare e che nessuno può facilmente contestare, ovvero la loro capacità di farsi corpo unico di fronte alla sofferenza dei propri connazionali.

Da tutta Italia partirono volontari alla volta di Firenze alluvionata, da ogni dove arrivarono aiuti al Friuli terremotato, e da tutti gli angoli del Paese sono arrivati in aiuto di noi aquilani dopo il 6 aprile 2009. In questo istinto forte certo si sostanzia l’essere “fratelli d’Italia”.

Spesso, però, questo slancio non trova una base culturale sulla quale trasformarsi in attenzione alla “cosa pubblica”, alla salvaguardia del bene comune.

Questo afflato fraterno vive nel momento del bisogno, per spegnersi, troppo spesso, nella vita quotidiana.

Un paese, la nostra Italia, dove il livello culturale è ancora troppo basso, e laddove si è innalzato è avvenuto, in molti casi, con l’avvento della televisione, che prima ha unificato la lingua e il costume, poi li ha appiattiti.

L’Italia è uno splendido luogo in cui i suoi cittadini meriterebbero di crescere attraverso adeguate politiche che non mortifichino la cultura ma la esaltino come elemento fondante di un paese. Allora sì sarebbe festa.

Festa sia, comunque, purché questa festa diventi sprone, stimolo alla conoscenza, a trovare, ad esempio, risposte ad alcune domande. Cosa fu il 1861?

Cosa significa la nostra Costituzione?

Solo così, con la conoscenza e l’acquisizione di ciò che determinato l’Unità che si festeggia, ci si potrà sentire davvero “popolo”.

Se davvero facessimo come dice il nostro vituperato inno nazionale “stringiam’ci a coorte” allora sì, sarebbe Unità d’Italia.

Barbara Bologna

 

Lo speciale di abruzzo24ore.tv sui 150 anni dell'Unità d'Italia


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore